La Stampa, 28 dicembre 2023
In Russia il libro più letto è 1984
Va letteralmente a ruba. La rivelazione che il libro più rubato dell’anno in Russia è “1984” è degna del grande romanzo distopico di George Orwell, soprattutto se abbinata alla notizia che è anche uno dei libri più venduti. La statistica viene dalla catena russa di librerie Chitay-gorod, alla quale sono affiliati più di 500 negozi in tutto il Paese, dalle quali nel 2023 sono sparite 460 copie del capolavoro di Orwell. Resta comunque anche uno dei libri più comprati dai russi: nel 2022, le vendite di 1984 erano schizzate quasi del 50%, rendendolo il titolo più scaricato, secondo la biblioteca online LitRes, e quest’anno rimane saldamente piazzato nella Top 10 dei bestseller.
Più che un monito, o fantascienza, il romanzo che George Orwell pubblicò nel 1949, descrive una società totalitaria ispirata all’Urss di Stalin e alla Germania di Hitler, oggi si legge a tratti quasi come una cronaca della Russia di Putin. Dalla falsificazione della realtà come metodo di governo – «La menzogna diventa verità e passa alla Storia» – alla guerra permanente contro nemici esterni e interni, dal motto «la guerra è pace» copiato quasi letteralmente dal Cremlino, allo slogan «la libertà è schiavitù» che riassume efficacemente la propaganda putiniana contro le democrazie occidentali, il romanzo è diventato per molti russi un manuale, un manifesto e anche un segno di riconoscimento.
Già nei primi mesi di guerra l’antropologa russa Aleksandra Arkhipova aveva notato come molti giovani infilavano una copia di 1984 nello zaino o in tasca, per farsi riconoscere da chi era contrario alla guerra come loro, e alcuni locali esponevano il volume di Orwell: un segnale silenzioso di dissenso, da mandare a chi la pensa nello stesso modo. L’imprenditore di Ivanovo Dmitry Silin ha addirittura iniziato a distribuire il romanzo di Orwell per le strade della città, gratuitamente: dopo pochi giorni, il suo banchetto è stato sequestrato dalla polizia, e l’uomo fermato e incriminato per «discredito dell’esercito russo», in perfetto stile dello “psicoreato” del totalitarismo orwelliano.
La Russia comunque non ha osato mettere al bando 1984, come ha voluto fare la Belarus di Aleksandr Lukashenko, e così il romanzo di Orwell resta in cima alle classifiche delle vendite, e dei furti. Che offrono uno spaccato curioso di quello che pensa e sogna la Russia che legge: per esempio, salta all’occhio la totale assenza di titoli dedicati a Vladimir Putin, e anche dei numerosi prodotti di ideologia e riscrittura della storia in senso nazionalista, secondo il motto orwelliano «Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato». Il presente dei lettori russi appare molto meno allineato al Cremlino di quello che sembra: nella Top 10 dei libri più rubati, oltre alla distopia di Orwell, ci sono manuali e atlanti per la scuola, i libri che spiegano come investire e diventare ricchi (per esempio, Padre ricco, padre povero di Robert Kiyosaki) e come vivere in pace con se stessi, come Vaccino contro la solitudine della blogger Nika Nabokova. Tra i generi spopola il fantasy, ambientato possibilmente in passati o futuri esotici lontani dalla Russia, e tra gli autori più venduti, svetta in cima Viktor Pelevin con le sue distopie assurdiste, e Boris Akunin con i suoi gialli storici. Un primato, quest’ultimo, che però non si ripeterà più nel 2024: la settimana scorsa lo scrittore – un liberale che vive a Londra e si oppone a Putin e alla guerra – è stato proclamato “terrorista": la polizia è arrivata alla sua casa editrice per sequestrare le copie dei suoi libri, e le librerie russe hanno prontamente ritirato i suoi volumi dal mercato.
La letteratura torna a essere politica, e corpo del reato: proprio ieri il 33enne Artyom Kamardin è stato condannato da un tribunale moscovita a sette anni di carcere per la poesia contro la guerra in Ucraina, che aveva scritto e letto ai piedi del monumento a Mayakovsky in piazza Triumfalnaya, tradizionale luogo di incontro per poeti dissidenti fin dagli Anni 50. Insieme a lui è stato condannato per «incitazione di odio contro l’esercito russo» anche Egor Shtovba, un 23enne che si era limitato ad applaudire il poeta: pagherà il suo “psicoreato” con 5 anni e mezzo di prigione. La moglie di Kamardin, Alexandra Popova, sostiene che durante l’arresto suo marito era stato picchiato e poi stuprato dalla polizia con un manubrio da ginnastica, per poi venire costretto a filmare un video in cui si scusava per la poesia contro l’imperialismo russo che aveva recitato in piazza. Difficile non ricordare la stanza 101, dove il protagonista di 1984 era stato terrorizzato e torturato fino a perdere ogni dignità umana, e imparare ad amare il Grande Fratello. —