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 2024  gennaio 07 Domenica calendario

Meloni crede alla jella

“Guagliò, la jella è cosmica”
(Giovanni Leo ne, presidente della Repubblica)
Professor Marino Niola, lei è l’autore di un enciclopedico dizionario della superstizione. Ha notato che la premier Giorgia Meloni continua ad affrontare la realtà procedendo con l’ampia esibizione di gesti apotropaici.
L’enorme dibattito intorno al complotto, se vero o falso, andrebbe ricondotto alla sua primordiale causa: la premier lo evoca per allontanare la jella. Crea uno scudo preventivo, un modo appunto per combattere cose che non riesce a prevedere.
L’opposizione chiede di indicare chi è a complottare.
Errore da matita blu. La politica, insieme allo spettacolo, è un’arte in cui la furbizia, la dissimulazione, il tranello, la scaltrezza sono i caratteri fondanti dell’attività. Perciò Meloni dice che non è ricattabile nonostante non esista chi la ricatti. È una preordinata considerazione, una avveduta operazione di superstizione. Non è che voglia fare paragoni che non sarebbero congrui ma Benito Mussolini fu il primo.
Il primo a fare le corna?
Doppie corna in orizzontale contro il corpo di uno jettatore inglese, Anthony Eden, che, salutandolo, scivolò nel mentre il duce scacciava con le corna il maleficio.
Noi di sinistra siamo figli dell’Illuminismo.
Noi di sinistra però poi ci siamo convinti che la superstizione è un utile armamento contro l’arroganza della ragione. Non può essere tutto bianco o nero, c’è in mezzo questo enorme grigio, questa terra incolta. C’è l’imponderabile. Ricordo che Antonio Bassolino chiese al prefetto di Napoli di fargli iniziare a fare il sindaco della città anticipando a un pacifico giovedì 16 la consegna delle chiavi del municipio.
Così però riduciamo al corno rosso una grande questione politica. L’opposizione avanza richieste ultimative alla presidente del Consiglio: chi complotta contro di lei, quali organi dello Stato, o peggio di Stati stranieri, o autorità indipendenti, eccetera. Una cosa molto alta e noi la riduciamo a brodaglia.
Considererei un errore tecnico e anche politico non valorizzare il tema della jella. E senza voler mancare di rispetto alla premier sono assolutamente certo che porti con sé un amuleto.
L’amuleto?
Per realizzare il massimo effetto difensivo l’amuleto che si indossa, e ogni porzione del proprio corpo ha titolo per esserne custode, non dev’essere rivelato.
Nemmeno ai parenti stretti?
A nessuno. Ricordo l’ammonimento del grande Eduardo: “Credere alla superstizione è una sciocchezza, ma non crederci porta sfiga”.
La storia politica è fatta di portattori di jella, di veri e propri jettatori.
L’accusa di Francesco Cossiga a Romano Prodi, quando quest’ultimo era presidente della Commissione Europea, di portare jella e la considerazione che il capo dello Stato tributava alla sfortuna: “In Italia è più dannoso dare dello jettatore o menagramo che ladro o pedofilo”.
Berlusconi non andava mai ai funerali.
Ecco! Non si scherza con la superstizione.
Il presidente Giovanni Leone toccava sempre ferro pronunciando questa frase: “Se un indiano domattina s’alza col lapis a quadrigliè(a quadretti, ndr), la sua maledizione può arrivare fino al Quirinale”.
Intuiva e faceva scudo contro l’effetto maligno del malocchio.
Perdoni, c’è una considerazione appena più di dettaglio, non centrale, però si dice che, a proposito di malocchio, il sottosegretario alla Giustizia Delmastro viva attualmente una condizione di particolare contrizione, dopo gli spari del pistolero Pozzolo a Capodanno.
Temo che questa cattiva fama sia un po’ figlia del suo lunghissimo e mesto doppio cognome: Delmastro Delle Vedove. Fossi in lui correrei a farmi togliere il malocchio.
Professore!
Ripeto, è una questione ampiamente dibattuta. Ricordo che nei confronti di Matteo Renzi sui social per molti giorni fu trend tropic il #portasfiga.
E vogliamo dire dell’altro Matteo, Salvini? Col Milan, la sua squadra del cuore, è sempre stato un enorme, infernale combattimento jettatorio.
Toccare ferro non è solo una clausola di stile è anche, in un certo senso, regina di verità.