Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  dicembre 19 Martedì calendario

Intervista a Luca Dotti. Parla della mamma Audrey Hepburn

Sua madre Audrey Hepburn nasce in Belgio da padre inglese e da madre olandese, il successo lo deve agli Stati Uniti, poi vive a lungo in Italia, ma sceglie la Svizzera come definitivo domicilio. Dove si sentiva a casa?
«Mamma era una persona che, come dire, casa ce l’aveva dentro. Dico così perché la sua vera casa – racconta Luca Dotti, il figlio secondogenito della Hepburn – l’aveva persa tante volte, lasciando prima il Belgio, per ragioni di lavoro di mio nonno, poi l’Inghilterra per il divorzio tra i suoi genitori, infine l’Olanda. L’unica stagione quieta l’ha vissuta nella campagna del Kent, dove era stata mandata in collegio a sei anni. Un contesto che, da adulta, appena potuto ha ricreato in Svizzera, modellando il giardino e gli orti della sua casa a Tolochenaz, un paesino vicino a Losanna, sulla base di quel ricordo».
Perché la Svizzera?
«Era un Paese neutrale con un format agricolo, molti attori di Hollywood lo avevano scelto anche per ragioni fiscali. Negli Stati Uniti i redditi più alti pagavano il 75% di tasse, così in tanti si erano spostati in Svizzera e a Monaco».
Che passaporto aveva?
«Inglese. Ne era fierissima, si considerava al 100% inglese».
Sua madre Audrey Hepburn nasce in Belgio da padre inglese e da madre olandese, il successo lo deve agli Stati Uniti, poi vive a lungo in Italia, ma sceglie la Svizzera come definitivo domicilio. Dove si sentiva a casa?
«Mamma era una persona che, come dire, casa ce l’aveva dentro. Dico così perché la sua vera casa – racconta Luca Dotti, il figlio secondogenito della Hepburn – l’aveva persa tante volte, lasciando prima il Belgio, per ragioni di lavoro di mio nonno, poi l’Inghilterra per il divorzio tra i suoi genitori, infine l’Olanda. L’unica stagione quieta l’ha vissuta nella campagna del Kent, dove era stata mandata in collegio a sei anni. Un contesto che, da adulta, appena potuto ha ricreato in Svizzera, modellando il giardino e gli orti della sua casa a Tolochenaz, un paesino vicino a Losanna, sulla base di quel ricordo».
Perché la Svizzera?
«Era un Paese neutrale con un format agricolo, molti attori di Hollywood lo avevano scelto anche per ragioni fiscali. Negli Stati Uniti i redditi più alti pagavano il 75% di tasse, così in tanti si erano spostati in Svizzera e a Monaco».
Che passaporto aveva?
«Inglese. Ne era fierissima, si considerava al 100% inglese».

Sua madre Audrey Hepburn nasce in Belgio da padre inglese e da madre olandese, il successo lo deve agli Stati Uniti, poi vive a lungo in Italia, ma sceglie la Svizzera come definitivo domicilio. Dove si sentiva a casa?
«Mamma era una persona che, come dire, casa ce l’aveva dentro. Dico così perché la sua vera casa – racconta Luca Dotti, il figlio secondogenito della Hepburn – l’aveva persa tante volte, lasciando prima il Belgio, per ragioni di lavoro di mio nonno, poi l’Inghilterra per il divorzio tra i suoi genitori, infine l’Olanda. L’unica stagione quieta l’ha vissuta nella campagna del Kent, dove era stata mandata in collegio a sei anni. Un contesto che, da adulta, appena potuto ha ricreato in Svizzera, modellando il giardino e gli orti della sua casa a Tolochenaz, un paesino vicino a Losanna, sulla base di quel ricordo».
Perché la Svizzera?
«Era un Paese neutrale con un format agricolo, molti attori di Hollywood lo avevano scelto anche per ragioni fiscali. Negli Stati Uniti i redditi più alti pagavano il 75% di tasse, così in tanti si erano spostati in Svizzera e a Monaco».
Che passaporto aveva?
«Inglese. Ne era fierissima, si considerava al 100% inglese».


Perché?
«La Paramount per il film Sabrina stabilì di inviare la giovane Audrey Hepburn a farsi vestire da uno stilista francese. La scelta cadde su Balenciaga, che rifiutò perché non aveva tempo, allora fu deciso di rivolgersi a Givenchy, che ricevuto il telegramma dell’arrivo della Hepburn si aspettava la ben più nota Katharine Hepburn, appena scoperta la verità si innervosì e non volle riceverla. Ne è poi nata una grande amicizia».
C’era qualcuno del suo mondo che non amava...
«Pare non si amassero con Humphrey Bogart, che in più mentre recitava aveva il difetto di sputacchiare».
Poco più che quarantenne si ritirò dalle scene...
«La carriera voleva dire non vedere i figli e lei, che aveva vissuto come un trauma l’assenza del padre, non voleva ripetere l’errore. Un altro motivo è legato al fatto di avere avuto una serie di aborti. Aveva lasciato Hollywood a malincuore, ma non aveva dubbi che mio fratello prima e, poi, io avevamo la precedenza».Perché?
«La Paramount per il film Sabrina stabilì di inviare la giovane Audrey Hepburn a farsi vestire da uno stilista francese. La scelta cadde su Balenciaga, che rifiutò perché non aveva tempo, allora fu deciso di rivolgersi a Givenchy, che ricevuto il telegramma dell’arrivo della Hepburn si aspettava la ben più nota Katharine Hepburn, appena scoperta la verità si innervosì e non volle riceverla. Ne è poi nata una grande amicizia».
C’era qualcuno del suo mondo che non amava...
«Pare non si amassero con Humphrey Bogart, che in più mentre recitava aveva il difetto di sputacchiare».
Poco più che quarantenne si ritirò dalle scene...
«La carriera voleva dire non vedere i figli e lei, che aveva vissuto come un trauma l’assenza del padre, non voleva ripetere l’errore. Un altro motivo è legato al fatto di avere avuto una serie di aborti. Aveva lasciato Hollywood a malincuore, ma non aveva dubbi che mio fratello prima e, poi, io avevamo la precedenza».
Era una seduttrice?
«Più che seduttrice era charmant, molto simpatica e alla mano. Il suo modo di accogliere spiazzava, conquistando chiunque con la sua semplicità».Suo padre Andrea Dotti è stato il secondo marito, dopo Mel Ferrer. Come si erano conosciuti?
«Mamma si era appena separata e aveva accettato un invito di Olimpia Torlonia in crociera in Turchia. In barca c’era anche mio padre, era l’estate del 1968, fu un colpo di fulmine con tanto di matrimonio nel gennaio del 1969. L’anno dopo sono nato io».
Come si integrò con la famiglia di suo padre, erede degli industriali Cirio, e con una suocera italiana?
«I tre fratelli di mio padre l’hanno subito amata, mentre mia nonna Paola, indiscussa capofamiglia, era tanto intelligente e simpatica quanto dispotica. C’erano due aspetti che mandavano in bestia mia nonna: la totale autonomia economica di mia madre e, ancora peggio, il fatto di restare sorridente di fronte alle peggiori perfidie. Gliene ha fatte un po’ di tutti i colori, ma mia madre si sottraeva con grandi sorrisi».
Con Roma che rapporto ha avuto?
«Con la Roma dei negozianti e delle tante botteghe della città di allora ha avuto un rapporto fantastico. Amava le tradizioni e portava a mano i bigliettini per gli auguri di Natale e di compleanno. La città l’ha ricambiata. La Roma un po’ più altolocata, che voleva da mia madre atteggiamenti da diva e storie da star ne è rimasta insoddisfatta e, dunque, per invidia spesso è stata bollata come una snob. Volevano Audrey Hepburn e lei si comportava da signora Dotti».

Discuteva di politica?
«Mamma in questo era agnostica, come con la religione, non era schierata. Aveva avuto una passione per il presidente Sandro Pertini, per lei l’Italia era lui sebbene avesse conosciuto altri politici come Amintore Fanfani e Giovanni Leone».
È stata severa?
«Aveva il suo modo di essere severa, facendo capire che una cosa le dispiaceva, che in alcuni casi può essere molto peggio di una bella sfuriata».
L’immagine di Audrey Hepburn resta attuale, cosa aveva di diverso dalle grandi star della sua epoca?
«Le donne prorompenti della sua generazione erano riconducibili all’immaginario collettivo di quella stagione, mentre mia madre era e resta più abbordabile, chiunque può essere Audrey Hepburn».

Un ricordo indelebile...
«Una spiaggia caraibica e lei che con poca convinzione tratta sul prezzo con un venditore di collane. Al termine del buffo negoziato lei torna raggiante e, malgrado la sua fama mondiale, la sua storia incredibile e la sua carriera stellare, mi dice: il più grande piacere della mia vita è stare qui con te e poter mercanteggiare questa collana».
Le ha mai regalato una Vespa?
«Sì, ma era terrorizzata che mi facessi male».