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 2024  gennaio 02 Martedì calendario

Lady Amarone spodestata: le cantine ai nipoti


La Lady di ferro dell’Amarone, Marilisa Allegrini, ha perso il trono. Saranno i quattro nipoti a dividersi tesoro e corona, con 150 ettari nella Valpolicella classica. Non solo una saga familiare, ma anche una terra che si trasforma: dal boom dell’Amarone alla ricerca di energie per crescere. Con spaccature nelle famiglie.
L a Lady di ferro dell’Amarone, Marilisa Allegrini, ha perso il trono. Ora sono i suoi quattro nipoti a dividersi il tesoro della corona. Il gruppo Allegrini, con i suoi 150 ettari nella Valpolicella classica, si priva della sua leader. Non è solo una saga familiare, è un passaggio di mano che racconta la transizione della Valpolicella: dal boom dell’Amarone alla ricerca di nuove energie per riprendere a crescere. Con spaccature anche dolorose nelle famiglie.
Per capire il ribaltone, si deve partire da Giovanni Allegrini, vignaiolo intraprendente. Negli anni ‘60 intuisce che il futuro della Valpolicella è nel rosso potente che nasce dalle uve lasciate ad appassire per mesi al vento del Garda. I figli lo sostituiscono al timone negli anni Ottanta: Walter (morto poi nel 2003), Franco (scomparso nel 2022) e Marilisa, che mette da parte la laurea in Fisioterapia. Il primo possedeva il 14% dell’azienda, il secondo il 43%, come la sorella. Tutto fila liscio per 6 generazioni e l’azienda supera i 30 milioni di euro di fatturato. Marilisa, con il suo sorriso instancabile e gli abiti eleganti e colorati, diventa la figura simbolo della cantina: dal suo primo viaggio a New York nell’83, circumnaviga più volte il mondo per vendere i vini.
Ogni personalità che passi da Verona, sia premier (come Renzi) o artista (come Sting), viene ospitato a Villa della Torre, dimora cinquecentesca a Fumane, acquistata nel 2008. Marilisa accelera: fa diventare l’Amarone il vino d’onore all’Hermitage di San Pietroburgo. E si espande a Montalcino (cantina San Polo) e a Bolgheri (Poggio al Tesoro). Fino a superare nel 2020, l’anno in cui il presidente Sergio Mattarella la nomina cavaliere del lavoro, i 4,5 milioni e mezzo di bottiglie l’anno. La rivista Wine Spectator le dedica la prima copertina riservata a una vignaiola italiana. Un ruolo da protagonista – con una dedizione tutta nordestina al lavoro e una soave capacità di tessere relazioni nel mondo maschile-centrico del vino – che forse è il motivo della frattura tra la sesta e la settima generazione della famiglia.
Il comunicato ufficiale parla di «riassetto societario», un pacifico accordo. Lo stuolo di avvocati e commercialisti che ha controllato fino all’ultima sillaba del contratto e del comunicato stampa finale, fa sospettare che nell’ultimo capitolo dell’Allegrini story ci siano state tensioni tra i due rami. Da una parte i cugini Francesco, 36 anni, Giovanni, 31, Matteo, 29, (figli di Franco) e Silvia, 48, (figlia di Walter) che con il loro 57% delle quote, hanno messo in minoranza la zia, spingendola a vendere il suo 43%. Dall’altra Marilisa e le figlie Caterina e Carlotta, a cui restano le cantine di Montalcino, di Bolgheri, e Villa della Torre (in cui continuerà a produrre un suo Amarone). Il nome e la storia dell’azienda Allegrini (con i marchi Corte Giara, Oasi Mantellina e Tenuta Merigo), diventano così il trofeo dei più giovani.
Nessuna caduta di stile tra zia e nipoti, solo parole sobrie. Ma per Marilisa è il momento dell’ amarezza. «Questa è l’azienda in cui ho lavorato per 40 anni – racconta – la casa in cui ho trascorso la mia infanzia. Provo una grande tristezza, ma non c’era alternativa. Ora tocca ai nipoti dimostrare di essere all’altezza. Il Covid ci ha insegnato che si vive una volta sola, andremo avanti per la nostra strada».
Francesco spiega i motivi che lo hanno portato, con i cugini, a sottrarre il ruolo di socio amministratore alla zia. «C’era una visione diversa del futuro dell’azienda. A noi interessano sviluppo e innovazione della casa madre, mentre gli sforzi sembravano diretti all’esterno, nelle altre aziende. La squadra produttiva resterà uguale, dai manager all’amministrazione, e i progetti continueranno, dagli investimenti nel mondo dell’arte a quelli per le borse di studio legate alla ricerca vitivinicola». Proprio non si poteva trovare un accordo per restare uniti? «Abbiamo provato – assicura Francesco Allegrini – non è stato possibile, eravamo in una fase di immobilismo». Il simbolo del nuovo capitolo con i nipoti sul trono sarà la futura cantina a Fumane, servirà all’intera filiera Allegrini e Corte Giara: un investimento di 51 milioni di euro. Lady Amarone sognava di inaugurarla, ma saranno i suoi quattro nipoti a tagliare il nastro.