il Fatto Quotidiano, 2 gennaio 2024
Il “Mr. Wolf” della politica italiana
Un “socio di fatto” e “artefice della strategia della Inver (la società di consulenza di Tommaso Verdini, ndr), in grado di far valere il suo peso politico sui referenti pubblici di Anas e di attivarsi per garantire a questi ultimi, con reciproca soddisfazione, utilità in termini di adeguati riposizionamenti o nuove collocazioni lavorative in concomitanza con lo spoil system attuato con il cambio del governo”. A leggere così come lo descrivono i magistrati capitolini sembra di vederlo all’opera Denis Verdini, ex senatore di Ala, il “Mr. Wolf” della politica italiana. I pm lo hanno indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta su un presunto giro di gare Anas pilotate e che ha portato il figlio Tommaso e altri quattro ai domiciliari. L’eterno Denis Verdini dunque, secondo i pm, non stava fermo neanche mentre scontava i domiciliari per bancarotta. “Interviene sugli imprenditori affinché mantengano fede agli impegni presi e si informa con il figlio Tommaso e con Fabio Pileri (socio di minoranza nella Inver Srl, ndr) sulle interlocuzioni con gli imprenditori in merito agli importi da corrispondere alla Inver”, è scritto nella richiesta di misura cautelare (che non riguarda l’ex senatore). C’è una conversazione ad esempio in cui Denis si “informa sugli accordi intercorsi con Angelo Ciccotto (imprenditore, “cliente della Inver”, ndr): “Sanno tutti i metodi, cifre e tutto il resto?” chiede, “ottenendo rassicurazioni dal figlio circa le cifre e la percentuale su cui le somme erano state calcolate”.
L’ex senatore arriva a Roma anche all’indomani delle perquisizioni dell’estate 2022 subite da Tommaso e “detta la linea difensiva a Pileri”, scrivono i pm. Pileri infatti è “fortemente preoccupato del contenuto del decreto di perquisizione” e chiede a Denis “consigli su come giustificare con gli inquirenti gli incontri con i pubblici ufficiali: ‘Perché andavo a parlare con loro… che titolo c’avevo?’”, chiede Pileri. E Denis “gli suggerisce di fare riferimento alla consulenza: ‘Il titolo è dato dalla consulenza che fai’”.
Nella capitale l’ex senatore incontrava dirigenti e imprenditori. Quando lo ha ricostruito la Finanza in un’informativa. Il 26 ottobre 2021 ad esempio in una saletta “riservata al piano sotterraneo” del Pastation (il ristorante del figlio) cena con l’ex ad di Anas Massimo Simonini, con l’imprenditore Vito Bonsignore, col figlio e con Fabio Pileri. Torna in quel ristorante il 30 novembre del 2021 con Pileri, l’imprenditore Veneziano e alla fine si unisce anche Federico Freni, sottosegretario al Mef, che arriva alle “ore 20.30”. Freni non è indagato ma per i pm è il “referente politico del gruppo Pileri/Verdini”. Circostanza smentita dal sottosegretario che ha ribadito di non aver favorito la nomina di alcuno. I pm potrebbero decidere di interrogare Freni nelle prossime settimane quando potrebbero chiedergli conto anche di un altro incontro, stavolta a casa dei Verdini. È il 17 maggio 2022 quando gli investigatori vedono entrare nel portone del palazzo nel centro di Roma Chicchiani, poi alle 16.10 arriva Freni che esce 40 minuti dopo. Prima del sottosegretario vengono visti uscire Chicchiani e Pileri.
Al centro dell’indagine dunque ci sono le consulenze della Inver. È scritto nella richiesta di misura: “Tommaso Verdini e Pileri discutono del carattere fittizio delle consulenze e su come precostituirsi pezze documentali di appoggio (contratti di sponsorizzazione) che possano giustificare le somme ricevute dagli imprenditori privati (…)”. È marzo 2022 quando Tommaso Verdini e Pileri “spiegano a una neo assunta dalla Inver, il modo di operare della società: l’attività della società è di natura ‘contrattualistica’ nonché ‘stragiudiziale su termini amministrativi’, con la consulenza di un avvocato penalista toscano per ‘evitare di cadere in alcune sciocchezze… il famoso traffico di influenze’: ‘Siccome noi abbiamo a che fare… con la politica e con le aziende bisogna stare attenti a come si muove (…)’”. In un’altra conversazione, del 13 aprile 2022, Pileri parla con l’imprenditore Veneziano e con un consulente amministrativo. Scrivono i pm: “Dopo avere fatto riferimento alla prassi di oliare il sistema pubblico con tangenti, Veneziano fa cenno alla difficoltà di reperire denaro contante (…) e di temere ispezioni della Finanza”. Il consulente suggerisce di “ricorrere a fatturazioni per consulenza”, ma “Veneziano è consapevole che si tratti di una ‘tangente’ e sembra scettico sulla possibilità di nasconderle”. Così Pileri ha un’idea: “Ricorrere a contratti di sponsorizzazioni sportive”, “ma – continuano i pm – anche in questo caso gli interlocutori sono consapevoli che si tratti di ‘fittizia, fatturazione falsa… penale’”.