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 2023  dicembre 27 Mercoledì calendario

Intervista a Sveva Casati Modignani

«Faccia come i carabinieri, lei domanda e io rispondo». Si dimostra pragmaticamente accondiscendente a ogni tipo di curiosità Sveva Casati Modignani, 85 anni, pseudonimo di Bice Cairati, idealtipo della sciura milanese tutta d’un pezzo e autrice di una quarantina di libri, di cui l’ultimo è La vita è bella, nonostante (Sperling & Kupfer).I carabinieri, le recenti critiche alla criminalità e all’immigrazione a Milano, lei è una donna di destra?«A me piacciono i carabinieri, e poi essere di sinistra non vuol dire essere sgarrupati».Allora è una donna di sinistra?«Non ho mai avuto una tessera di partito, ma mio padre nel dopoguerra diceva: Togliatti è migliore, ma a De Gasperi dobbiamo molto. In alto servono persone degne di rispetto, da qualsiasi parte provengano. Purtroppo da anni non riconosco in nessun partito delle personalità che mi senta di votare».È del partito degli astenuti?«Sì, ci sarà qualche ragione se siamo tanti».Per esempio?«È una forma di protesta silenziosa. Chi è al governo dovrebbe comprendere questa distanza e rifletterci. Intanto reintroducendo la competenza, che manca a tutti i livelli».Non è troppo severa?«Sono cresciuta nella severità: da ragazza se avessi lavorato male sarei stata licenziata. Lo stesso deve valere per i politici».Da ragazza era di sinistra?«A casa e fuori ho respirato quel clima, ma sempre con grande rispetto per l’altra parte. Oggi la sinistra non c’è più e io mi definisco una delusa che si vergogna di lasciare ai propri nipoti un Paese peggiore di quello che ha ricevuto».Cosa la infastidisce?«Oggi regnano l’indifferenza, la violenza, la prevaricazione e l’incapacità di fare le cose giuste con buon senso. Cito solo due questioni: la scuola e la sanità. La prima educazione arriva in famiglia, ma senza istruzione pubblica non c’è speranza. L’ingiustizia parte dall’asilo nido, dove non c’è posto per tutti. E dai libri di scuola, che dovrebbero essere gratuiti. La sanità poi la paghiamo due volte, con le imposte e con le visite private. Gli ospedali sono decrepiti e mancano infermieri. Tutta la classe lavoratrice è sottopagata e vessata. Quando l’Italia esportava braccia era un Paese povero, ma ora che esporta cervelli è ancora più povero».Ha detto che Milano è la città più pericolosa d’Italia, conferma?«Non lo dico io, ma i fatti. C’è un senso di insicurezza diffuso. È coinciso con la mania dei grattacieli in una città che non aveva bisogno di essere disumanizzata. Io abito vicino a viale Padova, una zona di forte immigrazione, nella villetta costruita da mio nonno nel 1907. Davanti c’erano un prato e un ruscello, mentre ora ci sono dei palazzoni. Mi hanno derubato del panorama e appena giro l’angolo rischio di venire alleggerita anche della borsetta».Come affronterebbe il tema dell’immigrazione?«Non è il mio mestiere. Il mio è di vedere che così non va. La mancata gestione del fenomeno crea insicurezza, almeno nella mia zona. Pure sui mezzi pubblici a Milano non si viaggia sicuri, infatti non li prendo più».Com’è la sua vita?«Sono piena di amiche, ci vediamo a cena e parliamo. Cucino io, mi piace».I suoi cavalli di battaglia?«Risotto alla milanese, con i funghi, con la zucca. Vitello tonnato, polpettone, polpette. E la mousse al cioccolato, definita da mio figlio come la prova certa dell’esistenza di Dio».E il pranzo di Natale?«Per quello sono andata a casa sua a Firenze».Panettone o pandoro?«Io il panettone lo mangio tutto l’anno».Per amici e parenti lei è Sveva o Bice?«Bice, la Sveva va solo in casa editrice o in giro a presentare libri».E lei quale delle due preferisce?«In fondo la Sveva è un’emanazione di Bice, se non ci fosse Bice non esisterebbe la Sveva».La Sveva è anche un modo di ricordare la collaborazione con suo marito?«Fu Tiziano Barbieri, editore di Sperling & Kupfer, a unire i Casati Stampa e i Litta Modignani in questo pseudonimo per me e mio marito Nullo Cantaroni, che contribuì ai primi libri».Scrivevate insieme?«Io mi misi a scrivere e lui faceva le critiche. Era un bravo giornalista, inviato de L’Europeo di Tommaso Giglio, poi si è ammalato. Anch’io da giovane facevo la cronista di spettacoli per La Notte, mentre alla Rizzoli dove lo conobbi scrivevo fotoromanzi».Sono le sue amiche ad averle ispirato gli ultimi romanzi su un gruppo di donne?«Loro mi hanno dato quel senso di sorellanza che caratterizza i miei rapporti di amicizia, il resto l’ho preso dalle nipoti. La mia fantasia è scarsa, per cui cerco di ascoltare, capire e in parte immaginare le loro storie. Di fronte a loro però mi sento un verme perché il mio Paese non gli offre niente e io non ho fatto nulla perché studiassero materie scientifiche o andassero in Australia per trovare lavoro».Esiste il patriarcato?«C’è il maschilismo, e il maschio è in crisi profonda. Era abituato a essere il re della casa, mentre ora è rimasto diseredato. Continua a considerare la femmina come un oggetto, quando dal ’68 questa si sente un soggetto. La donna ha la grazia, la generosità, la forza interiore che l’uomo non ha. Nelle famiglie bisogna costruire il rispetto per la donna e la scuola deve fare il resto».Come sceglie le sue storie?«Devono piacere a me. Cerco argomenti che mi interessino. Suite 405 riguardava il rapporto tra imprenditoria e sindacato, per cui andai a Gabicce Mare per incontrare Landini mentre era in vacanza con la famiglia. Un uomo meraviglioso, cresciuto in mezzo ai problemi dei lavoratori, la sua università è stata il sindacato. Il falco era ispirato a Del Vecchio e al suo progetto di fare dello Ieo un grande centro di ricerca e cura».Quando scrive?«Ho solo una scaramanzia, comincio a scrivere un romanzo ogni Capodanno. Di solito procedo poi con due ore al mattino e due al pomeriggio tutti i giorni. Chi scrive il primo dell’anno, lo fa tutto l’anno. Prima però raccolgo materiale per mesi, e tutto da sola. Ogni puttanata che scrivo insomma è colpa mia».Sta per cominciare dunque?«Ho le idee chiare, posso solo dire che quest’estate sono rimasta folgorata da un personaggio italiano famosissimo che ho ignorato tutta la vita e che voglio raccontare a modo mio».Nel tempo libero cosa legge?«Non per fare l’intellettuale, ma se voglio rilassarmi torno ai Racconti di Cechov e alla Ricerca di Proust. E poi i gialli: Manzini, Camilleri per cui sono ancora in lutto, Robecchi».E in tv cosa guarda?«Le serie su Netflix: Suite, The crown, Mare fuori e Rita».