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 2024  gennaio 02 Martedì calendario

Magalli parla dei 70 anni della Rai

Giancarlo Magalli, oggi la Rai compie 70 anni.
Andavamo a vedere Lascia o Raddoppia al piano di sotto, dal giudice D’Agostino.
Finché l’apparecchio entrò in casa sua.
Avevo attaccato gli orecchioni a mia madre. Per consolarla, papà comprò il televisore. Le prime immagini che ne uscirono furono del Giro d’Italia. Non ce ne fregava niente del ciclismo. Ma lo Stelvio, in diretta, era sconvolgente.
Una scatola magica.
Cenavamo presto, mettevamo le sedie in fila, pareva il cinema. La cameriera si sedeva in ritardo, tutta in ghingheri. ‘Non voglio che Bongiorno mi veda in disordine’. Il venerdì c’era il teatro. Nonno appassionato di Govi.
Calava il sipario: “Due colpi di gong segneranno l’inizio del secondo atto”.
Il gong non era registrato. Lo capii lavorando in radio. L’annunciatrice lo suonava prima di ogni pubblicità.
Quale annunciatrice le scatenava tempeste ormonali?
Mariolina Cannuli. L’unica donna che invitai all’addio al celibato. Brillante, intelligente, disinibita.
Il lunedì davano un film.
Esente da parolacce. La Rai aveva un decalogo su tutto. I vocaboli da evitare non erano cazzo o culo, ma piedi o sudore.
Cosa?
Si riteneva provocassero disgusto. Andavano sostituiti con ‘estremità’ e ‘traspirazione’. Io, figlio di buona donna, dicevo in onda: ‘ho perso il bus e sono venuto con le estremità, tutto traspirato’.
Il senso nazionale del pudore.
Le gambe delle Kessler le indovinavi sotto calzamaglie nere. Vianello e Tognazzi furono licenziati per aver preso in giro Gronchi, caduto all’Opera. Senza neppure nominarlo. Dopo un capitombolo di Ugo, Raimondo gli diceva: chi ti credi di essere?
Il presentatore ideale?
Mario Riva. Un re del varietà con l’esperienza del teatro leggero. La vedova Diana Dei e il figlio Antonello vollero che conducessi una serata alla sua memoria al Sistina. Mi donarono un Microfono d’Oro appartenuto a Mario. Mi è più caro di tutti i miei Telegatti.
I quiz della stagione d’oro.
Non esistevano i format. Si compravano dall’America e si adattavano. Il Musichiere era Name that TuneRischiatutto Jeopardy. E i varietà li scrivevano autori teatrali. Terzoli, Vaime, Jurgens, Verde, Garinei e Giovannini. Falqui. Si portavano due cartelline al direttore.
Altri tempi.
Ho lavorato in Rai per 60 anni. Il maestro Manzi insegnava agli analfabeti, metà degli italiani.
E l’era di Bernabei?
Diceva con sincerità: qui mi ha messo Fanfani. Di cui pregava non si parlasse male. Chiedeva solo i testi del telegiornale, lasciando piena libertà a un grande direttore dello spettacolo, Giovanni Salvi. Il quale aveva al fianco Bruno Voglino, che scoprì Fazio e Chiambretti.
Le affidarono la scrittura di un programma su giovani comici.
Non Stop, regista Enzo Trapani. Ero stato il primo animatore di villaggi, reclutavo talenti che costassero poco. I Gatti di Vicolo Miracoli, Banfi, Pippo Franco. I Giancattivi. A San Giorgio a Cremano vidi Troisi e la Smorfia. Verdone l’avevo conosciuto a scuola.
Tra i gli allievi del villaggio pure Fiorello.
Il più bravo, con la leggerezza di un Arbore. Potrebbe campare con gli spot, si alza alle quattro per andare al Foro Italico. Perché si diverte.
Debutto alla conduzione?
Nell’80 con Boncompagni. Illusione. Silvan, Gegia, Bracardi. Andò bene. Pensai: è fatta. Non mi chiamarono più.
Era un gran tappabuchi…
Sostituii Montesano a Fantastico, Bonolis a I Cervelloni, la Bonaccorti in Pronto chi gioca. La Rai puntò su di me: erano andati tutti a Mediaset. Corrado, Baudo. La Carrà.
L’amicizia con Raffaella.
Le affittai casa sopra quella di Gianni. La Rai, che a mezzogiorno mandava in onda il monoscopio, chiese a me e Boncompagni di inventare una cosa che competesse con Il Pranzo è servito di Corrado. Scegliemmo come conduttore Morandi: si tirò indietro in extremis. Ipotizzammo la Carrà, una soubrette. Non era certo che se la potesse cavare. Invece Raffa fu impeccabile, il pubblico ne adorava l’umiltà.
Vent’anni di Fatti Vostri.
Oggi ho una rubrica settimanale, ma vado pure dalla Merlino a Mediaset. Non ho un’esclusiva. Dopo un anno di malattia, non ho trovato proposte per me. Va bene così.
Eppure Telemeloni…
Sono amico di Giorgia, però ho avuto la stima di tanti leader. Scalfaro e Napolitano erano fan, Cossiga simpatizzava per le mie origini sarde. Sono stato compagno di classe di Draghi.
Un sesto festival per Amadeus?
Perché no? È il migliore.
A lei, nei ‘90, sfilarono di mano Sanremo.
Rai e Comune mi volevano, i discografici no: ero spiritoso, avrei distrutto i cantanti.
La Rai è mamma?
Una moglie. Si incazza se non la capisci, ma se ci stai una vita insieme le vuoi bene.