la Repubblica, 19 dicembre 2023
Messner sta bene
MILANO – «In queste ore ho capito che molte persone hanno un problema con la morte. Di qui l’allarme scatenato dalle mie parole, che si limitano a prendere atto che per gli esseri umani il tempo passa. Io sto benissimo, ma non ho paura di morire: a 79 anni sono però consapevole che anche la prospettiva della mia vita diventa ogni giorno più breve». Reinhold Messner è a Bangalore assieme alla moglie Diane Schumacher e si meraviglia per le migliaia di messaggi preoccupati per la sua salute, che lo raggiungono in India da ogni parte del mondo. «Voglio tranquillizzare tutti – dice a Repubblica – sto benissimo e passerò ai piedi dell’Himalaya gli ultimi giorni dell’anno, in parte in vacanza e in parte al lavoro. D’altra parte, alla mia età, è giusto dire anche pubblicamente e con semplicità che il tempo trascorso e l’idea della morte non mi pesano. Al contrario, considero il loro rapporto come l’occasione per un’altra grande avventura».
“Cammino e arrampico dietro a mio figlio”
Il re degli Ottomila parla dalla città sacra degli indù e dice di essere divertito dal paradosso di trovarsi nel luogo dove milioni di fedeli salutano i loro defunti, disperdendone le ceneri nel fiume Gange, proprio mentre dal resto del pianeta gli arrivano gli incoraggiamenti a «tenere duro» e a «non mollare», da chi via Instagram è stato indotto a «considerarmi già moribondo». «Invece l’anno prossimo compirò felicemente 80 anni – dice – e non voglio preoccupare nessuno. Fisicamente sono in forma, cammino e arrampico ancora dietro a mio figlio, viaggio, scrivo e penso a nuovi film. Non sono però così sciocco da non accorgermi che non mi resta molto tempo per le mie passioni e per stare con le persone che amo. La morte in questo senso è per me un dato di fatto e sono felice di potermi guardare indietro per constatare di aver vissuto una vita meravigliosa. Grazie a questo posso affrontare con tranquillità i miei prossimi dieci anni: come per tutti, anche per me possono essere gli ultimi».
In India a caccia di cimeli per il suo museo
La scorsa settimana, alla vigilia della partenza per l’India in cerca di cimeli destinati al suo nuovo museo dedicato a montagna e alpinismo, che sarà inaugurato prima dell’estate sul Monte Elmo tra le Dolomiti di Sesto in Alto Adige, sempre a Repubblica aveva detto di essere «stufo di chi sempre più spesso sfrutta il mio nome per farsi pubblicità, o per fini politici, o per accreditarsi presso l’opinione pubblica». Il riferimento era al maldestro tentativo, fallito in estate a furor di popolo e di ragionevolezza alpinistica, di cancellare il suo primato di primo uomo ad aver salito le 14 vette più alte del pianeta. Anche per questo Messner è impegnato nel suo «ultimo tour mondiale», decine di conferenze in cui racconta la propria vita, il suo rapporto con la natura e con il mistero dell’avventura umana. «Il mio post – spiega – va contestualizzato al messaggio filosofico che voglio trasmettere fino a quando la salute, che oggi è piena, me lo permette». Ad allarmare il popolo degli alpinisti, gli amici e chi lo stima, parole che per gli estranei si sono in effetti prestate ad essere fraintese.
Il messaggio frainteso e la spiegazione
“Sono arrivato alla fine – aveva scritto Messner sui social – questa è la realtà. Me ne vado con la coscienza pulita, sapendo di essere stato una brava persona e di aver dato il massimo”. Ora il chiarimento, reso anche in un video che lo ritrae a Bangalore, in cima alla scalinata che scende fino al Gange, da cui si alza il fumo delle pire funebri degli indù. «Tranquilli – conferma a Repubblica anche il fratello Hubert Messner, medico in pensione, a pochi giorni dal diventare assessore alla Sanità nella controversa giunta provinciale altoatesina tra Svp e destre italo-tedesche – Reinhold oggi non ha problemi di salute. Finalmente si gode la vita: può guardare al passato lucidamente e senza ansie, ragionare sul futuro libero da paure e da sfide estreme. Proprio per questo condividiamo da tempo le riflessioni sul tema della morte, un tabù che in pubblico continua a resistere. Ne parlo io nel mio ultimo libro, ne scrive lui specie nei suoi due testi più recenti. La morte ha accompagnato la nostre vite, per noi riferirsi a lei è normale».
I due fratelli rimasti e i due morti
Reinhold e Hubert Messner hanno condiviso diverse imprese e assieme hanno affrontato il dolore per la perdita di due fratelli: Guenther, scomparso in un crepaccio scendendo dal Nanga Parbat, e Siegfried, centrato da un fulmine tra le Torri del Vajolet. «Vita e morte camminano ogni giorno tenendosi per mano – dice Reinhold. Chi teme la seconda non ha il coraggio di affrontare la prima e butta via il tempo che gli viene concesso».