Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  gennaio 02 Martedì calendario

Un anno di Ronaldo in Arabia Saudita

Dicono che un anno fa, sotto l’albero, il suo unico pensiero fosse il Mondiale. Messi lo aveva appena vinto, lui era certo che l’occasione di fare lo stesso non l’avrebbe avuta più. Poi, quella chiamata: «Vuoi aiutarci a vincere il Mondiale per club del 2025?». Così Cristiano Ronaldo il 30 dicembre 2022 ha scelto l’Arabia Saudita. Diventando il profeta di un movimento che in estate ha monopolizzato le cronache del calciomercato in una gigantesca operazione di sportswashing.
«Sono un pioniere»: per capire quanto Ronaldo abbia ragione, bisogna capire da dove sia partita, questa rivoluzione. Quando sull’onda della vittoria dell’Arabia ai Mondiali contro l’Argentina i regnanti sauditi iniziarono a pensare di acquistarlo per farne il veicolo di una crescita del calcio di Riad, il club in cui immaginavano di vederlo era l’Al Hilal. Perché in Arabia Saudita è la squadra del potere politico, una sorta di Real Madrid arabo, la più vincente, la più importante della capitale. Poi però si accorsero che c’era un problema: l’Al Hilal non avrebbe potuto ingaggiare Cristiano perché la Fifa aveva bloccato il mercato della squadra a causa di contenziosi con giocatori per stipendi non pagati. Delle quasi duecento cause di lavoro arrivate da tutto il mondo sul tavolo della Fifa, circa una su tre infatti arrivavano dall’Arabia Saudita, dove le squadre per anni sono state in mano ai finanziamenti di privati che, se scontenti del rendimento di un giocatore o di un allenatore, chiudevano il rubinetto: la società smetteva di pagare il “campione” di turno (i nomi non erano mica quelli di oggi) senza nemmeno spiegare perché. In questa la galassia un anno fa è atterrato il marziano.
Ronaldo, l’Adidas e l’accordo con l’Al-Nassr
La sua prima maglia saudita era gialla come quella di oggi. Ma prodotta da uno sponsor locale, Duneus, specializzato in capi da fitness: due post e 55 follower su Instagram. Acquistare la maglia di Ronaldo era impossibile o quasi, per chi non viveva a Riad, anche se presto in Europa iniziarono a girare riproduzioni contraffatte. Meno di un anno dopo l’Al Nassr ha chiuso un faraonico accordo con Adidas entrando di fatto nell’élite dei club del fornitore sportivo: la sua maglia sarà venduta in tutti gli store mondiali come quelle di Real, Bayern, Manchester United, Arsenal e Juventus, ossia i cinque top club del brand sportivo. Nemmeno la Roma ha un privilegio simile. La misura di quanto sia cambiata la percezione del calcio arabo dal giorno del suo sbarco.

La vita di Ronaldo in Arabia Saudita
Per il principe ereditario Mohammed Bin Salman Ronaldo è quasi un asset del regno. Non c’è iniziativa a cui CR7 prenda parte che non sia preventivamente autorizzata da Mbs in persona, né interviste, né partecipazioni a eventi pubblicitari: il suo contratto prevede l’obbligo di un certo numero di apparizioni all’anno per promuovere il Paese. Lui, Cristiano, seleziona il resto, ma ha capito l’importanza che ha essere qui. Ha persino inaugurato un museo personale, in città: una specie di tempio a lui dedicato. Senza contare come abbia aperto il valico per l’arrivo di decine di altri calciatori dall’Europa, perché “se ci è andato Cristiano…”. A cominciare dal suo amico Benzema, nelle ultime ore al centro di un giallo per un improvviso rientro a Madrid (era in permesso, dicono dall’Al-Ittihad, dove però Karim è scontento). Ma la nuova colonia di stelline più o meno luminose vive in compound isolati: serve a fare in modo di poter sospendere in alcune zone la legge coranica che vieta la convivenza tra coppie non sposate. A Cristiano – che pure sposato non è – è permesso vivere con Georgina e i loro figli senza chiudersi in esilio: può godersi la vista di una suite al 50° piano dell’edificio più alto di tutta l’Arabia Saudita, la Kingdom Tower.
Il contratto di Cristiano Ronaldo
Ma perché Ronaldo accettò un trasloco così rischioso? Erano settimane che il suo agente storico, Jorge Mendes, voleva a tutti i costi convincerlo a scommettere ancora sull’Europa, proponendolo a Roma, Napoli, Dortmund. Mentre Ricardo Regufe, l’uomo che lo ha aiutato a trasformare se stesso in una multinazionale vivente, stava chiudendo un accordo senza precedenti: 200 milioni l’anno per trasferirsi in Arabia. Cristiano ha scelto di chiudere l’esperienza europea scegliendo la via indicata da Regufe. Una decisione che ha significato interrompere il rapporto venticinquennale con Mendes: i due ormai nemmeno parlano più.
I record di CR7
A Riad Ronaldo fa gol – in tutto sono 53 nel 2023: miglior marcatore dell’anno solare, per quel che vale, un gol più di Kane e Mbappé – protesta vistosamente con gli arbitri, manda baci ironici in stile Djokovic ai tifosi rivali che lo provocano cantandogli “Messi, Messi”, litiga con difensori che nemmeno in sogno avrebbero immaginato di affrontarlo. E insegue un obiettivo: vincere il Mondiale per club del 2025. Non ci è riuscito col Portogallo, ma è convinto che prendersi l’edizione per club del 2025 con l’Al Nassr avrebbe un valore persino superiore al trionfo di Messi in Qatar.