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 2023  dicembre 31 Domenica calendario

Storia di Qumran e dei manoscritti

le pergamene dei puri, una bibbia più anticaQumran. La località sul Mar Morto ospitava una comunità di monaci che lavoravano, pregavano e studiavano la Bibbia, i cui manoscritti, conservati nei rotoli, furono scoperti solo nel 1947Gianfranco RavasiIl nome arabo della località di Qumran posta sulla costa occidentale del Mar Morto, proprio agli inizi della strada che conduce a Sud verso Masada, significa “lunare” quasi a raffigurare il paesaggio circostante tutto bruciato dal sole e dall’aridità salina di quel lago. Nella primavera del 1947 un beduino, rincorrendo una pecora nascostasi in una delle grotte circostanti, ha casualmente scoperto alcune pergamene contenute in giare. Si è aperto così uno degli orizzonti più luminosi per la storia del testo biblico e per la conoscenza del mondo giudaico all’epoca di Cristo. Dopo peripezie romanzesche e dopo una sistematica campagna di scavi dal 1949 al 1958 si è potuto delineare un quadro preciso dei manoscritti conservati in undici grotte della zona e degli edifici sottostanti venuti alla luce.
Iniziamo con la storia della comunità che qui viveva: si tratta probabilmente degli Esseni, “i puri” conosciuti già attraverso Filone, Giuseppe Flavio e il romano Plinio e un loro testo noto come Documento di Damasco, scoperto nel 1896 al Cairo in una copia medievale. Essi costituivano una comunità autonoma e puritana, disgustata del sacerdozio ufficiale e della corruzione di Gerusalemme. Il loro fondatore era chiamato “il Maestro di Giustizia” e forse è vissuto alla fine del II secolo a.C. Ritiratisi nel deserto, questa sorta di “monaci” avevano dato origine a una struttura di vita piuttosto originale fatta di lavoro, preghiera e studio della Bibbia. Tra i rotoli delle grotte che sovrastavano il loro “monastero” è stata ritrovata anche una Regola della comunità che ci rivela la loro impostazione spirituale. Essi si sentivano i membri della «nuova alleanza» con Dio annunziata dal profeta Geremia (31,31-34) per gli ultimi tempi; un forte amore reciproco li univa intensamente, l’anno di noviziato li introduceva a una rigida esperienza ascetica che comprendeva obbedienza e castità (quest’ultima piuttosto strana nel mondo ebraico e orientale in genere).
Numerose purificazioni in fonti sacre indicavano al monaco l’esigenza della santità che doveva percorrere tutta la sua giornata, spesso segnata da momenti di studio e di meditazione della Bibbia. Essi contestavano la legittimità del sacerdozio di Gerusalemme perché Gionata, uno dei Maccabei, si era fatto nominare sommo sacerdote pur non appartenendo alla linea genealogica sacerdotale. Inoltre seguivano un calendario diverso da quello adottato ufficialmente a Gerusalemme che aveva curiosamente le feste principali (Pasqua, Capanne, Capodanno) di mercoledì. Questa diversità e il loro puritanesimo erano un modo per porsi in alternativa al culto gerosolimitano.
Le vicende del loro insediamento ebbero due date drammatiche: la prima fu nel 31 a.C. allorché un terremoto distrusse gli edifici di Qumran, la seconda nel 68-73 d.C. durante la rivolta anti-romana. In quell’occasione, di fronte all’avanzata dell’esercito romano, gli adepti della comunità si preoccuparono di mettere in salvo il loro tesoro più prezioso, i manoscritti della Bibbia e della loro comunità. Li nascosero appunto nelle grotte vicine e lì rimasero fino al 1947. I romani conquistarono il monastero e vi installarono un presidio come base di appoggio per la spedizione contro Masada, l’ultima roccaforte dei partigiani anti-romani.
La visita a Qumran potrebbe svolgersi in due fasi. La prima negli scavi della loro sede: essa offre la possibilità di vedere da una torre di difesa tutta la planimetria delle costruzioni con le cisterne e le vasche per la purificazione, con le sale capitolari, coi refettori e con le celle. Percorrendo questa sorta di “monastero” si può entrare anche nello scriptorium, il luogo dove venivano copiati i testi biblici e quelli interni alla comunità: in alcuni calamai è stato isolato ancora il fondo di inchiostro vegetale. Si noterà anche il forno per la cottura delle anfore che avrebbero custodito i rotoli. In direzione Sud si può giungere sino alla IV grotta, la più ricca di documenti. Verso il Mar Morto, invece, si estende il cimitero della comunità con un settore destinato anche a donne e bambini, appartenenti al personale di servizio o a un livello inferiore della comunità.
La seconda fase della visita dovrebbe svolgersi a Gerusalemme presso il Museo del Libro dove sono conservati i manoscritti. Tra questi ricordiamo il celebre rotolo di Isaia (1Q Isa): su 17 pelli cucite insieme (7 metri) in 54 colonne di 29 righe quasi tutto il libro di Isaia è trascritto in modo nitidissimo in una copia del I secolo a.C. Si pensi che fino alle scoperte di Qumran si ricostruiva il testo biblico su copie del IX-X secolo d.C.! Eppure si è notato che, confrontate con quelle di Qumran più antiche quasi di un millennio, il testo era conservato nella stessa maniera e con la stessa fedeltà e rispetto per la parola di Dio, con varianti secondarie. Importanti sono anche i documenti interni della comunità, come la citata Regola e il Libro della guerra dei figli della luce contro i figli delle tenebre e il Rotolo del Tempio (iscritto in un cilindro di bronzo) o gli stupendi Inni.
Un interrogativo che si è ben presto posto è quello dei rapporti tra Qumran e il cristianesimo. Alcuni imprudentemente sono arrivati ad affrettate conclusioni di identificazione. In realtà le differenze sono sostanziali pur negli innegabili punti di contatto. I giudeo-cristiani hanno certamente trovato a Qumran modelli, espressioni e simboli utili per formulare la loro nuova esperienza. È probabile che il Battista, operante nel deserto attorno a Qumran e dal linguaggio affine a quello ritrovato in alcuni passi degli scritti della comunità, fosse stato in contatto con loro. Le differenze, però, rispetto al cristianesimo sono rilevanti. La loro visione della religione era legalistica e rituale (le abluzioni), il loro amore per il prossimo si estendeva solo al cerchio dei confratelli, le reazioni contro i nemici erano espresse in forma dura, la figura del “Maestro di Giustizia” non può essere comparata con quella del Cristo. Anche le ipotesi secondo le quali i frammenti greci con alcune lettere, che sono state sovrapposte a testi dei vangeli quasi a cercarne un’identificazione, sono decisamente deboli e poco convincenti.