La Stampa, 19 dicembre 2023
Intervista a Federica Pellegrini
Si muove lenta Federica Pellegrini e non le era mai capitato prima, giusto a dieci giorni dallo scadere della gravidanza lascia che il ritmo lo detti la voluminosa pancia che ha cambiato pure la velocità dei pensieri. Quelli, adesso, dopo cinque meditate Olimpiadi e sei ori Mondiali forgiati nel tempo, viaggiano rapidi e urgenti.
Ha fatto tutto quel che voleva prima di diventare mamma?
«Direi di sì. Ho imparato a sciare al pelo e dovrei essermi tolta sfizi da brividi per un po’, ho ancora tanti viaggi in programma e li metto in pausa. Almeno smetto sentirmi dire “Pronta per un figlio? “».
Non è che poi le chiedono la seconda o il maschio?
«No, penso di aver dato il mio contributo alla società (ride). Mi aspettavo che la gente si chiedesse quando sarei diventata mamma, non con tanta insistenza. Sono passata dal dover nuotare al dover figliare. C’erano messaggi invadenti sul profilo Instagram che fortunatamente si è automoderato con reazioni tipo “finitela"».
Chi prevale? La parte evoluta o gli zotici?
«C’era una quota di romanticismo nella curiosità, purtroppo pure tanta arretratezza: in Italia c’è ancora chi vede la donna nella casella mamma».
Crescerà una figlia femmina in questo Paese, lo stesso dove i femminicidi, nel 2023, hanno superato i 100.
«Già. La morte di Giulia Cecchettin ci ha segnato perché, quando abbiamo saputo che era sparita, speravamo fosse per un’altra ragione eppure, dentro di noi, già sapevamo. Siamo davanti a… un’epidemia, si può dire così?».
Si può. Come si ferma?
«Educando gli uomini. Cecchettin ha rotto gli argini, anche per le parole della sorella che ha dato il giusto peso a ogni dettaglio e fatto arrivare il concetto di patriarcato alle orecchie di chi non l’ha mai voluto prendere in considerazione come problema».
Quanto è un problema oggi?
«È stato la base delle famiglie fino alla generazione precedente alla mia e io ho 35 anni. Non si cancella il retaggio di secoli in un attimo. Ci sono persone fragili che davanti a una rivoluzione femminile destinata a portare alla parità non reggono».
È una scusa?
«No, è un movente, assurdo quanto si vuole, ma reale».
Se è questione di tempo, sua figlia avrà a che fare con persone più mature e risolte?
«Non ho molto speranze. Preferisco darle gli strumenti per interagire con società come questa. Prenda il padre espulso da un palazzetto di basket dopo aver urlato all’arbitra che si meritava di fare la fine di Cecchettin… Lui come li tira su i figli?».
Che cosa direbbe a quell’arbitra?
«Di non fermarsi e ho letto che non lo farà. Non possiamo cambiare strada per paura o non andiamo avanti».
Dirà mai a sua figlia come si deve vestire?
«Credo in una impostazione che, in questo momento storico, viene scambiata per limite ideologico. Sono stata educata all’etica del buongusto. Ringrazio mamma per avermela insegnata e voglio tramandarla a mia figlia: c’è un limite tra eleganza e volgarità».
Non è soggettivo? Alcune sue foto hanno ricevuto attacchi moralisti.
«Per certi bastano la gonna corta o il tacco 11 e stai provocando. No, mi riferisco alla consapevolezza: mostrarsi per chi si è, scegliere senza condizionamenti».
Sua madre è per lei un modello da sempre. C’è la madre di un film, di un libro a cui ruberebbe qualche cosa?
«Ho appena visto un film molto leggero, natalizio, “Bad Moms 2” con ste mamme che si accampano dalle figlie. Una è maniaca del controllo, l’altra rock e la terza nostalgica. Ho visto l’amore in tutte e tre: insegnare la vita, dare peso al divertimento e non perdere di vista chi ami sono qualità che, al netto dell’ironia, prendo».
Quale è il primo ricordo di sua madre?
«È mediato: lei con un costume a pois bianchi e azzurri a bordo piscina, una di quelle da bambini. Strano, so che è una fotografia e la percepisco come memoria».
Che cosa ha detto sua madre quando ha saputo che lei era incinta?
«Ha pianto. Aspettava la nipote da quattro cani: povera ha curato cuccioli prima di poter essere nonna».
Invece lei insisteva a nuotare. Parigi sarà la prima Olimpiade senza Pellegrini in vasca dal 2004.
«Questi sarebbero stati i mesi in cui domandarsi se stessi facendo il massimo, in cui correggere particolari che portassero alla perfezione. Mi manca e insieme non vorrei mai più tornare a quell’agitazione. Vivi di uno stato d’animo per decenni, ne fai il perno e poi, di colpo, non ti appartiene più».
Ceccon, detentore del record del mondo dei 100 dorso, è uno dei nomi più importanti della nazionale e pure uno che ama stare per i fatti propri. Ci si rivede?
«Parzialmente, ha un infinito talento, ovvio. Io avevo fasi in cui abitavo un mondo a parte, in altre sentivo il gruppo e l’energia delle staffette, pure se le mie non potevano ambire al podio mentre le sue sì. Lui però è il prototipo del campione contemporaneo: è centrato e penso abbia molta fame, caratteristica fondamentale. Lo spiego alla Fede Academy che ho aperto con mio marito Matteo Giunta, lì vedo atteggiamenti che preoccupano».
Quali?
«Adolescenti che vogliono essere i numeri uno prima di scoprire chi sono. Motivati forse dalle ambizioni dei genitori o dall’emulazione».
Lei non voleva essere la numero uno?
«Sì, ma ero affamata di quel desiderio, era mio, radicato. Qui parliamo di raggiungere un successo immaginario, quel tipo di confusione che ti porta a dire cento cose su come senti di poter nuotare e poi lasci la cuffia in camera».
Il suo collega Paltrinieri è stato ad Atreju, alla festa dei giovani di Fratelli d’Italia e ha dovuto rispondere a qualche contestazione social.
«C’ero stata anche io, altro periodo, si notava meno. Il pubblico deve capire che lo sportivo è un animale strano: andare alla festa di un partito non significa rappresentarlo: siamo super partes per definizione».
Per Alberto Tomba, Sinner è pronto a entrare nel vostro esclusivo club di trascinatori. Fino a qui sareste in tre, voi due e Valentino Rossi.
«Me lo ha annunciato. Mi ha fatto piacere sapere di esserci. Sinner è come Ceccon: quelli pronti che fanno tutto in progressione costante. Quando io salivo sul blocco poteva succedere di tutto, loro magari perdono, non sballano. Sinner farà meno fatica di noi, il tennis è mediatico, io e Alberto siamo partiti da nuoto e sci e diventati simbolo. Ci va carattere».
Un flirt passeggero con Tomba c’è mai stato?
«No, la vera amicizia è scattata tardi. Io stavo quasi per ritirarmi, ero impegnata e nonostante qualche bislacco gossip Matteo non è mai stato geloso di lui. Quella gelosa sono io».
La bimba cambierà suo marito?
«Spero. Quando nuotavo riuscivo a destabilizzarlo ogni tanto, ora è tornato imperturbabile come è di carattere… Una figlia femmina qualche cardine glielo toglie». —