la Repubblica, 10 gennaio 2024
Intervista a Corrado Guzzanti
Solo quando appare alla finestra un manichino con la testa di maiale, l’ineffabile sindaco Paolo Pasquali dice: «C’è un piccolissimo calo di consenso». Per fare cassa controlla la lista degli oggetti del Comune, poi pensa di vendere lo “scoglio delle formiche”. Sceglie il catering per Orietta Berti: ostriche, ma ha dubbi sul finger food, che ignora cosa sia. Corrado Guzzanti è irresistibile nella serie dei Delitti del BarLume 11 di Roan Johnson, dal 12 gennaio su Sky Cinema e Now. Nei tre episodi il giallo è una scusa per fare la commedia con Filippo Timi, Stefano Fresi, Lucia Mascino, Enrica Guidi, Alessandro Benvenuti, Atos Davini, Massimo Paganelli, Marcello Marziali che è morto a dicembre: a lui, indimenticabile nel ruolo di Gino, il “bimbo” giocatore di carte, è dedicata questa stagione (guest star Orietta Berti, Marco Messeri, Francesco Motta e Sandro Veronesi).
Grande talento – lo rivedremo a marzo su Sky in Call my agent – Guzzanti, 58 anni, protagonista della migliore satira in Rai (Avanzi, Tunnel, L’ottavo nano, Parla con me), continua a scrivere serie, film, spera di debuttare a teatro a fine anno e racconta divertito che per lui, «Pasquali è un marziano».
Accento veneto, non un fulmine di guerra, ma furbo: chi è Pasquali?
«Per me resta un mistero, non si capisce perché si sia trasferito a Pineta e si sia ritrovato col gruppo. Le ha passate tutte, ha lavorato con la polizia, è diventato sindaco, è una specie di Forrest Gump».
Politicamente dove lo colloca?
«È molto contemporaneo perché è un opportunista, se lo sgrulli per le caviglie non viene fuori neanche un mezzo ideale. Va dove tira l’aria, è molto simile ai politici di oggi. Se ha un ideale è Tassone (Michele Di Mauro), lo adora, l’ha aiutato a diventare ministro. È il suo mentore».
Ha l’aria di divertirsi nella serie: cosa le piace del BarLume?
«Per me è puro divertimento, lavoro con un gruppo di attori, ormai amici, che è una famiglietta. Il bello di questo personaggio è che ha mille vite, una specie di jolly nel mazzo divertente da interpretare: un purissimo pirla. Non si sa nulla del suo passato, nomina a volte la ex moglie. Non può tornare a casa perché lo aspettano degli scagnozzi».
È stato grande protagonista della satira, da Prodi a Rutelli a Bertinotti: le manca?
«Bei tempi. Sì, un po’ mi manca. Nel senso che un po’ ho nostalgia, e un po’ so che ci sono cose che stanno bene lì dove stanno. È una stagione molto particolare. Io sono stato fortunato perché la mia è stata lunga, bella, molto creativa, adesso non tornerei a fare quello, non ha più senso. È talmente cambiato tutto».
Oggi su chi vorrebbe esercitarsi?
«Volendo sono tutti parodiabili, anche troppo. Avverto un senso di futilità, anche quando vedo i miei colleghi, bravissimi. Ma è come se si fosse sgangherato qualcosa nel profondo, se si fosse perso il carattere eversivo, che c’era quando abbiamo cominciato. Siamo partiti con il gruppo di Serena Dandini che crollava il Muro di Berlino, abbiamo attraversato il passaggio tra prima e seconda Repubblica».
E oggi?
«Oggi i partiti sono comitati d’affari, giustissimo continuare a fare satira, ma l’idea di commentare quello che ha twittato Salvini mi fa tristezza, non mi ispira. Spero di tornare a teatro... Anche se non ho più il fisico per la vita da autogrill».
Cos’è?
«Ha presente dopo il teatro c’è la cena con l’assessore con i gamberetti o la rustichella all’autogrill? Oggi sono più da brodino vegetale».
Ha fatto parte della gloriosa Rai 3 sparita. Che effetto le fa?
«Tristezza. Vedo molto poco la Rai in generale, La7 di Andrea Salerno segue il filone della Terza rete, fa cose belle, interessanti. La Rai non potrà più avere una stagione come quella».
Si è sempre definito timido, ipercritico: negli anni è cambiato?
«La mia ipercriticità riguarda solo il mio lavoro, è un vizio cercare di perfezionare tutto, anche quando è troppo tardi. Facevo Rokko Smitherson e continuavo a aggiungere battute mentre lo interpretavo, un po’ come chi vorrebbe ritoccare il compito – spostare il punto e virgola, l’avverbio, l’aggettivo – dopo averlo consegnato».
Com’è cambiata la comicità con il politicamente corretto?
«È cambiata in peggio. Non so se il politicamente corretto abbia le ore, i giorni o gli anni contati, ma me l’auguro. Ha visto Ricky Gervais o Louis C.K.? Uno humour che a noi appartiene meno, anche gigantesche volgarità. Ma il principio per cui devi censurare qualunque cosa possa offendere una minoranza non può funzionare, non si può pretendere. Il principio deve essere che se ti offendi è un problema tuo».
Però alcune cose sono offensive.
«Tutti sappiamo cosa realmente non si può fare e non si può dire, perché scandalizza noi per primi. Ma il politicamente corretto oggi rende il lavoro difficile a tutti, e prima o poi si ammorbidirà. Non posso pensare a un futuro in cui devi stare attento alle virgole perché il circolo dei virgolisti si potrebbe offendere».
Ha fatto “Fascisti su Marte”, che adesso si potrebbe intitolare “Fascisti tra noi”: l’impressione generale vedendo certe immagini?
«Brutta. Quando è uscito il film, un po’ ingenuamente, pensavo che certe parole fossero, salvo che per piccolissime minoranze, superate. E quindi si potessero satiricamente archiviare. Invece sono ancora evocative. È un’ideologia molto facile per menti semplici; per chi è pieno di frustrazione e rabbia continuano a esistere nella loro completa astoricità. Non possono produrre niente, ma siccome oggi non ce ne sono altre disponibili, si aggrappano a quelle. Nessun politico pensa da qui a cinque anni, nessuno ha un progetto per il Paese».
Ha detto: «Per Berlusconi la democrazia viaggia su un sistema binario. Sopra c’è lui col suo impero e sotto ci siamo noi che dobbiamo essere regolati dalla democrazia». Di Giorgia Meloni cosa pensa?
«Meloni, come la vediamo adesso, è molto sola a casa sua. Malgrado siano diversi anni che esiste Fratelli d’Italia, non è stata in grado di costruire una classe dirigente che le somigli. Tiene insieme i pezzi. Una volta il politico sceglieva quelli bravi facendoli diventare fedeli, oggi sceglie i fedeli che spera diventino bravi, persone che consolidino solo il suo potere».