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 2023  dicembre 21 Giovedì calendario

Tusk fa le pulizie E gli epurati dalla tv oscurano le trasmissioni


BERLINO – Il canale tv che interrompe le trasmissioni e il fruscìo dello schermo grigio sono associati da sempre al colpo di Stato, al rovesciamento violento del potere. Ed è esattamente quello che devono aver pensato i vertici di Diritto e Giustizia (Pis), quando hanno deciso ieri di oscurare il canale all news statale Tvp per protestare in modo spettacolare contro la decisione del nuovo governo guidato dal filoeuropeista Donald Tusk di azzerare i vertici dell’informazione pubblica. Per un po’ non si è visto nulla, poi è partito un vecchio telefilm su un prete che fa il detective. Una scelta molto simbolica per un partito che fino alle elezioni di ottobre dello scorso anno ha oppresso la Polonia con il suo cattolicesimo oltranzista e i suoi governi oscurantisti e che vuole dare adesso l’idea di essere vittima della «fine della democrazia» come ha twittato l’ex premier Mateusz Morawiecki. Del resto, il vittimismo è la cifra tipica di tutti i fascismi, come insegna il filosofo di Yale Jason Stanley. Insieme al rovesciamento della realtà.
La verità è che Donald Tusk sta cercando, anche in vista delle elezioni europee, di ripulire la tv e la radio e i media pubblici dall’assalto del Pis avvenuto otto anni fa. Il ministro dei Beni culturali, Bartlomiej Sienkiewicz, ha cacciato ieri mattina i vertici di Tvp, della Radio polacca e dell’agenzia di stampa Pap. «Stiamo esercitando il diritto di proprietà concesso dal Tesoro che detiene il 100%» delle aziende pubbliche di informazione, ha fatto sapere il suo ministero. Da quel momento, ai vecchi dirigenti è stato impedito anche dimettere piede nei loro uffici. E il parlamentare della sinistra, Robert Biedron, ha twittato «buongiorno, informazione libera!».
Ma il parlamentari del Pis hanno organizzato una protesta al quartier generale di Tvp cui ha partecipato anche il padre-padrone del partito, Jaroslaw Kaczynski. «Questa è la difesa della democrazia. In ogni democrazia ci deve essere un’informazione fortemente anti-governativa», ha tuonato. Ma è esattamente ciò che ha sistematicamente impedito, in questi ultimi otto anni. E la sua vera natura è venuta fuori quando un manifestante anti-Pis lo ha contestato: «Stai attento o finirai in prigione, piccolo pezzo di merda», gli ha sibilato.
Dal 2015, sotto il controllo ferreo di un direttore fedelissimo a Kaczynski, Jacek Kurski, e dopo una purga che aveva eliminato tutti i dirigenti e i giornalisti non allineati, i media pubblici erano diventati il megafono del Pis e avevano contribuito a scatenare campagne d’odio contro avversari politici, minoranze Lgbt, migranti e spesso anche contro l’Unione europea, quando cercava di frenare la deriva autocratica di Varsavia. Un leggendario servizio di qualche anno fa raccontava di coppie di omosessuali che si compravano bambini a un mercato di Bruxelles.
La Polonia dall’inizio dell’era del Pis era precipitata di decine di posizioni, nei ranking internazionali sulla libertà di stampa, e Reporter senza frontiere aveva denunciato «la trasformazione dell’informazione pubblica in propaganda di Stato».
Secondo la scrittrice polacco- americana e moglie dell’attuale ministro degli Esteri Sikorski, Anne Applebaum, nel 2019 il brutale assassinio di Pawel Adamowicz fu anche il risultato della«campagna feroce e insistente» dei media pubblici contro il popolare sindaco di Danzica. Il 13 gennaio del 2019, scrive nel suo magnifico libro “Il tramonto della democrazia” (Mondadori), «un criminale uscito da poco di prigione, dove guardava la televisione di Stato, saltò sul palco nel momento culminante di un concerto di beneficienza e affondò un coltello nel petto di Adamwicz». Il sindaco morì il giorno dopo.