Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  gennaio 06 Sabato calendario

Tutti in tuta

“Prendi una tuta, trattala bene, lascia che s’asciughi al sole. Anche perché qui stiamo parlando di una tendenza della moda che, secondo Business of Fashion (la Bibbia dei “modofili”) dominerà il 2024. E la tuta in questione potrebbe costare come un monolocale a Pergine Valdarno. L’abbigliamento sportivo si conferma vezzo da veri ricchi. Non tutto, attenzione: le tute logate e appariscenti, per esempio, “figlie di nessuna” collaborazione speciale tra brand tecnici e marchi del prêt a porter, quelle vanno bene per i “poco ricchi” cantati da Zalone, per i calciatori che vanno a fare colazione all’Osteria del Corso a Milano e per i trapper. I big spender, leggasi “ricconi”, indosseranno invece Stella McCartney per Adidas, Victoria Beckham per Reebook, ma anche leggings Lululemon, t-shirt Sporty & Rich (nomen omen) e tanta Patagonia. Capi tecnici, comodi, chic. E se è vero che ormai da anni il look sportivo e casual è uscito dalle palestre per andare a pranzo, in ufficio, in vacanza, ora diventa rigorosamente no logo e realizzato con materiali di livello. Vestiremo in tuta tutto il giorno senza passare per “scappati di casa”? Sì, anche perché i marchi del fast fashion s’adeguano in fretta e le alternative a prezzi accessibili di quello che Business of Fashion definisce “Quiet Outdoors” non mancano. Certo, “low cost” vuol dire addio ai materiali pregiati ma viva (comunque) la comodità. E c’è anche un risvolto di carattere più psicologico (già). Come ha scritto di recente su Vogue Ana Morales, siamo a un passo dal rivalutare l’uniforme (Meloni, non si emozioni, è un’altra storia): scegliere ogni mattina un abito può assorbire impercettibilmente molta energia – scrive la giornalista – e nel mio caso cercare di convincermi che potevo sperimentare con i vestiti (e allo stesso tempo sentirmi a mio agio) stava in un certo modo minando il mio benessere mentale. Ecco perché da tempo mi sono data all’acquisto di capi base: sono una di quelle persone che acquista lo stesso capo in più colori e indossa pochi outfit per semplificare ulteriormente le cose. Con questi basic so che mi sentirò bene senza avere mal di testa ogni mattina quando devo scegliere cosa mettermi”. Insomma, una tuta è per sempre e diminuisce pure lo stress (di chi ha vasti armadi… Intelligenti pauca). Così la moderna Audrey Hepburn andrà a fare colazione da Tiffany in abiti tecnici e con un paio di Hoka ai piedi? Dite che non è elegante? Dipende da chi sarà la nuova Audrey: al momento, all’orizzonte tante Kardashian e poche Hepburn.