la Repubblica, 4 gennaio 2024
Le pratiche purificatrici della nuova sinistra
Verrà il giorno che chiunque abbia avuto un ruolo di responsabilità intellettuale guarderà indietro e dirà a se stesso: come ho potuto non indignarmi, non firmare appelli, non incatenarmi sotto la statua di Giordano Bruno, insomma non combattere una vera battaglia quando l’editore americano di Roald Dahl, con lo sciagurato consenso degli eredi, ha cancellato dalle sue fiabe l’espressione “dita adunche” perché offendeva le persone molto magre?
Questo pensiero, che ho già formulato a tempo debito proprio qui, mi è tornato in mente leggendo la vigorosa intervista di Antonio Monda al regista e drammaturgo americano David Mamet, che a proposito dell’applicazione ottusa del politicamente corretto parla schiettamente di censura e di maccartismo.
L’esempio di cui sopra (è vietato scrivere “dita adunche”) è ovviamente ai margini del fanatismo demente. Eppure è fortemente sconsigliabile considerarlo eccezionale, perché non è un’eccezione, è l’applicazione di una regola castrante e politicamente catastrofica soprattutto per chi la impugna.
Un rimedio molto peggiore del male, perché non c’è dubbio che le parole possano fare male e debbano essere adoperate con intelligenza e sensibilità; ma sterilizzare le parole e metterle sottovuoto (comprese quelle scritte nel passato) le uccide tutte quante e tutte insieme, e nessuna Polizia Morale è autorizzata a decidere quali e quante siano le espressioni “vietate”.
Persone di sinistra mi hanno insegnato, ieri, che la contraddizione, la contaminazione, la ribellione alla regola, l’impurità sono il sale della vita, possibile che persone di sinistra, oggi, soprattutto in America, impongano pratiche purificatrici, e il conseguente catechismo?