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 2024  gennaio 07 Domenica calendario

Così due testimoni smentiscono Pozzolo


Ci sono due testimoni che forniscono una ricostruzione precisa e concordante su quanto accaduto la notte di Capodanno nel casolare di Rosazza, in provincia di Biella, alla festa organizzata dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Entrambi smentiscono la versione fornita pubblicamente e al suo partito da Emanuele Pozzolo, il deputato di Fratelli d’Italia proprietario della pistola North american arms calibro 22 da cui è partito il colpo che ha ferito a una gamba Luca Campana, 31 anni. Entrambi giurano: «È stato lui a sparare». Agli atti dell’inchiesta avviata dalla Procura di Biella c’è una relazione che dà conto di quanto verificato dai carabinieri attraverso i rilievi effettuati nel casolare – che è la sede della Pro loco – ma soprattutto l’incrocio dei verbali di chi era presente e di chi era proprio accanto a Pozzolo quando è stato fatto fuoco. La loro identità viene al momento tenuta riservata ma è già stato escluso che possano essersi messi d’accordo anche perché hanno ruoli diversi e sono stati comunque ascoltati poco dopo il fatto. Pozzolo è indagato per lesioni colpose aggravate, accensioni pericolose, omessa custodia di armi, ed è stato sospeso dal partito. Ma è fin troppo chiaro che le due testimonianze potrebbero appesantire sia la sua posizione processuale, sia il giudizio dei probiviri fino a determinarne l’espulsione visto che finora ha provato a scaricare la responsabilità su altri. Ecco dunque, dopo sette giorni di indagini e controlli, che cosa risulta accertato.
Famiglie con bambini
Sono Delmastro e sua sorella Francesca – che di Rosazza è il sindaco – a organizzare la festa. Oltre ai loro familiari ci sono gli agenti della scorta del sottosegretario con le famiglie, un altro amico con la moglie, diversi bambini. In tutto circa 35 persone. Gli invitati si sono divisi i compiti sulle cose da portare, non è chiaro se sia stato pagato un affitto per avere a disposizione il casolare. Mangiano, bevono, i più piccoli fanno la spola tra la sala dove si cena e un’altra stanza dove possono giocare. Dopo il brindisi di mezzanotte si decide di rimanere ancora un po’. E proprio in quei minuti arriva Pozzolo. Qualcuno dice che avesse chiesto a Delmastro di partecipare anche alla cena ma che gli sia stato risposto che era già tutto organizzato tra quei nuclei. Lui comunque decide di presentarsi dopo la mezzanotte per brindare con il sottosegretario che è sempre stato il suo referente nel partito. Arriva da solo, alcuni presenti diranno ai carabinieri di aver notato «che era un po’ su di giri, piuttosto brillo». Poco dopo l’una ci si comincia a preparare per andare via. La prima a lasciare la festa è la sindaca, altri mettono in ordine per portare via le cose. Delmastro va verso la macchina, a circa 200 metri, per caricare alcune borse.
Il colpo di pistola
Pozzolo rimane nella sala, alcuni invitati gli sono accanto. Parte il colpo di pistola. Si guardano tutti attoniti, spaventati. È Campana – che si trova poco distante – ad avere la peggio. Sente un dolore alla gamba. «Pensavo fosse un proiettile finto, sono andato nell’altra stanza per controllare e ho visto il buco. A quel punto mi sono spaventato e ho pensato al peggio», racconterà dopo. Intanto nella sala è rientrato Delmastro. Il giovane viene adagiato sul tavolo, la suocera cerca di tamponare la ferita ma la situazione appare grave e si decide di chiamare l’ambulanza. Poi arrivano i carabinieri. Come in ogni indagine i primi momenti sono decisivi per ricostruire l’accaduto. È chiaro sin da subito che la pistola è di Pozzolo, lui lo conferma. Nega invece di aver sparato. Quando gli chiedono di sottoporsi allo stub prende tempo, rifiuta anche di farsi esaminare i vestiti. «Non posso tornare a casa nudo», afferma. Si tratta di un parlamentare, c’è una procedura da rispettare per gli atti che riguardano le perquisizioni personali e lui evidentemente la sfrutta. «Se mi date modo di cambiarmi poi posso farvi avere i vestiti», dice. Ed effettivamente si ripresenta in caserma soltanto alle 7 dell’1 gennaio per sottoporsi allo stub e far esaminare gli indumenti. La perizia viene affidata al Ris di Parma, tra i quesiti c’è anche l’attendibilità degli esami effettuati a distanza di oltre sei ore dallo sparo. Si accerta che ha un regolare porto d’armi e possiede sei tra pistole e fucili.
La versione di Pozzolo
Mentre sono in corso gli accertamenti, vengono informati i vertici del partito. Delmastro avvisa il responsabile di FdI Giovanni Donzelli, il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Tocca a loro spiegare a Giorgia Meloni che cosa è accaduto. Soprattutto riportare la versione fornita da Pozzolo. E su questo il parlamentare – già noto alle cronache per le proprie posizioni no vax, per l’elogio di Benito Mussolini «che era uno statista, non un criminale, uno dei migliori che l’Europa abbia avuto», per il meme in occasione della festa delle donne «Auguri a tutte le femmine – Smile to survive» (sorridi per sopravvivere, ndr), con la foto di un’auto uscita di strada e la scritta «8 Marzo Fiesta delle donne» e per aver spiegato a Barack Obama dopo una strage in Oregon del 2015 che «nessuna pistola spara da sola» – è granitico. Lo dice e lo ribadisce più volte: «Non sono stato io a sparare. È la verità. Sono dispiaciuto per quello che è successo, ho fatto una leggerezza e ne pagherò le conseguenze, ma la verità è una sola ed è che non ho sparato io». Si sparge la voce che possa aver accusato Campana di aver preso lui l’arma e di essersi ferito ma è il suo avvocato Andrea Corsaro, sindaco di Vercelli per Forza Italia, a smentirlo con una nota ufficiale: «In nessun modo l’onorevole Pozzolo ha indicato la persona offesa come colui che ha preso l’arma». Prima della conferenza stampa di Meloni, che ufficializzerà la sospensione e il deferimento ai probiviri, il deputato viene avvisato che il suo destino è segnato. Lui per l’ennesima volta dice: «Non ho sparato».
Le versioni
Non sa Pozzolo che agli atti dell’indagine ci sono verbali che lo smentiscono in maniera netta. Sono tre le persone che raccontano di averlo visto tirare fuori la pistola e mostrarla. Il primo spiega di essere uscito dalla sala poco prima dello sparo. Gli altri due erano invece lì vicino, hanno assistito alla scena e non hanno avuto esitazioni nel descriverla. «Quando è partito il colpo l’arma era in mano a Pozzolo, è stato lui a sparare». Nessuno afferma che sia stato un gesto volontario, anzi. Tutti parlano di un incidente, di uno sparo involontario. Ma non hanno esitazione nell’indicare l’autore del gesto. Così come del resto non l’ha avuta Campana che dopo averci riflettuto tre giorni «perché io sono un operaio e lui un onorevole», ha deciso di presentare formale denuncia contro Pozzolo specificando che era stato proprio lui a ferirlo. Agli atti ci sono già le conferme a queste sue affermazioni. E adesso toccherà a Pozzolo chiarire ai pm e al partito perché lo abbia negato.