ItaliaOggi, 12 gennaio 2024
Periscopio
Putin dichiara guerra a Batman: «Nei film e nei cartoni animati voglio gli eroi della tradizione russa».Repubblica.
Via libera per le armi a Kiev. Conte dice «no», il Pd si divide. Corriere della Sera.
Nel giro di poche settimane Elly Schlein è riuscita nella non semplice impresa di far coincidere l’agenda del proprio partito con una nuova sofisticata strategia: la politica dello gné gné. (…) Così riassumibile: non importa quel che pensa il Pd, conta solo che il Pd sia percepito come diametralmente opposto al governo. Mercoledì, alla Camera, (…) i partiti di maggioranza, insieme con Italia viva, Azione e Più Europa, hanno votato una risoluzione che chiede di «continuare a sostenere le autorità governative dell’Ucraina attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari». Il Pd, che precedentemente aveva presentato una mozione per sostenere lo stesso concetto, ha scelto di [votare contro]. Però di non votare contro la risoluzione del M5s [che chiedeva] lo stop all’invio delle armi in Ucraina. Claudio Cerasa, il Foglio.
Cade l’ultimo tabù: il Pd vota l’astensione su un’indegna risoluzione dei Cinquestelle che chiede d’interrompere ogni sostegno all’Ucraina proprio nel momento in cui gli attacchi russi s’intensificano e Kiev ha un problema di munizioni gigantesco. Conte li vuole lasciare letteralmente disarmati e la dirigenza del Pd si avvita sulla linea dei 5 Stelle. Carlo Calenda (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera).
Non ci sono pressioni da parte dei nostri alleati per congelare il conflitto. Non ancora. Volodymyr Zelensky (Ansa).
Giuseppe Conte ha visto nelle centinaia di braccia tese d’Acca Larentia un’apologia di fascismo meritevole dell’intervento della magistratura. (…) Rimarchevole è la [sua] capacità di scovare i fasci qui, mentre gli sfugge allo sguardo il più colossale fascista in circolazione in Europa, Vladimir Putin, impegnato nella più fascistica delle operazioni: la presa con le armi della terra altrui. Ma con questo non voglio dire che Conte sia fascista. Non lo è e non è nemmeno antifascista. In omaggio alla sua etica dell’irresponsabilità, è di volta in volta quello che capita. Mattia Feltri 1, HuffPost.
Un’ondata di violenze senza precedenti, risultato dell’azione corale di bande criminali determinate a generare caos, ha travolto l’Ecuador costringendo il presidente Daniel Noboa a reagire con l’introduzione dello stato d’emergenza. Non esistono bilanci ufficiali ma polizia e amministrazioni locali hanno indicato che i morti sono 13. Si segnalano anche numerosi feriti e l’arresto d’almeno 70 persone. Ansa.
La situazione è degenerata dopo l’evasione di un boss del narcotraffico, Adolfo Macías, detto Fito, leader di una delle bande più potenti dell’Ecuador, Los Choneros. Corriere della Sera.
[A Bruxelles] ha sede dal 2022 l’Ong Eupac, acronimo di European Palestinian Council for Political Relations. Fondata da tre uomini d’origini palestinesi, nati nella diaspora tra Belgio, Giordania e Kuwait, il presidente è Ziad Fathi Kanan, fratello di Ahmed, animatore del board dell’associazione e responsabile belga della struttura. Ma i veri leader sono Majed Al-Zeer e Mazen Kahel, due figure di spicco del terrorismo internazionale, segnalati da Israele all’Interpol fin dal 2013 come affiliati ad Hamas. Entrambi hanno lodato pubblicamente il pogrom del 7 ottobre e lo hanno definito una reazione legittima da parte di Hamas. Massimiliano Coccia, Linkiesta.
È passata a fine di dicembre una legge sul «made in Italy» che è un vero capolavoro: fondi ingenti da distribuire tanto all’agricoltura che alle attività culturali (ognun vede la stretta parentela) purché, si capisce, riguardino le eccellenze italiane. Con tanto di albi a cui iscriversi per godere delle sovvenzioni (difatti, eravamo a corto, in questo Paese, di corporazioni), piani strategici triennali e controllo statale. C’è pure l’invenzione del liceo made in Italy. Una legge ispirata al protezionismo, impregnata di cultura statalista e corporativa [quando] un moderno conservatorismo dovrebbe puntare su concorrenza e libero mercato. Angelo Panebianco, Corriere della Sera.
Salvini interviene sul caso Ferragni e dichiara che a lui non piace «l’accanimento a prescindere su qualcuno che è in difficoltà». Se fosse un telefilm, qui partirebbero le risate registrate. Linkiesta.
... fu Palmiro Togliatti a battersi in Assemblea costituente perché la carta si limitasse a vietare la ricostituzione del Partito fascista (…) e non arrivasse a istituire reati d’opinione. (…) A differenza dei suoi discendenti che oggi chiedono il gabbio per le camicette nere di Acca Larentia, Togliatti (…) era armato di idee così solide e strutturate da non temere di confrontarle con idee contrapposte. La sinistra attuale contrappone solo una smania di manette, che non è un’idea solida né strutturata e non è nemmeno un’idea. Mattia Feltri 2, La Stampa.
Nel 1978 e nel 1979 Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante decidono di vedersi e di parlarsi nella massima segretezza. S’incontrano più volte a quattr’occhi in un ufficio della Camera nei fine settimana. Per anni non se ne saprà nulla. Non si è mai neppure saputo cosa esattamente si dissero. Si è capito soltanto che cercavano di trovare il modo d’impedire che i giovani di sinistra e di destra continuassero a spararsi per strada. (…) Un precedente che restituisce la realtà d’una politica antropologicamente diversa dall’attuale. Fabio Martini, HuffPost.
Ministro Francesco Lollobrigida: che chioma! «Ho fatto un rafforzamento». Bello, le dona. È andato in Turchia? «No. Non le rispondo». È una svolta tricologica in vista d’una candidatura alle Europee? Un ciuffo per Strasburgo? Simone Canettieri, il Foglio.
Senza che se lo sia proposto, il giornalismo dei nostri giorni, seguendo il mandato culturale imperante, fomenta, grazie a una sottile deformazione dei suoi obiettivi, una stampa light, leggera, amena, superficiale e divertente, la quale, se non ha sottomano informazioni altrettanto light e amene da riferire, le fabbrica. Mario Vargas Llosa, La civiltà dello spettacolo, Einaudi 2013.
La politica [come il giornalismo] è un’arte cui le virtù nuocciono più dei vizi. Roberto Gervaso