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 2024  gennaio 02 Martedì calendario

Le annate magiche dei libri


Nel 2023 il confronto inevitabile era con il 1963, anno miracoloso di capolavori italiani che gloriosamente resistono al tempo. Il 2024 non ha ricorrenze così plateali: il 1964 è l’anno in cui Jean-Paul Sartre rifiutò il Nobel. È l’anno della Camera azzurra di Georges Simenon, che avrebbe meritato il Nobel almeno quanto Sartre. È l’anno di Herzog, opera suprema del maestro di tutti, Saul Bellow. In Italia è l’anno della Battaglia soda di Luciano Bianciardi, uno dei suoi romanzi «risorgimentali». È l’anno di Dietro la porta, il quarto libro del «romanzo di Ferrara» di Giorgio Bassani. È l’anno delle Due città di Mario Soldati, mai abbastanza celebrato, del Male oscuro di Giuseppe Berto e dei Tre racconti di Tommaso Landolfi. Libri che resistono tranquillamente a sessant’anni dall’uscita. Per Pasolini, è l’anno delle Poesie in forma di rosa. Il 1974 porta il litigio tra Garzanti ed Einaudi per contendersi Corporale di Paolo Volponi, facilità di lettura antitetica rispetto a La storia di Elsa Morante, che uscì in giugno, sempre per Einaudi con la scritta in copertina: «Uno scandalo che dura da diecimila anni». Lo scandalo era, a detta della stessa Morante, un’«ovvietà»: «ogni società umana si rivela un campo straziato, dove una squadra esercita la violenza e una folla la subisce... La vita, nella sua realtà, sta tutta e soltanto dall’altra parte: con le vittime dello scandalo». Forse era un’ovvietà allora: oggi viene chiamato buonismo. Il successo del libro, immediato (e strenuamente voluto dalla Morante), segnò la divaricazione massima tra il gusto del pubblico e quello di molti critici (di «kolossal» tipo Via col vento parlò Asor Rosa). Ne nacque un dibattito politico-culturale che per un anno coinvolse storici, psicologi, politici, scrittori e che nel 2024 sarebbe impensabile. Il 1974 è anche l’anno di Todo modo, il giallo politico di Leonardo Sciascia che decretò l’irresolubilità degli intrighi umani. È anche l’anno in cui Guido Morselli fu pubblicato per la prima volta: il suo romanzo distopico, Roma senza Papa, uscì da Adelphi quando lo scrittore bolognese era già morto suicida, disperato anche per i numerosi rifiuti editoriali che aveva subìto in vita. Ci sarebbero gli altri decennali. Fermiamoci al 1984. Con due titoli soltanto: L’amante di Marguerite Duras e L’anno della morte di Ricardo Reis di José Saramago. Resistono, resistono.