Corriere della Sera, 31 dicembre 2023
Dall’Ue alla Federazione europea, il vero obiettivo dell’allargamento
Il declino degli Stati Uniti è un vecchio argomento affrontato soprattutto nelle conversazioni e nei dibattiti dove nascono spesso due partiti. Il primo è quello dei tradizionali critici dell’America e delle sue eccessive vanterie; mentre il secondo è composto da chi non dimentica le due guerre mondiali del Ventesimo secolo e la cordialità con cui gli studenti e i professori europei furono accolti dalle università americane negli anni dei loro studi. Vi fu anche un crescente numero di borsisti americani nelle università europee. Piacevano per la loro cordialità e per la rispettosa curiosità con cui ci interrogavano sulla nostra vita e le nostre esperienze durante i conflitti. Avevano vinto la guerra ed erano orgogliosi delle loro vittorie, ma raramente le esaltavano troppo trionfalmente. Forse questa discrezione era dovuta all’esistenza di un’altra potenza vittoriosa, l’Unione Sovietica, non meno meritevole della vittoria.
Gli Stati Uniti fecero continue campagne contro il comunismo, ma non potevano ignorare quale fascino questa ideologia aveva esercitato per parecchi anni anche su un popolo, quello russo, di cui non era possibile ignorare le passioni politiche, le virtù militari, le doti artistiche e gli appassionati restauri di alcuni quartieri delle città russe distrutti dalla guerra. Molto è cambiato naturalmente. La Seconda guerra mondiale appartiene a tutti coloro che la combatterono sui due campi. Gli europei e particolarmente quelli dei Paesi più duramente colpiti, hanno dimostrato di avere molte doti e molte virtù. Gli europei, inoltre, riflettevano sulla storia americana e ne traevano qualche lezione. Se gli americani avevano creato una Federazione, perché gli europei non avrebbero potuto fare altrettanto? Gradualmente i 6 Paesi della Comunità Economica Europea (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) sono divenuti 27: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria. E vi sono altri Paesi che, a vario titolo, dietro le quinte, aspettano di poter salire sul palcoscenico della storia europea: Albania, Bosnia-Erzegovina, Moldavia, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Turchia, Ucraina, Georgia, Kosovo. Saranno benvenuti, ma soltanto quando dimostreranno di avere compreso che il nostro obiettivo è quello di una vera Federazione presieduta da una persona, uomo o donna, che sarà eletta dai suoi connazionali e che avrà l’autorità di un capo dello Stato.
Non vogliamo semplicemente un club di amici: vogliamo la Federazione europea.