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 2024  gennaio 14 Domenica calendario

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Rinaldo Frignani per il Corriere
ROMA Ucciso a 14 anni con due colpi di pistola mentre assisteva a un regolamento di conti vicino casa fra il patrigno e due boss della zona. Alexandru Ivan, alunno della scuola media «Domenico Savio» alla borgata Finocchio, è l’ultima vittima del far west che si scatena di notte nell’estrema periferia est della Capitale. Il tratto di via Casilina dove il minorenne si è accasciato alle 3 di ieri è lo stesso dove a metà settembre un 13enne marocchino, Mohammed, è stato ucciso da un’auto-pirata guidata da uno spacciatore romeno sotto gli occhi del padre. Anche lui, come il 14enne, era appena uscito da una festa di famiglia. In quel caso per l’apertura della pizzeria dello zio, venerdì notte invece per il compleanno della madre e del cognato del patrigno di Alexandru.
Due nomadi romeni ma nati in Italia gli hanno sparato da un’auto in corsa nel parcheggio del capolinea della metro C, al confine fra il Comune di Roma e quello di Montecompatri. Il ragazzino – che si trovava appunto con il patrigno, Tiberiu Maciuca, e altre quattro persone, alcune delle quali armate di mazze da baseball – è stato colpito da due proiettili all’addome e a una gamba. È morto in pochi istanti per un’emorragia interna. I carabinieri della compagnia di Frascati hanno interrogato non solo le persone presenti nel parcheggio ma anche alcuni appartenenti ai clan malavitosi attivi nella zona. Gruppi che gestiscono lo spaccio di droga, il gioco d’azzardo nei numerosi bar aperti per tutta la notte fra Borghesiana e Rocca Cencia, e anche la prostituzione. A questo ambiente apparterrebbero i due trentenni, che sarebbero già stati identificati, ora ricercati: sarebbero gli stessi personaggi che alle 23.30 di venerdì hanno pestato, spalleggiati da una terza persona, proprio Maciuca nell’«Esse Café» di via Casilina, di fronte all’abitazione dove Alexandru viveva con lui, la madre e la sorellina. «Botte per uno sguardo di troppo», minimizza lo zio Ionut, con una versione che cozza però con la ricostruzione dei carabinieri. Nel locale c’erano anche il 14enne insieme con il nonno materno quando il patrigno è stato affrontato dai ras del quartiere.
Una rissa condita da un mix di alcol, rabbia, vecchi screzi, e non si esclude conti in sospeso nel mondo della droga. Il 40enne, che ha precedenti per furto, ha avuto la peggio, le telecamere del locale avrebbero ripreso tutto. «Eravamo andati al bar per comprare il vino da portare alla festa», avrebbe detto Maciuca, ma anche sulle sue parole c’è più di un punto interrogativo.
Tre ore e mezzo più tardi il secondo e tragico atto della vicenda: sempre il patrigno di Alexandru sarebbe stato contattato da uno degli aggressori. «Vediamoci alla stazione, dobbiamo parlare». Un ordine, non un invito. Maciuca però capisce l’antifona e si presenta con quattro amici, più il figliastro. Un azzardo, un comportamento incosciente. Al momento non ci sono prove di un coinvolgimento diretto del 14enne in affari decisamente più grandi di lui. Nel parcheggio non c’è nemmeno il tempo per un chiarimento: dall’auto dei due ricercati si spara all’impazzata con un revolver. Il ragazzino muore, i killer fuggono. Ma attorno a loro è terra bruciata.