Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  dicembre 21 Giovedì calendario

Intervista ad Alfredo Ambrosetti

Grande Vecchio o Gran Lombardo? Gran Lombardo! «Magari avete una cattiva idea dell’età» attacca Alfredo Ambrosetti, proseguendo così: «Se volete dire che ho più di 92 anni, vi spiego che quando si nasce mettono una data sulla carta d’identità; ma un minuto dopo la qualità del cervello è già diversa. La vera età non è anagrafica, ma è il rapporto tra ricordi/rimpianti e progetti». Sono ancora tanti quelli di questo signore gentile e dall’ironia sferzante, l’inventore prima del Forum di Cernobbio e ora di un evento, Campionissimi, che nella sua Varese attira personaggi dello sport (e non solo) con la forza di una calamita. «Il mio pregio? Non posso dirlo io...». Risponde allora Lella, la moglie che per lui è una stella polare: «Alfredo non si arrende mai e se ha un’idea, la attua. Ogni cosa deve essere fatta... ieri». E qui si pesca tra le massime che Ambrosetti scrive: «Gioca d’anticipo. Se non fai polvere, mangi polvere». Pensò la frase quando le strade erano ancora sterrate.
Qual è la hit parade dei potenti della Terra?
«Parto da Gianni Agnelli: ci conoscemmo in una toilette facendo pipì. Poi organizzai a nome suo un paio di riunioni del Gruppo Bilderberg. Rimasi impressionato da chi esprimeva concetti perfetti con poche parole. Costoro erano: Henry Kissinger, Shimon Peres ed Helmut Schmidt».
Chi invece avrebbe voluto conoscere?
«La mia vita è concentrata: ho voluto conoscere solo mia moglie».
Il più simpatico che ha incontrato?
«Il barzellettiere Silvio Berlusconi».
Il più noioso?
«Al Forum usavamo il semaforo per evitare interventi prolissi: 15 minuti a discorso, dopo 13 scattava il giallo e dopo altri 2 un rosso accecante toglieva dall’imbarazzo di fermare il relatore. Peraltro della tagliola fu vittima Roberto Casaleggio e mia moglie si commosse».
Prego, racconti.
«Beppe Grillo ordinava di evitare i convegni, Casaleggio se ne infischiava. La prima volta fu applaudito; l’anno dopo era già malato ed ebbe problemi. Continuò a parlare dopo il rosso. Jean Claude Trichet si mise a urlare e gli tolse la corrente. Mia moglie inseguì Casaleggio, ma non lo trovò. Poco tempo dopo morì».
L’esordio del Forum, nel 1975, fu un mezzo disastro.
«Di più: un bagno di sangue. La data ideale è inizio settembre, ma quell’anno ci sarebbero state le elezioni. Fummo costretti ad anticipare al 4 luglio: ma era l’Independence Day e non arrivarono americani. Beniamino Andreatta rimase ospite a casa mia. Ero indeciso se continuare, ma lui mi confidò: “Non ho mai imparato tanto come in questi giorni”. Detto da uno che aveva un ego enorme... Tenni duro e andò sempre meglio».
Qual è stato l’appeal del Forum?
«Il format chiaro: prima si parlava del mondo, poi dell’Europa. Il terzo giorno toccava all’Italia».
Aneddoti da raccontare?
«Berlusconi interveniva come pagante. Seduceva gli imprenditori con offerte stracciate per i suoi canali tv. In cambio chiedeva una cifra alta per ogni punto di quota di mercato: cominciò così a fare affari. Fu poi al centro di un altro episodio. C’era l’obbligo di non lasciare la sala prima della fine dei lavori. Invece alle 17 se ne andò: doveva seguire i palinsesti... L’anno dopo lo lasciai fuori. Ma io collaboravo con Cesare Zappulli, giornalista vicino a lui. Cesare mi chiamò e mi disse: “Ho dovuto cedergli il posto”. Così Silvio venne gratis».
Sente di essere un potente?
«Il rumore non fa bene, il bene non fa rumore. Cerco di fare del mio meglio, non sono un potente ma sono un lavoratore. Fortunato, perché ho subito avviato la mia società di consulenza. Iniziai con la Mazzucchelli di Castiglione Olona: aveva creato la celluloide, unico materiale consentito per le montature degli occhiali, ed era leader pure nel vinile. C’era un boom di ordini, ma non sapevano elaborare un organigramma. Misi ordine al caos».
Prima del lavoro, l’esperienza negli Usa.
«Ero un 27enne laureato in Economia: vinsi una borsa di studio, rimasi negli Usa per più di un anno. Gli Stati Uniti erano avanti di 10 anni: avevano già i computer, in Italia c’era il sistema a schede perforate».
Curiosità di imprenditori, finanzieri e altri personaggi?
«Uno dei primi clienti fu la Bombrini Parodi Delfino. Sede a Roma. Si congratularono i condirettori: Cesare Romiti e Mario Schimberni. Negli anni seguenti, ovunque andassero mi chiedevano di affiancarli. Schimberni era un francescano: per nutrirsi gli bastava una tazza di tè. Romiti aveva personalità e una gran forza fisica. Rientrava nel “salotto buono” di Cuccia: influenzava gran parte dell’economia italiana. Schimberni, invece, seguiva solo le sue idee: tra i due nacquero frizioni».
Lei ha anche definito un centinaio di patti di famiglia.
«Ne ho viste di ogni... Desidero dire che le aziende sane non devono quotarsi in borsa. Ferrero mi confidò: non voglio che nessuno si impicci dei fatti miei».
La passione per lo sport nasce con il ciclismo. Poi si è estesa.
«Il nome Alfredo è lo stesso di Binda, il miglior amico di papà. Tornai dagli Usa pochi giorni prima che Berruti vincesse l’oro olimpico. Livio mi ha fatto innamorare dei Giochi: li ho seguiti tutti dal vivo, tranne quelli di Mosca».
Lei ha praticato sport?
«Ero famoso perché ero il più brocco. Ma in un torneo di basket del Liceo Classico “Cairoli” di Varese segnai, per caso, il canestro della vittoria».
Campionissimi diventerà il Forum Ambrosetti dello sport?
«Dello sport e di quanto può essere a ridosso: è la vera differenza rispetto ad altri eventi».
Berlusconi le introdusse Giorgia Meloni: immaginava che sarebbe diventata premier?
«Sì. Me la presentò quando si occupava di Gioventù, la più giovane ministra della storia dei governi italiani. È validissima, soprattutto rispetto ad altri politici».
Ambrosetti ne salva pochi.
«Sono legato a Giancarlo Giorgetti, migliore di Salvini. Sui politici ho scritto una riflessione dal titolo: “Ho lo stomaco debole”. Non potevo soffrire Conte: anziché i Decreti Legge faceva i Dpcm, atti amministrativi che consentono i ricorsi».
Lei è di destra o di sinistra?
«Diciamo che ho avuto un forte legame con Giorgio Napolitano. Ricordo la vignetta di Giannelli con San Pietro che chiede a Gesù: “Ma chi è?” E Gesù: “È l’ultimo comunista non comunista”».
La massoneria è una minaccia?
«Che sia buona o cattiva, ne sto lontano».
Ha mai pensato di entrare in politica?
«Tanti me l’hanno chiesto, ma ho sempre rifiutato. Anche Mario Monti è come me, però l’ha incastrato Napolitano: l’ha nominato senatore a vita e poi gli ha dato l’incarico per il governo».
Esiste un Ordine Mondiale che sovrasta tutto?
«Più che altro vedo ostacoli per la democrazia: molti poteri forti sono dittature che decidono subito».
L’Europa?
«Un casino. Francesco Alberoni diceva che nella globalizzazione ci sono Stati-Nazione che fanno da soli. Noi invece siamo piccoli e abbiamo bisogno di un’Unione europea che sia tale. Ma hanno inventato la cosa più stupida: decidere all’unanimità. È la soluzione meno democratica: se uno si oppone, sei in scacco».
Quanti Papi ha conosciuto?
«Wojtyla, gran personaggio, e Ratzinger. Papa Francesco? Conosciuto informalmente, ma lo stimo».
Com’è il rapporto con la Chiesa?
«In famiglia siamo cattolici. Ma la Chiesa dovrebbe fare del marketing. E non sono d’accordo sul pauperismo: se tutti sono poveri, dove si trovano i soldi per la beneficenza?».