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 2023  dicembre 31 Domenica calendario

Viaggio nel tempo per mezzo delle stelle

Da ragazzina sognavo di diventare archeologa. Avida lettrice di tutto ciò che trovavo nella libreria di casa, avevo sviluppato una vera passione per l’egittologia, ma non disdegnavo gli studi su Troia e sulla civiltà micenea ed ero ugualmente affascinata dalle rovine di Babilonia.
Alla fine, però, ho scelto un diverso percorso universitario e mi sono dedicata alla fisica per poi focalizzarmi sull’astrofisica. Pensavo di avere completamente cambiato registro ma mi sono ben presto accorta che lo studio degli oggetti celesti è una sorta di archeologia glorificata. Infatti, quando guardiamo una stella noi non la vediamo come è adesso ma piuttosto come appariva quando ha emesso la luce che noi percepiamo ora. La differenza tra il tempo della stella e il nostro è tanto più grande quando maggiore è la distanza che ci divide. Tutto dipende dalla velocità della luce, elevatissima ma finita.
Per questo l’astronomia è una macchina del tempo come recita il titolo della mostra ideata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, in collaborazione con Pleiadi srl, negli spazi del Palazzo delle Esposizioni di Roma. La mostra inizia con una replica del cannocchiale di Galileo Galilei. Per realizzare il suo strumento, Galileo migliorò la combinazione di lenti, inventata da un occhialaio olandese, e costruì il suo cannone con occhiale, coniando anche la nuova parola, cannocchiale. Galileo non sapeva di avere messo a punto una macchina del tempo: all’epoca si pensava che le stelle fossero inchiodate nel Primo Mobile e nessuno si chiedeva a che distanza fossero, tanto più che sulla natura della luce le idee erano ancora confuse. Tuttavia il suo strumento ha dimostrato come il cielo fosse pieno di sorprese che avrebbero scardinato il sapere della sua epoca e aperto la via alla scienza moderna.
Dal cannocchiale di Galileo ai più potenti telescopi moderni, la tecnologia viene usata per potenziare la nostra visione e andare più lontano, sempre più indietro nel tempo, sempre più vicino all’origine del nostro universo. L’astronomia è una scienza antichissima ma estremamente attuale, iniziata nel visibile si è ora espansa a comprendere emissioni radio, infrarosse, ultraviolette, X e gamma alle quali i nostri occhi non sono sensibili.
In un ideale percorso che ci fa esplorare lo spazio viaggiando nel tempo, la prima sala della mostra è dedicata al sistema solare su scala cittadina. I visitatori sono accolti da un grande pallone a rappresentare il Sole che viene usato come punto di partenza per fare apprezzare le enormi distanze tra i pianeti posizionati su una mappa di Roma. I tempi di transito reali vanno dai pochi secondi per la Luna, alle manciate di minuti per il sole e i pianeti a noi più vicini, alle ore richieste per arrivare a Nettuno.
Ma è solo l’inizio, la stella più vicina Proxima Cen è a 4,2 anni luce, mentre Sirio, l’astro più brillante, è a 8,6 anni luce e domina il cielo invernale in compagnia di Betelgeuse una supergigante rossa della costellazione di Orione che, però, è decisamente più lontana. La sua luce rossastra è partita 530 anni fa, quando Colombo scopriva l’America. Restando nella costellazione di Orione, troviamo la famosa Nebulosa che ha prodotto la luce che abbiamo visto 1500 anni fa, quando cadeva l’impero romano d’occidente.
Collegare un oggetto celeste a un evento storico può aiutare ad apprezzare la scala dei tempi che rappresenta il filo conduttore tra le sale della mostra.
Peccato che la storia di tutte le civiltà che conosciamo finisca ben prima di uscire dalla nostra galassia. I tempi cosmici sono incredibilmente più grandi di quelli umani e implicano distanze difficili da immaginare. Questo non ci impedisce di apprezzare le immagini prodotte a partire dai dati del satellite europeo Gaia lanciato dieci anni fa per mappare oltre un miliardo di stelle della Via Lattea. Il modello di Gaia (in scala 1 a 5) è sospeso al soffitto e può essere manovrato dai visitatori. Ma la nostra galassia è solo una di moltissime. I segnali che ci arrivano dalla galassia di Andromeda, la spirale simile alla nostra Via Lattea più vicina, impiegano 2 milioni e mezzo di anni per raggiungerci. Mentre la galassia M87, che ospita il buco nero più fotogenico che conosciamo, è a 56 milioni di anni luce. Le galassie del quintetto di Stephan, immortalate in immagini splendide dai telescopi spaziali Hubble e JWST, sono tra 200 e 300 milioni di anni luce, e corrispondono ai periodi geologici Permiano e Triassico. Ma la corsa all’indietro nel tempo continua: i buchi neri che si fondono dando origine a onde gravitazionali sono a qualche miliardo di anni luce, quando sulla terra si sviluppavano gli organismi unicellulari. I segnali che sono partiti oltre 5 miliardi di anni fa meritano una ulteriore riflessione perché, all’epoca, il Sole e i suoi pianeti non si erano ancora formati. L’universo è una realtà in continuo divenire. L’astrofisica ci offre delle istantanee ed è mettendole insieme che ricostruiamo il film dell’evoluzione cosmica. Le immagini possono essere sonificate, diventare un videogioco oppure un percorso di realtà virtuale, dove gli oggetti celesti sono sculture 3D.
Visitando «Macchine del tempo» ci si rende conto che l’astrofisica sta vivendo un momento straordinario e che l’Italia sta giocando un ruolo da protagonista.
Decifrare i messaggi delle stelle non serve solo a fare passi avanti nella comprensione dell’Universo, le avveniristiche tecnologie astronomiche hanno anche importanti ricadute sulla vita di tutti.
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Macchine del tempo. Il viaggio nell’Universo inizia da te
Roma, Palazzo delle Esposizioni
Fino al 24 marzo 2024