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 2023  dicembre 24 Domenica calendario

Intervista a Makkox


Makkox, moriremo meloniani?
«Io sicuro, data la mia età».
Ahia.
«Il melonismo non è una cosa effimera, covava da tempo sotto la cenere. Rispecchia il pensiero di molti italiani».
Perché?
«Se ci fosse stato in giro un minimo di pensiero critico Giorgia Meloni sarebbe già andata in difficoltà.
Invece piace proprio per la capacità di offrire slogan semplici a problemi complessi».
È andato ad Atreju?
«No, ma ho visto che c’erano il villaggetto con i mercatini, lo zucchero filato, la pista di pattinaggio, dove le famiglie potevano gironzolare. Il tutto era fatto per dire guardate che noi siamo una forza tranquilla, rassicurante».
Poi è spuntato Giambruno.
«Un’entrata meravigliosa. Ho pensato alloZappatore, il film con Mario Merola. Giambruno è lo zappatore che si presenta alla festa elegante».
Perché non ha detto una parola?
«Non serviva. Si è fattovede’,fendendo la folla come una lama.
Era intimidatorio».
Intimidatorio?
«Sì, non pensate di mettermi sotto un sasso e dimenticarmi».
Ha fatto bene Meloni ad attaccare Chiara Ferragni?
«Mah! Non mi pare che la Ferragni faccia politica, lei l’ha trattata come un avversario».
Ferragni non muove tanti voti?
«Ha sbagliato, come sbaglia Daniela Santanché. Meloni ha pure attaccato Roberto Saviano, dicendo che “dal pulpito di New York”, fa i soldi raccontando la camorra. Perché lei non fa i voti con i migranti in cronaca nera?».
Non ho capito cosa ne pensa, però.
«Penso che il suo make up per il video di scuse sia stato più laborioso di quello da influencer. Mi ha ricordato il pianto greco di Angelica Houston neL’onore dei Prizzi».
Lei viene da una famiglia di destra, giusto?
«Missina. Mio padre aveva sulla scrivania il busto del Duce, sulla cui capoccia si accendeva i cerini.
Fumava come un turco».
Che educazione le hanno dato?
«Mi hanno insegnato a sostenere le mie idee a tutti i costi. A 17 anni me ne sono andato via di casa, giravo conl’Unità in tasca».
Oggi come guarda a questa educazione di destra?
«Con contraddizione. Tutti insieme la sera guardavamo Radici, lo sceneggiato Usa sugli schiavisti, indignandoci per come i proprietari terrieri trattavano i neri: i miei si commuovevano».
Di destra, ma non razzisti.
«Sì, certo. Poi arrivò Berlusconi e mamma e papà divennero berlusconiani. Una cosa che non ho mai capito. Lì è stato molto peggio».
Ha visto la mostra su Berlinguer?
«Mi ha colpito la nostalgia dei vecchi Pci per gli oggetti del passato: le cose che quelli della mia generazione comprano su eBay perché ci ricordano l’infanzia».
Vi coglie un eccesso?
«Un tempo i feticisti dei cimeli stavano a destra, ora invece la nostalgia si annida a sinistra. Non la vedo bene».
Per gli italiani di sinistra?
«Sì, questi del governo non si sa dove possono arrivare a furia di spartire e mangiare».
Il premierato le fa paura?
«Oggi noi ridiamo di La Russa, ma un giorno non rideremo più. Già fannoquello che gli pare, ma non gli basta, bisogna anche derubricare il presidente della Repubblica a pupazzo».
Il Mes l’appassiona?
«Mi ha fatto ridere Giorgetti che ha detto che era a favore, ma poi si è ritirato perché “non era aria”. Tipo quando ti affacci in un bar e vedi brutte facce».
La destra è tornata contro l’Europa.
«Sì, ma poi se pijamo i soldi del Pnrr».
Per Arianna Meloni il marito, Francesco Lollobrigida, ha fatto bene a fermare il treno, perché “lo fanno tutti”.
«Hanno la faccia come il culo, dai».
Oggi bisogna avere letto Tolkien.
«Il fantasy non è il mio genere, ma gli riconosco la statura di scrittore. Ma che c’entra con la destra? Non era meglio Sandokan? Almeno è italiano».
C’è il bisogno di una mitologia.
«Abbiamo una forza politica basata sul fantasy, al Pd non converrebbe buttarsi sul western?»
Ad agosto mi aveva detto di voler dare tempo a Schlein.
«Eh, l’avevo paragonato al primo Van Basten, che all’inizio era un oggetto misterioso e poi esplose».
Invece?
«Mi sembra Claudio Borghi, l’attaccante argentino che fece impazzire Berlusconi perché palleggiava meravigliosamente in allenamento, ma poi in partita non vedeva mai la porta».
È impietoso.
«Ho visto che Prodi l’ha proposta come federatrice, ma più che una benedizione mi sembra una maledizione».
Conte è stato sottovalutato?
«È un mistero anche per me».
In che senso?
«È più forte di quel che pensassi.
Meloni pensava di fregarlo col fax sul Mes, ma ha fatto una figura che nemmeno la Ferragni col pandoro».
Perché la destra resta forte nei sondaggi?
«Esprime una visione. I balneari, le scuole professionali meglio del liceo, la sanità privata, un premier che comanda col pollice su o giù, una giustizia che non deve rompere…Ha sentito Borghi della Lega sul gioielliere giustiziere?».
Me lo sono perso.
«Ecco, dice che la legittima difesa non è finita finché non si conclude l’azione: un concetto calcistico. Sono cose che mi spaventano».
Come sarà il suo Natale?
«Lo dico nel caso interessasse la Digos: ho fatto il presepe. E pure i regali, contribuendo al Pil».
Dove lo trascorrerà?
«A Milano, dove vivo da più dieci anni, cioè da quando me lo posso permettere».
Perché Milano?
«Feci una trasmissione con Luca Bizzarri, per Mediaset. Mi piacque, ci sono rimasto. Milano è piccola. Non mi serve l’auto, la metro funziona, anche le case più brutte qui mi sembrano belle».
Il suo romanismo non vi stride?
«Ma quello è mimetico. In realtà io sono un maniaco della puntualità, dell’andare al punto…».
Dove abita?
«A Portello. Zona popolare, ma non lontano da dove risiede Fedez».
Roma quindi non le manca?
«Milano mi piace di più perché è un calderone di etnie, e qui anche da terrone sei milanese».
A Roma no?
«No, a Roma un burino è per sempre».