il Fatto Quotidiano, 22 dicembre 2023
Le underdog d’America: Nikki-Kamala, Casa “Rosa”
Washington D.C.. Due donne di polso, nate da genitori di origini indiane ma dagli opposti colori politici, potrebbero influenzare la futura presidenza degli Stati Uniti contesa dagli anziani leader Joe Biden e Donald Trump: si tratta di Kamala Harris e Nikki Haley.
La 51enne Haley, ex governatrice della Carolina del Sud ed ex ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite sotto Donald Trump, si è attirata la luce dei riflettori nei recenti dibattiti repubblicani tenendo testa agli sfidanti uomini con energia e loquacità. Haley è ora terza nei sondaggi tra gli aspiranti alla nomination repubblicana, tallonando stretto il governatore della Florida Ron DeSantis, un tempo considerato l’unico capace di insediare Trump. Nonostante la crescita di popolarità, nessuno al momento immagina Haley nello Studio Ovale da presidente. Tutti i candidati del Gop restano all’ombra di Trump, che ha saputo consolidare il suo appeal sulla base estremista del partito usando a suo vantaggio i numerosi guai giudiziari, inclusi quattro processi e non ultima la sua storica esclusione dalle primarie in Colorado per il ruolo nell’insurrezione del 6 gennaio 2021 al Capitol. Una decisione arrivata come un macigno, ma contro la quale Trump farà appello davanti a una Corte Suprema in maggioranza conservatrice e con tre giudici di sua nomina. Secondo calcoli del Washington Post, di questo passo Trump potrebbe ottenere sufficienti voti per garantirsi la candidatura repubblicana già dopo le primarie di marzo.
Nello scenario che si considera quasi scontato e per molti elettori poco entusiasmante di un nuovo duello finale tra Biden e Trump – sebbene nulla di scontato esista nella politica americana e specialmente in queste Presidenziali – Kamala Harris e Nikki Haley hanno una chance storica: affiancare e persino sostituire, soprattutto nel caso di Harris, i due presidenti ottuagenari (Biden ha 81 anni, mentre il 77enne Trump lo diventerebbe in un eventuale secondo mandato).
Dopo la sua storica nomina a vicepresidente come prima donna, nera e di origini sud asiatiche, la 59enne Harris ha deluso le aspettative di chi immaginava per lei un ruolo di peso al fianco di Biden. A parte la sua partecipazione alle campagne per il diritto all’aborto e la supervisione della crisi migratoria al confine con il Messico, Kamala ha conquistato più titoli critici e satira che consensi, scesi al di sotto di quelli di Biden e ai minimi di ogni suo predecessore. “Esasperazione e disfunzione”, titolava la Cnn due anni fa. In un libro sulla presidenza Biden dal titolo The fight of his life, l’autore Chris Whipple cita Biden definire la sua vice un work in progress, un “lavoro in evoluzione”. Eppure, Kamala Harris appare intenzionata a riprendersi parte della scena nei prossimi mesi, sostenendo la campagna di Biden in giro per gli Usa. La strategia è fare campagna sui temi più cari alla sinistra democratica, dall’istruzione all’aborto, dove Biden, da moderato, non convince. Un segnale di un profilo più definito per Harris – che i tabloid interpretano addirittura come un segnale di distanza da Biden – è la nomina a direttore della sua comunicazione elettorale di Brian Fallon, ex addetto stampa di Hillary Clinton nel 2016 e apertamente critico di alcune politiche di Biden e dell’età del presidente.
La prima a riconoscere la vicepresidente come una degna rivale è stata Nikki Haley. Celebre la sua dichiarazione in un’intervista a Fox News: “Si tratta della mia corsa contro Kamala Harris”. E ancora: “Un voto per Harris dovrebbe far venire i brividi alla schiena agli americani”. I repubblicani attaccano Harris per attaccare il presidente ricandidato. L’ex senatrice e procuratrice generale della California è considerata più a sinistra di Biden, il presidente più anziano della storia americana, che potrebbe doverle cedere la poltrona se fosse impossibilitato a proseguire un secondo mandato per ragioni di salute. La combattiva Haley prosegue la sua campagna con decisione. Un sondaggio della Quinnipiac University la stima testa a testa con DeSantis all’11%, ma DeSantis è in calo mentre lei è in ascesa. A parte alcune battute indolori, Haley si guarda bene dall’attaccare Trump a muso duro. La stampa americana immagina persino un possibile ticket con l’ex presidente. La stessa sorte era accaduta all’allora senatrice Harris con Biden dopo le primarie democratiche nel 2020.
Sempre che dall’ombra del Gop non emerga un uomo o un’altra donna come Kristi Noem, l’attraente ed energica governatrice del Sud Dakota, fedelissima di Trump tanto da aver rinunciato a correre contro di lui.