Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  dicembre 29 Venerdì calendario

2023, anno nero del Congresso Usa

Appena 22 leggi approvate in un anno. Le più importanti: il bilancio del Pentagono, indispensabile per la difesa Usa, e due brevi proroghe delle autorizzazioni di spesa per evitare paralisi del governo. Per il resto, misure come il cambio del nome di una clinica per veterani nel Michigan, il via libera al conio di una moneta per il 250esimo anniversario dalla fondazione dei Marines e l’acquisto di «armi pericolose» con fondi federali a fini d’istruzione nei corsi istituiti per preservare la cultura della caccia. Il disastroso bilancio 2023 del Congresso della più antica democrazia del mondo sembra dare ragione a chi teme che Donald Trump, entrato in politica quando in America già soffiava il vento del radicalismo ultraconservatore di Newt Gingrich e dei Tea Party, in otto anni passati per metà alla Casa Bianca e l’altra metà a inveire contro Biden bollato come usurpatore senza alcuna prova, abbia corroso in modo pressoché irrimediabile i meccanismi della democrazia Usa. Con la prospettiva di un «trumpismo senza Trump» anche in caso di sconfitta di The Donald alle presidenziali del prossimo novembre. La polarizzazione che affligge gli Stati Uniti è fatta di rafforzamenti delle posizioni estreme: riguarda, quindi, anche la sinistra. Ma, mentre tra i progressisti il radicalismo produce disaffezione nei confronti del moderato Biden, a destra i parlamentari trumpiani, ormai prevalenti, stanno scardinando i meccanismi del Congresso. La tecnica preferita è quella del ricatto: ad esempio bloccando essenziali aiuti militari agli alleati – soprattutto Ucraina e Israele – e condizionando la loro erogazione a una stretta su immigrati e richiedenti asilo. Per non parlare del senatore Tommy Tuberville che per mesi ha bloccato la nomina di 425 cariche militari del Pentagono chiedendo contropartite in altri campi. C’è voluta una rivolta dei senatori del suo stesso partito per sbloccare la situazione, mentre un altro repubblicano, Ted Cruz, ha impedito per quasi tutto un anno sconvolto dalle guerre la ratifica senatoriale di 43 ambasciatori. Motivo? Protestare contro Biden, secondo lui troppo debole sull’oleodotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania. Cruz ha tolto il veto solo alla vigilia dell’ultima seduta del 2023. Il 2024, anno di elezioni, difficilmente sarà migliore: la prima trappola, sui conti pubblici, scatterà il 19 gennaio.