la Repubblica, 5 gennaio 2024
Sedotti e abbandonati dall’influencer artificiale
Ese l’intelligenza artificiale fosse soltanto uno stargate,uno strappo nello spazio tempo attraverso il quale possiamo vedere quello che saremmo, che potremmo diventare, che siamo già stati… altri noi, identici, in una galassia lontana lontana. Se fosse soltanto uno specchio, proprio come quello della strega di Biancaneve. “Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”. Senz’altro lei, Emily Pellegrini, l’influencer virtuale della quale si sono già innamorati in parecchi. Come potrebbe essere altrimenti visto che nello specchio vediamo la proiezione del nostro desiderio? Dunque da qualche parte nello spazio e nel tempo ci sarebbe davvero una Emily che ci attende, pronta a rispondere alle nostre brame, da stringere tra le braccia e annusare, in carne e ossa.
La donna che abbiamo sempre sognato e che per una serie di fortunati accidenti e incroci di stelle, a un certo punto si troverà lì, vicino a noi, seduta su una panchina ai giardinetti. In fondonon sarebbe tanto diverso da quello che accade con la maggior parte dei nostri sogni sui quali sospiriamo anche se, o soprattutto perché, non saremo mai capaci di avverarli, incapaci come siamo di immaginare altre vite. Parlo per noi, gente che si innamora degli attori e degli sportivi, noi che guardiamo ai vip con devozione e soggezione.
Non ci sarebbe niente da stupirsi se noi ci fossimo innamorati di Emily, come ci siamo innamorati del cuoco diThe Bear o di Gillian Anderson inSex Education. Il grado di realtà è lo stesso, le possibilità di contatto quasi nulle, i gradi di separazione infiniti. Ma di Emily oltre a noi si sono invaghiti, pare, anche icalciatori, gli sportivi, i ricchissimi, gente che avrebbe potuto alzare il telefono e chiamarla, sapendo di avere ottime probabilità che lei rispondesse e salisse sulla limousine che le avrebbero inviato per recuperarla e consegnarla direttamente nel proprio salotto.
Come ci sono cascati, loro così esperti di mondo rispetto a noi, così assuefatti alla bellezza e alla sensualità? Se io fossi un calciatore ricco e famoso la prima cosa che chiederei alla vita sarebbe un dispositivo per non fare figuracce in rete, un radar che mi tenga lontano da truffe e corbellerie varie. Perché se fossi un calciatore ricco e famoso per noia o disgusto finirei proprio lì,a testa in giù nel disastro di internet, dove fai un gesto e quello viene proiettato sulle insegne luminose di Times Square, a caratteri cubitali, incancellabile.
Ma probabilmente quel dispositivo esiste nella forma di un decalogo appeso al muro della camera da letto, un amico sempre all’erta, una guardia del corpo disposta a strapparti il telefonino di mano.
Ma io non sono un calciatore ricco e famoso e quindi penso, come un perdente qualsiasi, che la cosa giusta sia difendersi dalle corbellerie, non fare figuracce, non mettere a repentaglio la propria faccia. Mentre probabilmente nella testa di chi ha tutto la cosa nuova egiusta è proprio rischiare, fregarsene del buon gusto e dell’intelligenza. Far indossare alla propria moglie un completino intimo grottesco e fotografarla mentre sembra drogata di morfina e poi mettere le foto in rete.
Spingersi più a fondo di chiunque altro, andare a vedere cosa c’è lì dove nessuno ha il coraggio di guardare.
E nel caso di internet quell’impossibile è il punto in cui reale e virtuale diventano indistinguibili, cioè Emily. Emily non è una influencer, ma il nostro passaggio verso l’altra stringa, l’altra galassia, il passato e il futuro.
È la nostra macchina del tempo, o meglio la macchina del tempo di chi non ha più niente da desiderare, niente che possa essere comprato col denaro.
Quando hai il frigorifero pieno di champagne e tartufi, quando hai più auto di Batman, quando puoi avere qualsiasi donna reale soltanto schiacciando le dita, qual è l’unica cosa che brami ancora? Il tempo.