La Stampa, 2 gennaio 2024
Agenda Meloni
Avrà tanti temi arretrati su cui rispondere Giorgia Meloni quando dopodomani siederà di fronte ai giornalisti per la classica conferenza stampa di fine anno, slittata due volte per malanni. I temi si sono accumulati, e si sommano ai tanti dossier e problemi da affrontare dopo le vacanze. A partire dall’ennesimo caso giudiziario che investe il governo.La solita storia di nomine, appalti e (presunte) mazzette. Con Denis Verdini, ex parlamentare con la passione di gestire il potere e le cricche, di nuovo al centro della scena, nonostante gli arresti domiciliari. Questa volta in qualità di papà – di Tommaso, imprenditore con entrature all’Anas, finito anche lui come il babbo ai domiciliari – e di suocero eccellente di Matteo Salvini, fidanzato di Francesca Verdini, e ministro dei Trasporti, cioè il dicastero che controlla l’Anas e che dunque ha sfiorato gli interessi del cognato. Meloni sta studiando la risposta da dare su una vicenda che tocca il governo anche su un piano diverso. Perché, senza essere indagato, nelle carte è più volte citato Federico Freni, sottosegretario leghista all’Economia, di strettissima fiducia del leader Salvini.Più in generale, le precisazioni da offrire sulla giustizia non sono poche. La legge-bavaglio che vieta la pubblicazione dei dettagli delle ordinanze è l’altro capitolo sui rapporti politica-magistratura-giornalisti da chiarire. E che cosa succederà della riforma della separazione delle carriere, che Forza Italia spinge a realizzare al più presto?Difficile che Meloni assecondi le richieste delle opposizioni – Pd e M5S – che pretendono che Salvini chiarisca in aula. Probabile che assuma una posa più garantista. La più congeniale al momento, come confermano dentro il partito. In una guerra all’ultimo voto di tutti contro tutti, Salvini è lo sfidante numero uno di Meloni in vista delle urne di giugno per l’Europarlamento. Ma è anche la sua principale spina. Come ha dimostrato la vicenda del Mes. C’è ancora da rispondere sul fondo salva-Stati, per spiegare come e perché dopo le aperture degli ultimi mesi, anche la premier abbia deciso, lo scorso 21 dicembre di respingere la ratifica del nuovo trattato che regolamenta il Mes, allineandosi alle volontà della Lega.Stesso schema per un altro duello. Sui balneari. Entro metà gennaio va data una risposta all’Europa sulla liberalizzazione delle spiagge, prima che il governo sprofondi dentro una procedura d’infrazione già aperta. La protezione degli attuali titolari delle concessioni è uno dei grandi totem di Meloni (come il Mes). Salvini spinge per un ulteriore rinvio, che alleggerisca la campagna elettorale da un’altra potenziale contraddizione, ponendo Meloni di fronte a un bivio: provocare uno strappo con l’Ue o tentare la strada del compromesso. Lo strumento c’è già: la mappatura delle spiagge sulla base della quale, secondo la destra, si potrà contestare il criterio della scarsità delle risorse, alla base della direttiva Bolkestein. Bisognerà vedere se i tecnici della Commissione lasceranno passare questa contro-proposta.Dopodomani Meloni lancerà l’anno della presidenza italiana del G7. Il summit dei leader si terrà a giugno, pochi giorni dopo il voto in Puglia. Significa che gli ultimi mesi di preparativi coincideranno con la campagna elettorale. Per Meloni è la prima da condurre in bilico tra il vecchio sovranismo, impossibile da accantonare fino in fondo, e il nuovo volto conservatore che un anno di viaggi e vertici internazionali hanno modellato sugli istinti più populisti (rispuntati sul palco di Atreju, la festa nazionale di FdI).Ieri, sul G7, Meloni ha ricevuto anche le congratulazioni di Volodymyr Zelensky. Un ringraziamento ma anche un chiaro messaggio del presidente ucraino, «ansioso di continuare la proficua cooperazione tra Ucraina e G7 nell’affrontare le sfide globali comune». Sfide che hanno un volto su tutti, che il leader di Kiev non nomina: Vladimir Putin.Il 2024 è l’anno delle elezioni – scontate – in Russia, del rinnovo delle istituzioni europee e della grande sfida per la Casa Bianca. Il futuro elettorale della Ue e quello dell’America impongono a Meloni altre scelte. Da presidente del Conservatori europei dovrà decidere se partecipare all’alleanza che guiderà la Commissione, con i nemici socialisti. Mentre da trumpiana, ammiratrice dell’ideologo dell’alt-right americana Steve Bannon, dovrà misurarsi con lo scontro tra Donald Trump e l’amico americano Joe Biden, presidente democratico con cui ha stretto un buon legame.Ci sono un paio di punti, poi, in questa agenda per il 2024, che Meloni vuole aggiustare al più presto. Entrambi utili per le urne. La riforma del premierato di cui sogna l’ok in prima lettura in Parlamento, abbastanza in anticipo sul voto in modo da poterla usare in salotti tv e comizi. E poi: l’immigrazione. È il grande irrisolto della destra italiana al governo. Meloni ha ammesso di aver fallito gli obiettivi. Sta provando a riparare, sperimentando gli accordi extra-Ue con gli hotspot per migranti in Albania. Ma sa che non basta.Nel discorso di fine anno del presidente Sergio Mattarella c’è stato un passaggio che per Meloni è suonato come un ammonimento. Quando ha parlato dei migranti «che lasciano la loro terra per cercare un futuro», e ha citato Cutro, la pietà di chi ha accolto i naufraghi, i vivi e i morti. Quella Cutro che resta la ferita che brucia di più. —