la Repubblica, 10 gennaio 2024
La vera forza di Trump
Per quel poco (ma non pochissimo) che valgono i sondaggi, gli elettori repubblicani che giustificano l’assalto a Capitol Hill sono il 30 per cento. Tanti: ma meno di un terzo del totale.
Il vero problema, sulla base dei numeri, è rappresentato dagli altri due terzi dell’elettorato repubblicano, quelli che non hanno condiviso l’assalto al Parlamento, ma voteranno ugualmente Trump nonostante sia stato lui il motore conclamato di quell’atto eversivo.
A fare veramente paura non è il pazzoide con l’elmo cornuto. Sono i miti benpensanti conservatori per i quali Trump è il male minore rispetto a quello che considerano il male assoluto: l’eventualità che vincano “gli altri”.
Micidiali, in questo senso, le parole di Anne Applebaum, giornalista e saggista (ha vinto il premio Pulitzer, nel 2004, con un libro sui campi di concentramento sovietici), studiosa del totalitarismo.
Definisce i repubblicani non trumpiani che voteranno Trump «collaborazionisti», e dice di loro: «Non sono del tutto d’accordo col demonio cui si affidano, ma odiano troppo l’altra parte per essere ragionevoli. Considerano Biden un marxista per certe sue concessioni che non tollerano, nonostante sia un classico centrista. Sono accecati da un odio che gli fa giustificare, appunto, il loro collaborazionismo».
Non è una novità. I dittatori e i capipopolo contano, per prendere il potere, su manipoli di esaltati. Ma la loro vera arma vincente è l’acquiescenza della “gente per bene” che senza urlare, senza partecipare a moti di piazza, senza impugnare armi, premia la prepotenza pur di continuare a farsi i fatti propri senza scocciature. Peggio dei fascisti ci sono quelli che appoggiano il fascismo senza sporcarsi le mani.