il Fatto Quotidiano, 12 gennaio 2024
La vita di Berlusconi in gocce
Tratto da Una battuta, presidente di Vittorio Amato Giovanni Lamberti
Era il 1973 e l’ungherese Ilona Staller non era ancora Cicciolina. E Silvio Berlusconi era un giovane e ambizioso costruttore, che però già aveva in testa il progetto delle sue tv commerciali. Lei faceva la modella a Milano e conobbe il rampante Silvio. Lui la invitò in vacanza su un’isola greca. “Mi portò con il suo jet privato. Ho un ricordo bellissimo. Potete anche non credermi, ma non ci fu sesso tra di noi, solo una simpatica amicizia. Era un giovane imprenditore, piuttosto magro. L’ho trovato molto affascinante, intelligente e anche bello”. Staller custodisce tuttora un souvenir di quella vacanza: “Conservo una sua mutanda, la tengo per ricordo”. “Simpatica amicizia”. Appunto.
Ai tempi di Palazzo Chigi, Berlusconi non sopportava la vista della statua di Marte (con Venere) evirato. “Fate qualcosa”, diceva ogni volta. Alla fine “pretese che fosse inserita una protesi per aggiungere il pene al monumento”. A parte le mille autorizzazioni burocratiche, il nuovo pene di Marte costò migliaia di euro pubblici.
S’intitola Una battuta, presidente ed è il racconto, talvolta strepitoso, di quasi un quarto di secolo passato in strada, dal 1996 al 2020. Per la precisione al civico 102 di via del Plebiscito, laddove B. aveva la sua dimora romana, Palazzo Grazioli. Gli autori sono Vittorio Amato dell’Adnkronos e Giovanni Lamberti dell’Agi, due storici pilastri del fondamentale giornalismo d’agenzia che segnalava ogni parola e ogni movimento dell’ex Cavaliere. Con uno stile asciutto ed efficace, da cronisti purosangue, Amato e Lamberti rivelano un’infinità di retroscena e aneddoti raccolti in 24 anni di appostamenti e inseguimenti.
Mario Viviani è uno zio di Elly Schlein. È il fratello della mamma della leader del Pd. Fa l’avvocato. Ed è stato lui a scrivere il contratto della controversa vendita di Villa San Martino, ad Arcore. La proprietaria era la marchesa Anna Maria Casati Stampa e il mediatore principale fu Cesare Previti. Viviani aveva già lavorato per B.: “Il giorno dell’acquisto della villa – spiega chi all’epoca seguì da vicino la vicenda – Berlusconi era molto nervoso, ci teneva molto all’acquisto e l’avvocato lo rassicurò in più occasioni”.
Silvio Berlusconi ha festeggiato dodici Capodanni con Bettino Craxi, grande protettore dell’allora imprenditore milanese: “Il leader del Psi non rideva mai: non gli piaceva tanto l’umorismo” del piacione Silvio. Poco prima dell’ultimo ricovero, B. incontrò Stefania Craxi, senatrice azzurra. Le disse, in riferimento ai processi del padre morto ad Hammamet: “Mi auguro che mia figlia Marina non debba fare quello che hai fatto tu per tuo padre”.
L’ossessione di Berlusconi, è noto, erano le donne. Amava ripetere: “Le donne hanno il cuore come un monolocale, gli uomini ce l’hanno come un bilocale. Ecco, il mio cuore è come un castello”.
Tuttavia, anche questo è noto, la donna più importante di B. è stata mamma Rosa. Nel luglio del 2004 si fece un trapianto di capelli e girava con la bandana per la sua reggia sarda, Villa La Certosa. Quando però si trovò di fronte la madre, lei lo stroncò: “Non capisco perché lo fai. Tu sei bello così, al naturale”.
Il tycoon australiano Rupert Murdoch è stato uno dei tanti ospiti illustri di Villa La Certosa. Nel 2006 B. aveva pensato di cedergli le sue tv. E per questo lo invitò in Sardegna. Alla fine di una serata, Berlusconi per fare colpo andò alla cassaforte, la aprì e prese una collana di diamanti. “Ho un piccolo regalo per la sua signora”. La collana però era di Veronica Lario, seconda consorte berlusconiana. Lei protestò e per ripicca “afferrò altri gioielli nel caveau e li lanciò nel laghetto di casa”. B. e alcuni collaboratori trascorsero ore a recuperare i gioielli.
B. non era affatto astemio, come spesso è stato scritto. “Gli piaceva sorseggiare, per lo più in compagnia, del buon rosso, ancor meglio del lambrusco freddo (il suo preferito era quello dei fratelli Ceci, produttori emiliani)”. All’amico Putin, nell’ottobre di due anni fa, ha spedito proprio venti bottiglie di lambrusco.
Tra pugni e lanci di telefonini, B. ha talvolta sfogato la sua rabbia contro muri e pavimenti. Accadde nel 2001, quando seppe dell’uccisione di Carlo Giuliani, al G8 di Genova. “Il Cavaliere tira un pugno al muro, si fa male alle nocche”. Oppure quando Veronica nel 2007 scrisse a Repubblica dopo il celebre “se non fossi già sposato, la sposerei” rivolto a Mara Carfagna. B. era in Polonia e appena fu informato “serrò le mascelle e gettò il cellulare a terra”.
Poco prima del “Che fai, mi cacci?” di Gianfranco Fini a B., i due leader del Pdl pranzarono insieme a Montecitorio. L’allora presidente della Camera non intendeva arretrare: “Il Cavaliere perse le staffe, si alzò gridando, impugnò un piatto e lo sbatté sulla tavola imbandita. Il rumore del piatto in mille pezzi fu sentito anche dai commessi parlamentari fuori dalla stanza”.
Berlusconi era un ritardatario cronico. Quand’era presidente del Consiglio, il cerimoniale di Palazzo Chigi aveva l’ordine di far fare un “giro largo” con varie deviazioni agli ospiti stranieri. E fu così che l’auto con a bordo il premier polacco fece ben tre giri attorno al Colosseo.
Era il 2008 e B. incontrò Benedetto XVI. Faceva caldo. Il cerone in viso iniziò a colare, sporcandogli camicia e giacca.