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 2024  gennaio 13 Sabato calendario

Candace Bushnell, la donna che inventò Sex and the city

Molti conoscono «Sex and the City», pochi sanno che dietro al successo della serie cult degli anni 90 c’è Candace Bushnell, 65 anni, scrittrice, giornalista e autrice. È lei ad avere dato vita a Carrie Bradshaw, la sua alter ego (interpretata nella fiction andata in onda dal 1998 al 2004 da Sarah Jessica Parker), protagonista del telefilm insieme alle tre amiche del cuore: Miranda (Cynthia Nixon), Charlotte (Christine Davis) e Samantha (Kim Cattrall). Bushnell sarà per la prima volta in Italia col suo one-woman show, True Tales of Sex, Success and Sex and the City, il 21 febbraio agli Arcimboldi di Milano e il 23 al Teatro Rossetti di Trieste.
«Lo spettacolo è la vera storia delle origini di “Sex and the City” – esordisce Bushnell —. Racconterò come ho creato il libro da cui è stata tratta la serie tv, perché ho inventato Carrie Bradshaw e cosa mi è successo dopo. Risponderò anche alle curiosità dei fan: esisteva un vero Mr. Big? Ho davvero l’ossessione per le scarpe come Carrie? Farò poi un gioco con il pubblico, “Vero o non vero”, perché gran parte di ciò che è successo nella fiction è accaduto anche nella mia vita».
Amore, sesso, uomini, relazioni sentimentali: «Sex and the City» è stato un fenomeno culturale di grande impatto. Si può definirla una serie femminista?
«Il mio messaggio lo era: non devi seguire le regole che la società detta sulla vita delle donne, incluso il sesso. Puoi vivere in modo indipendente ma, soprattutto, pensare in modo indipendente. Il mio era un messaggio di autorealizzazione».
A 19 anni è arrivata a New York dal Connecticut con 20 dollari in tasca e la speranza di riuscire a scrivere per un Pulitzer. Nel 1996 ha pubblicato «Sex and the City», che ha rivoluzionato il modo in cui lettori e spettatori pensavano alle donne e al sesso.
«Ho sempre saputo che un giorno avrei fatto qualcosa di grande e di grande impatto. È stata questa convinzione che mi ha permesso di andare avanti nei primi difficili anni, quando potevo permettermi di comprare solo un po’ di zuppa da mangiare. Quando nel 1998 “Sex and the City” debuttò in tv, fu una rivoluzione vedere giovani donne single, senza figli, farsi strada nel mondo e avere col sesso un rapporto disinibito. Oggi non batteremmo ciglio, ma nel 1994, quando cominciai a scrivere la rubrica con questo titolo sul New York Observer, molti ritenevano che queste donne fossero sbagliate. Gli uomini si sentivano minacciati, c’era chi mi scriveva: “stai rovinando tutto!”, “ora la mia ragazza mi fa domande su questo e quello: adesso vuole delle cose».
Quale era il piano B se non avesse avuto successo?
«Non c’era un piano B, anche se ho pensato di diventare biologa o psicologa».
Qual è oggi il focus della sua vita?
Il messaggio
Con il mio libro, da cui
è stata tratta la fiction, volevo lanciare un messaggio femminista
«Il lavoro. Ho sempre voglia di fare qualcosa di creativo: scrivere un’opera teatrale, un libro o un programma tv, provare a esibirmi. Ho attraversato una fase in cui ero ossessionata dallo scrivere canzoni su GarageBand (un software di Apple per creare musica, ndr), anche se non ne avevo mai composta una. Puoi non aver mai fatto qualcosa, ma questo non ti impedisce di provarci».
Infatti ha esordito sul palco a 65 anni…
«In realtà ho debuttato a 62 in uno spettacolo off-Broadway, Is There Still Sex in the City?. Non avevo mai recitato come professionista, anche se, come dicevamo noi donne a New York: se vivi qui reciti ogni giorno. Gran parte della vita di New York ha a che fare con la performance».
Rimpianti?
«Mi rammarico solo di non aver avuto più fiducia, da giovane, nel mio lavoro. Vorrei aver corso più rischi quando avevo vent’anni. Avrei guadagnato più soldi, e soprattutto vorrei aver passato molto meno tempo a preoccuparmi della mia vita sentimentale!».
«Sex and the City» è stato anche un grande studio sull’amicizia femminile.
«Credo che l’importanza delle amiche nella vita sia per sempre. Sono le nostre anime gemelle, gli uomini servono per divertirsi. Fin da bambina ho avuto tante, tantissime amiche. È così ancora oggi».
Se avesse scritto «Sex and the City» oggi, cosa avrebbe dovuto considerare?
«I social media! Oggi Carrie sarebbe sicuramente una influencer di TikTok».