Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  gennaio 02 Martedì calendario

«Io, prima annunciatrice tra Eco e Mike Bongiorno» Maria Teresa Ruta, zia omonima della conduttrice: «Vorrei andare a Sanremo»

«Mi rivolgo ad Amadeus: se invitasse a Sanremo me e mia zia, sarebbe una bella occasione. Noi siamo disponibili!». Maria Teresa Ruta sorride mentre suggerisce al conduttore del Festival di ospitare sul palco la sua omonima zia, che oggi ha 91 anni e ha fatto la storia della Rai. Annunciatrice da Torino, è stata uno dei primi volti della televisione italiana. E, a dirla tutta, a Sanremo sarebbe di casa. Di edizioni ne ha condotte ben due: la prima nel 1955, insieme a Armando Pizzo, quando per la prima volta la diretta televisiva permise a milioni di italiani di entrare all’Ariston. «Non si direbbe di no ad un invito del genere – dice Maria Teresa Ruta, proprio lei, storica annunciatrice Rai —. Se non altro, uno va dal parrucchiere».
Carisma, ironia e precisione hanno scandito il successo della sua carriera e ancora oggi definiscono i tratti della sua personalità. Racconta i primi anni in Rai con grande affetto: «Avevo vent’anni e lessi un comunicato sul giornale. La Rai cercava volti giovani e io mi presentai come cantante. Ero un soprano. Il provino andò bene, fui assunta. Poi mi proposero di diventare annunciatrice, in un momento in cui non si sapeva ancora bene cosa fosse la televisione. Della prima trasmissione, ricordo tutto: dal lumino rosso della telecamera che si accendeva al cameraman che era con me. Ho iniziato con i programmi serali. La paura di sbagliare c’era, non lo nego». Al suo fianco, però, aveva delle guide eccezionali. Professionisti che suggerivano a Ruta come muoversi e come pronunciare le parole, anche quelle straniere.
Tra di loro, c’era anche un giovane cronista destinato a diventare un grande nome del panorama culturale italiano. «Umberto Eco. Mi assisteva durante gli annunci, una persona deliziosa. Simpatico. Mi aiutava con le parole tedesche, che erano il mio punto debole». Poi la chiamata al Festival di Sanremo, nell’anno del trionfo di Claudio Villa e Tullio Pane con Buongiorno Tristezza. Maria Teresa Ruta arrivò sul palco insieme a Pizzo con un abito plissettato, manica cortissima e scarpe basse: «I tacchi mi piacevano moltissimo, ma Villa mi chiese di non indossarli. Altrimenti sarei stata più alta di lui e non sarebbe stato molto elegante. Così rinunciai ai tacchi e fu comunque un’esperienza meravigliosa».
Secondo anno a Sanremo, 1956: lo condusse insieme a Fausto Tommei. Ormai la tensione di parlare in pubblico era svanita: «Sentivo gli occhi puntati su di me, ma ero abituata. Non c’era più solo il puntino rosso della telecamera, ma tanti occhi che mi fissavano. L’atmosfera, di fondo, era la stessa». Di attori, cantanti, presentatori ne ha conosciuti parecchi. Ma se c’è un nome che l’ha arricchita più di altri, quello è Mike Bongiorno: «Lo considero il mio maestro. Lo incontrai a Milano, nel periodo in cui sostituivo Fulvia Colombo, che diede il via alle trasmissioni Rai il 3 gennaio del ’54. Veniva dagli Stati Uniti, dove la televisione c’era già da un po’. Sapeva tutto. Un consiglio? Mai strafare. E poi la professionalità: bisogna essere severi con sé stessi, senza esagerare ovviamente. Mi ha insegnato la disciplina. Elemento che, insieme all’eleganza, caratterizzava la televisione di allora».