Corriere della Sera, 21 dicembre 2023
L’economia russa ha messo l’elmetto
Vladimir Putin ha in programma di continuare per gran parte del 2024 la guerra che ha lanciato contro l’Ucraina. Al momento, però, prevede di non protrarla oltre quel limite. Forse perché ritiene di potere in qualche modo vincerla. L’indicazione viene da uno studio articolato dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) sui budget preventivi della Federazione Russa. Dal bilancio 2024-26, diventato legge il 27 novembre, si evince che nel prossimo anno le spese militari saranno di 12.765 miliardi di rubli (130 miliardi in euro): in termini reali è il 29% in più rispetto al 2023. È il 7,1% del Pil del Paese e il 35% delle spese del governo. Per quel che riguarda il 2025 e il 2026, il budget prevede invece un calo delle spese per il sostegno dell’invasione ucraina. «Sembra che Putin mostri il suo intento di portare la guerra a una conclusione di successo entro l’anno», è il commento di Dan Smith, direttore di Sipri. Il bilancio di previsione, però, pare ottimista, dal punto di vista di Mosca, e anche problematico da realizzare. Il professor Julian Cooper, che ha curato lo studio dell’istituto di Stoccolma, nota che il piano assume per il 2024 una crescita del 22% (in termini nominali) delle entrate dello Stato, grazie a un possibile ma non certo aumento del prezzo di gas e petrolio. In più, non tiene conto della debolezza dell’economia mondiale, delle nuove sanzioni in arrivo e sovrastima la forza dell’economia russa. Questo per quel che riguarda l’eccesso di ottimismo. La problematicità sta nel fatto che, per convogliare denaro all’operazione militare, il governo dovrà tagliare altrove. Tra il 2023 e il 2024, gli investimenti sotto la voce «Economia Nazionale» del budget calano dal 14 all’11% della spesa totale; quelli per le politiche della Casa, dal 2,8 al 2,2%; quelli per l’Istruzione dal 4,8 al 4,2%. Lo studio nota anche che i dati russi sulle spese sono sempre meno trasparenti. In sostanza, Putin sta accelerando verso una sorta di economia di guerra, nella quale alle industrie è richiesto di produrre materiale bellico pagato con denaro pubblico sottratto agli investimenti sociali. Il che può fare aumentare il Pil ma non il benessere della popolazione. Ciò nonostante, l’uomo nero di Mosca sembra certo di vincere le elezioni presidenziali del prossimo marzo. Autocrate nel bunker del Cremlino; ma con l’elmetto.