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 2024  gennaio 08 Lunedì calendario

Vannacci spacca la Lega

Avvertono caritatevoli. «Lascia stare, perdi tempo. Il generale ha fatto troppo casino. Gli hanno detto di non parlare più con i giornalisti».
Rovistare richiede regole. Sviscerare sollecita schemi. La prima mossa è obbligata: qualcuno ha il cellulare di Vannacci? (una fonte, riservata e solerte, spedisce un WhatsApp con il recapito di un colonnello in pensione, un certo Filomeni o Filomena, che sembra gli faccia da portavoce: ma passare per i portavoce, veri o presunti, è sempre una perdita di tempo).
Puzza di bruciato. Verità sommerse. Voci. Certezze.
Al ministero della Difesa si sono scocciati di questo comandante che continua a fare il capopopolo nonostante sia stato sottoposto a procedimento disciplinare. Nella Lega, invece, sul suo nome, la spaccatura è ormai profonda (ci arriviamo tra poco, continuate a leggere).
Nell’attesa del numero di telefono giusto, appunti di cronaca battente.
Verona, tre giorni fa.
L’accogliente Verona. Però la presentazione del famoso libro scritto dal generale Roberto Vannacci, Il mondo al contrario – un pamphlet pieno di robaccia che ondeggia tra razzismo, negazionismo e omofobia («Cari omosessuali, normali non siete: fatevene una ragione!») – prevista per giovedì prossimo, è saltata. Inviti già spediti, prenotata una sala dell’hotel San Marco. Solo che il proprietario dell’albergo non legge il libro, ma l’elenco di quelli che si sono dati appuntamento per protestare, e si spaventa: Potere al Popolo, Rifondazione Comunista (che, evidentemente, ancora esiste), Paratodos, Circolo Pink, più antifascisti comuni.
Non è la prima volta che accade. Anzi, diciamola meglio: accade sempre. Ovunque arrivi il generale. Sit-in, il 13 dicembre scorso, a San Donato Milanese; stessa scena il giorno dopo, a Torino, davanti al centro studi San Carlo; il 20 dicembre, a Piacenza, mentre lui è dentro il Teatro President, tafferugli tra manifestanti e un gruppo di camerati in adunata per festeggiare, distribuendo cinghiate, il loro militare preferito. Proteste anche a Piombino, Monza, Pescara, Udine.
Lui, però, imperterrito. E molto soddisfatto, su ogni palco, parla. E straparla. Di «patriarcato»: «Macché patriarcato! La verità è che cresciamo degli smidollati. Se un ragazzo non studia, a lavorare!». Quando Giulia Cecchettin viene uccisa a coltellate: «No, non mi piace chiamarlo “femminicidio”...». Poi, tutto serio, racconta: «... Fu nel 1975, a Parigi, che cominciai a venire a contatto, quotidianamente, con persone di colore. Ricordo nitidamente quanto suscitassero la mia curiosità, tanto che, nel metrò, fingevo di perdere l’equilibrio per poggiare accidentalmente la mano sopra la loro e capire, appunto, se la loro pelle fosse al tatto più o meno rugosa della nostra».
Nelle sale: la gente in piedi, tra applausi scroscianti e grida di evviva. Richieste di selfie, e implorazioni: «Forza, generale, scenda in politica!».

Nella sede della Lega, il vicesegretario Andrea Crippa, che gode della totale fiducia di Salvini: «Se Vannacci dovesse decidere di candidarsi, le nostre porte sono spalancate». Notare bene: spalancate. E aggiunge: «E non parlo solo di lui, ma anche di Gianni Alemanno. E non lo dico, intendiamoci, per una questione di preferenze, ma per le idee e i valori che ci accomunano» (compresi, si suppone, anche i simboli: è noto, per dire, che Alemanno porti al collo una catenina con la croce celtica).
Vannacci, euforico, ringrazia. Raccontano – indiscrezione non confermata – che incontri almeno tre volte Salvini in privato. La trasmissione Report, su Rai3, riferisce addirittura di un accordo tra i due (quando il giornalista gli chiede conferma, il generale risponde sorpreso: «E lei come fa a sapere questa cosa?»). Retroscena diffusi: Salvini, terrorizzato di finire sotto il 9% alle Europee, pensa che «Vannacci sia l’uomo giusto» da candidare in Italia centrale (dove, intanto, è già in azione un formidabile uomo delle preferenze come Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, un personaggio che sembra venuto via da uno di quei meravigliosi romanzi di Antonio Pennacchi, vite ruvide e Agro Pontino, Latina, dov’è nato 52 anni fa – i nonni emigrarono dal Veneto durante il Ventennio – e dove avrebbe voluto eliminare la dedica di un parco pubblico a Falcone e Borsellino, per ripristinare la vecchia: ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce – all’epoca, due anni fa, governo Draghi, fu per questo costretto a dimettersi dall’incarico di sottosegretario all’Economia).
Ma, appunto, si diceva: su Vannacci la Lega è spaccata. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, è stato netto: non gli piace, il generale. Identico concetto espresso anche dal ministro Giancarlo Giorgetti e dai governatori Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, preoccupati di perdere il voto moderato nelle loro regioni.
Il generale, intanto, è stato strigliato dal ministro della Difesa Guido Crosetto («Farnetica»), trasferito a Roma con l’incarico di capo di stato maggiore del comando delle forze operative terrestri e, contemporaneamente, sottoposto a procedimento disciplinare (rischia dalla sospensione alla rimozione dal grado). Ha fatto sapere che un eventuale suo partito, «Europa sovrana e indipendente», nascerà – eventualmente – dopo le Europee. Quindi è inutile tornare sull’argomento (un’anima pia ha nel frattempo fornito il suo numero di cellulare).
Generale, si candiderà per la Lega?
«Faccio il militare, per ora. Poi, se cambierò idea, sarò io a darne notizie».
Insisto. La Lega, sul suo nome, s’è addirittura spaccata.
«Ripeto: per ora non c’è niente di concreto».
Non Salvini, che è un suo fan, ma alcuni suoi colonnelli, sono perplessi sulla sua candidatura: perché lei viene, regolarmente, contestato.
«Guardi: la verità è che vengo, regolarmente, invitato. E per 40 persone che mi contestano, ce ne sono ogni volta 400 che mi applaudono. Perché c’è un’ampia fetta di società italiana che vuole sentire le cose che dico, e che si identifica con i miei discorsi».
L’ultima uscita pubblica del generale risale allo scorso Capodanno, un tuffo nel mare di Viareggio e una foto che dalla spiaggia rotola sul web, dove i suoi parà della gloriosa Folgore, gente con muscoli e disciplina, restano di botto senza fiato, osservano perplessi e pensano che Santo cielo, comandante, ma cos’è quella vestaglietta così fru fru?