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 2023  dicembre 31 Domenica calendario

Quando arrivano le feste è sempre la solita musica


Siete pronti per marciare compatti con Zazuela e Pais tropical, e a cantare in coro “a e i o u ipsilon”? No, vero? Ma i tormentoni sono fatti così, spuntano da ogni dove, a meno di blindarsi a casa con amici fidati e a prova di evergreen, altrimenti potrebbero arrivare i Village People, Santa Esmeralda, i Gipsy Kings che cantano Volare e altri classiconi da ultima notte dell’anno. Per non dire ovviamente del Natale appena passato, dove hanno puntualmente spadroneggiato gli eterni ritorni con un podio ormai di ferro costituito dalla Santa Triade Natalizia: Maria Carey e la suaAll I want for christmas is you, Last christmas (che in Inghilterra torna anche in classifica ogni anno) e il disco natalizio di Michael Bublé.
La battaglia dei tormentoni si combatte senza esclusione di colpi, ma vale la pena notare alcune caratteristiche fondamentali. Per prima cosa che, almeno per ora, c’è una netta contrapposizione tra i tomentoni estivi e quelli natalizi- capodanneschi. L’estate è diventata un ribollente terreno di caccia, e ormai praticamente non c’è più nessuno che non provi ad azzeccare il giusto tormentone estivo, magari con un pizzico d’ironia, magari facendo finta di niente, magari anche facendo finta di disprezzare l’oggetto del desiderio che è l’estate, ma comunque provandoci e con pezzi nuovi di zecca. Per assurdo, d’inverno la cosa non funziona.
A Natale e Capodanno, a differenza del mondo dei libri che intorno alle festività raccoglie una enorme fetta del suo fatturato annuale, e del cinema, dove venne addirittura coniata una definizione ad hoc per le uscite sotto le feste, ovvero i “cinepanettoni”, per quanto riguarda la musica durante le feste invernali la gente non vuole niente di nuovo, non vuole nuove canzoni, vuole solo sempre ed esclusivamente gli stessi pezzi con una perversione manicale che non lascia alcuno spazio alla pubblicazione di pezzi nuovi. Qualcuno ci prova, timidamente, giusto per tastare il terreno, ma viene spazzato via dalla repentina invasione dei classici che comincia a montare già a novembre.
Tra i rari tentativi, un paio d’anni fa ci provò Elettra Lamborghini con A mezzanotte (christmas song)ma neppure lei è riuscita a scalfire la regola. Tempo addietro ci provarono perfino Luca Carboni e Jovanotti con O è Natale tutti i giorni,cover con testo totalmente cambiato diMore than words degli Extreme.
Tornando indietro alla preistoria dei tormentoni, è divertente ricordare che per un attimo a imporre la hit “invernale” ci provò Edoardo Vianello, dopo una valanga di successi estivi. Si intitolavaSul cucuzzolo della montagna,
“con la neve alta così, nella valle noi scenderemo con ai piedi un paio di sci sci”, e rimane agli atti più che altro come una curiosità da vacanza sulla neve ma parliamo diepisodi isolati. Altra cosa è fare i dischi di Natale, quello è consentito, anzi richiesto, a patto però di utilizzare sempre gli stessi pezzi, daJingle bells a White christmas (che, per inciso, nella versione originale di Bing Crosby rimane il singolo più venduto della storia) limitandosi al massimo a qualche piccola inizativa sugli arrangiamenti e lo stile, e se ci aggiungete anche Adeste fideles eTu scendi dalle stelle il pubblico vi sarà eternamente riconoscente.
In Italia oltretutto è una tradizione recente, quasi non esistevano incisioni natalizie, si contavano sulle dita di una mano, mentre nel mondo anglosassone è sempre stata una ovvietà, non è mai stata una cosa di cui vergognarsi, per cui prima o poi i dischi di Natale li hanno fatti tutti, ma proprio tutti, anche i più raffinati interpreti della storia, da Ella Fitzgerald e Frank Sinatra fino agli insospettabili Bruce Springsteen e Bob Dylan. In Italia no, era considerata una scelta spregevole, fino al diluvio degli ultimi anni dove, una volta sbloccata l’atavica resistenza, dischi festivi ora se ne fanno, sempre di più. Quest’anno è uscito anche un Gerry Christmas di Gerry Scotti ma anche lui si limita rigorosamente ai pezzi di sempre. Insomma nei giorni del freddo, dei regali sotto l’albero e dei veglioni di fine d’anno la gente non vuole novità, l’estate passi, si può rischiare, si può accettare il brivido del nuovo, d’inverno no, ci vogliono rassicurazioni, certezze, niente rischi.
Il mercato del nuovo può solo mettersi in pausa, affilando i coltelli per il periodo aureo che va da Sanremo all’estate. E allora anche noi ci adeguiamo e per fare gli auguri a tutti scegliamo un classico, ma il più alto di tutti: John Lennon e Yoko Ono che trasformarono una canzone festosa in un inno per la pace facendo pubblicare in tutte le grandi città del mondo un manifesto con la scritta “War is over”. L’augurio è molto semplice ma dovete immaginarlo con la voce di Lennon: “A very merry christmas and happy new year”.