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 2023  dicembre 31 Domenica calendario

La psicopatologia degli auguri


Oggi è un’altra di quelle giornate. Il 31 dicembre costituisce una tentazione: un anno finisce, un altro sta per iniziare, spedire auguri non costa più niente. Niente biglietti, buste, francobolli. Bastano le dita sul telefono, più veloci del pensiero e del buon senso. «Buon 2024 a te e a famiglia!» – con un’immagine standard, senza il nome del destinatario – è una dimostrazione d’affetto? Be’, come i volantini dei supermercati nella cassetta della posta: dicono di tenere a te, ma lo dicono a tutti.
La psicopatologia degli auguri è una materia poco studiata.
Ci siamo passati la vigilia di Natale. Omini in rosso, alberi verdi, stelle dorate, luci bianche: auguri! Sono trascorsi solo sette giorni, e ci risiamo. Peccano più o meno tutti, con un entusiasmo degno di miglior causa: parenti, amici, conoscenti, colleghi, aziende. Perché una società commerciale deve spedire a migliaia di contatti lo stesso cartoncino digitale con la stessa dedica entusiasta dell’amministratore delegato? «Festeggia con noi!», propone. Risposta: anche no.
Qualcuno dirà: quante storie! C’è un comando, sul telefono o sulla tastiera del computer, che permette di cestinare. Ma il messaggio d’auguri del reprobo va scaricato, aperto, guardato, letto, disapprovato, cancellato. Tutto questo richiede almeno venti secondi. Moltiplicate per i messaggi che avete ricevuto tra Natale e Capodanno, distribuiti fra mail, whatsapp e social. Il tempo si può impiegare in modo migliore.
Non siamo influencer che dicono di amare tutti i follower, uno per uno (c’è chi gli crede!). Siamo persone normali e dovremmo stilare oneste graduatorie: anche il cuore ha le sue gerarchie. Un augurio personale dimostra che abbiamo pensato al destinatario, almeno mentre ne scrivevamo il nome. Ecco perché amo gli auguri di compleanno, ai quali rispondo con entusiasmo. Non credo che i mittenti conoscano centinaia di persone nate il giorno di Santo Stefano. Quel messaggio, quindi, era proprio per me!
Una preghiera per le prossime ore, quindi: tra un «Buon anno!» copia-e-incolla e niente, meglio niente. Prende ancora meno tempo, ed è decisamente più elegante.