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 2024  gennaio 12 Venerdì calendario

“PER FAVORE NON SCOPRIAMO 36 ANNI DOPO CHI È VITTORIO SGARBI...” - CHIARA BERIA DI ARGENTINE SCRIVE A DAGOSPIA: “L’ARTICOLO CHE SCRISSI SU DI LUI PER ‘L’ESPRESSO’ NEL 1988 DIEDE INIZIO ALLA SUA FORTUNA MEDIATICO-POLITICA. TUTTO IL RESTO SONO GLI ANNI IN CUI SGARBI ARRIVÒ QUASI A PICCHIARE L'ALLORA MIO MARITO, E PER SERATE E SERATE A FARE GLI AUGURI DI MORTE DAL “COSTANZO SHOW” ALLA SOTTOSCRITTA (INSIEME A ZERI, BOSSAGLIA E ORA LEGGO ANCHE A DANIELA PASTI). ORA COME HA RIVELATO ‘REPORT’ SPUNTA UN'ALTRA UNA SIGNORA ANZIANA E UN DIPINTO SPARITO. COME NEL CASO DELLA CONTESSA PIA BRESSANIN DI ROVIGO CHE…”

Caro Dago, vorrei per una volta intervenire sul caso Vittorio Sgarbi. Ci conosciamo da tanto tempo e sai che non m'interessa più di tanto citare il mio lavoro tengo però a ricordare il lavoro di alcuni colleghi (quante volte scopri notizie prese dal tuo sito senza citarlo?).

Furono Franco Miracco sul “Manifesto” e “il Mattino di Padova” i primi a raccontare nella primavera del 1988 la strana storia di un quadro acquistato 9 anni prima a una anziana e sola contessa, Pia Bressanin della Rovere, che era stata convinta da un giovane funzionario della soprintendenza di Rovigo, Vittorio Sgarbi, e da Lucio Puttin, già direttore del museo civico di Treviso (morto suicida), a venderlo per pochi milioni (si disse 8) al dott.Lanfranchi perché doveva essere restaurato a caro prezzo e poi battuto all'asta da Finarte il 21 aprile 1988 per 700 milioni.

Il dipinto regolarmente notificato era il celebre "Cena in Emmaus" di Giovanni Agostino da Lodi. Una tremenda scenata a palazzo Pisani Moretta tra Gian Domenico Romanelli, direttore dei musei civici di Venezia, e il trentaseienne funzionario accusato di aver danneggiato lo Stato e fatto fare un bel affare a privati, spinse l'allora direttore dell'Espresso Giovanni Valentini a chiedermi di scrivere un ritratto di Vittorio Sgarbi, allora sconosciuto alle grandi folle ma già collaboratore di riviste e soprattutto molto amato per le sue indubbie doti&altro da alcune fascinose lady del Lombardo-Veneto o meglio dal Monviso fin alla Laguna. Più tardi valicherà anche gli Appennini.

L'articolo, intitolato "Ciacole d'Arte", uscì alle pagine 30, 31 e 32 Espresso data di copertina 26 giugno 1988. Si narrava, oltre al giallo del dipinto, chi era mai questo dott. Sgarbi e soprattutto la rottura dell'assai brillante giovane con il suo maestro, il professor Federico Zeri, dopo l'incidente dell'allarme antifurto al Courtald Institute.

Tra le altre notazioni la prof Rossana Bossaglia ironizzava: "Da chi si crede un enfant-prodige ci si aspetta che i prodigi li faccia veramente”. Nb: a dire il vero non ebbi elementi sulla sparizione dell'orologio di Longhi; quindi a differenza della brava collega Daniela Pasti non riportai quelle voci. Ma veniamo al punto.

Pochi mesi fa l'eclettica Elisabetta Sgarbi, che stava girando un film sui primi 70 anni del fratello, mi chiese, devo dire con buona autoironia, di raccontare la storia di quel primo ritratto dell'Espresso su Vittorio Sgarbi. Lui all'epoca dichiarò varie volte che l'avevo fatto piangere, e della cosa mi dolgo, ma in realtà grazie a Maurizio Costanzo (che letto l'Espresso l'invitò al suo show) avvenne il famoso prodigio. Era nata una stella!

Vittorio Sgarbi diede inizio così alla sua fortuna mediatico/politica. Tutto il resto sono gli anni in cui Sgarbi arrivò quasi a picchiare l'allora mio marito (sic), e per serate e serate gli auguri di morte dal Costanzo show (insieme a Zeri, Bossaglia e ora leggo anche la Pasti) alla sottoscritta. Ma è il 2024 e sono qui, caro Dago. Sgarbi, tra alti e bassi, col tempo si è persino addolcito. Ora come ha rivelato Report spunta un'altra una signora anziana e un dipinto sparito. Vedremo. Solo, per favore, non scopriamo 36 anni dopo chi è il sottosegretario Vittorio Sgarbi.