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 2023  dicembre 20 Mercoledì calendario

Cobalto e armi, il voto «al buio» del Congo


Espérance Mazika, 50 anni e nove figli, non sa se potrà votare: il documento elettorale di questa venditrice di mais risulta illeggibile e il duplicato «non è arrivato», racconta alla France Press in una strada affollata di Goma. Come lei altre centinaia di migliaia di elettori: la Repubblica Democratica del Congo, il Paese più vasto e meno collegato dell’Africa subsahariana (2,3 milioni di km quadrati) anche questa volta è arrivato all’appuntamento delle urne in grande affanno: negli ultimi giorni Kinshasa aveva chiesto all’Angola (uno dei suoi 13 vicini) aerei per il trasporto dei documenti, ma Luanda ha declinato. Così il governo del presidente uscente Felix Tshisekedi alla ricerca di un secondo mandato (numero 20 nella lista dei ventidue candidati) ha bussato alle basi della missione dell’Onu, la Minusco, per chiedere una mano in extremis. Ironia della sorte proprio ieri, giornata di silenzio alla vigilia elettorale, a New York il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha accettato la richiesta congolese di cominciare il ritiro anzi tempo dei propri Caschi Blu che sono basati nell’Est del Paese, nella regione del Nord Kivu, forse il principale focolare di guerra in un Paese che vanta 100 milioni di abitanti e 100 gruppi armati. A Goma, dove fu ucciso il nostro ambasciatore Luca Attanasio e dove le milizie dell’M23 legate al Ruanda minacciano di occupare la città, Tshsisekedi detto Fatshi non è affatto popolare, e forse per questo i duplicati dei documenti non sono arrivati?
Il fantasma dei brogli è evocato ovunque, tranne che al quartier generale di Fatshi nella capitale Kinshasa. Ci scommettono i candidati di un’opposizione sfiduciata e divisa: Moise Katumbi, ricco uomo d’affari ed ex governatore della provincia del Katanga; Martin Fayulu, considerato il vero vincitore delle «elezioni rubate» del 2018; Denis Mukwege, il medico chirurgo che ricuce i corpi e le anime: nel 2018 ha ricevuto il Nobel per la Pace per il suo lavoro con le donne vittime di violenza. I loro timori per un esito falsato del voto (turno unico, vince chi ottiene più consensi) sono condivisi dalla Chiesa cattolica locale guidata dal cardinale Fridolin Ambongo, coraggioso fustigatore della corruzione delle istituzioni, mentre l’Unione europea ha espresso preoccupazioni per le violenze della campagna elettorale. Questa volta non ci saranno osservatori Ue alle urne, perché il governo congolese non ha permesso loro (addirittura!) l’uso di apparecchiature satellitari.
Premio Nobel
Tra i favoriti Denis Mukwege, il chirurgo premio Nobel per la Pace nel 2018
L’Europa alla finestra, l’Onu che se ne va perché il Paese ospite ritiene i Caschi Blu un peso più che una risorsa (e il capo della Minusco conferma che la missione non è stata all’altezza). In quest’aria di apparente smobilitazione, l’attenzione del mondo in realtà è grande: il cuore di tenebra e di cobalto dell’Africa interessa eccome. Le sue risorse minerarie (il 70% delle riserve globali del coltan usato nei telefonini, il 30% dei diamanti, il 50% del cobalto per le batterie delle auto elettriche) saranno sempre più centrali nell’economia verde. Durante il suo mandato, Fatshi ha cercato di smarcarsi dall’abbraccio soffocante della Cina rinegoziando contratti svantaggiosi e avvicinandosi all’orbita degli Stati Uniti.
Giochi diplomatici
Il governo di Kinshasa ha cercato di smarcarsi dall’abbraccio cinese avvicinandosi agli Usa
Certo i numeri negativi del gigante africano sono impressionanti: il 60% dei congolesi sotto la soglia di povertà, circa 6 milioni sfollati per conflitti interni che ancora bruciano, il pil cresciuto del 9% con l’inflazione che però ha toccato il 20. Il cobalto e il coltan fanno gola ai gruppi armati e alle cricche dei potenti. Le tensioni con il vicino Ruanda non sono calate: il presidente ha appena paragonato il leader ruandese Paul Kagame ad Adolf Hitler («farà la stessa fine»). E un sacco di gente come la venditrice di mais Espérance Mazika di Goma oggi andrà alle urne senza sapere se potrà votare. Ma anche questa volta, se in un modo o nell’altro dovesse vincere il numero 20, il mondo ne prenderà atto.