il Fatto Quotidiano, 18 dicembre 2023
Povera Serie A. La Supercoppa venduta agli sceicchi: e in Arabia ci snobbano pure
Ricordate quando il presidente federale Gravina nei giorni scorsi rivelò alla stampa impettito e con tono stentoreo: “Abbiamo rifiutato di organizzare con l’Arabia i Mondiali del 2034 per questioni morali e per la non condivisione di alcuni valori: non si può far finta di nulla sempre”? Beh, si trattò di un episodio della fortunata serie: “Abbiamo la faccia come il culo” di cui Gabriele Gravina, numero uno del calcio “made in Italy”, è apprezzato primattore.
Per chi non lo sapesse, proprio lui aveva benedetto infatti in primavera, dall’alto del suo soglio pontificio, l’accordo stipulato con l’Arabia Saudita dalla Lega Serie A, accordo che prevede la disputa di quattro delle prossime sei Supercoppe Italiane nello stato arabo. Ritrovandosi il nostro calcio con le pezze al culo, pur di portare a casa qualche spicciolo in più – e a dispetto dei calendari ingolfati che rendono difficile trovare spazi per partite o format inventati ex novo –, i nostri eroi hanno dapprima scopiazzato la Liga spagnola trasformando il format della Supercoppa in una Final Four con quattro club in lizza (e quindi con due semifinali e una finale da giocare); dopodiché, col cappello in mano se ne sono andati a elemosinare al tavolo degli sceicchi qualche milione in più – le questioni morali sono passate quel giorno in secondo piano spuntando la bellezza di 23 milioni, 7 dei quali appannaggio del club vincitore.
Finita lì? Macché. Dopo aver fatto la figura, oltre che degli accattoni, di chi predica bene e razzola male, i nostri eroi non sono riusciti a sottrarsi a un’altra gigantesca figura di melma che li ha visti penosi protagonisti fino a qualche giorno fa. Cos’è successo? È successo che gli arabi, avendo già in programma dal 10 al 14 gennaio la più attraente Supercoppa di Spagna con Final Four tra Real Madrid, Atletico Madrid, Barcellona e Osasuna, avevano storto il naso al pensiero di farle seguire a stretto giro di posta un doppione come la Supercoppa italiana, già scalzata una volta dalla sua data originaria per far spazio a quella spagnola. Una Supercoppa giudicata dagli sceicchi di scarso appeal per via di un cast (parliamo di Napoli, Inter, Lazio e Fiorentina) che poco attizza i pretenziosi emiri.
Per prima cosa gli arabi hanno così spostato la sede del torneo da Gedda a Riad, dopodiché hanno proposto alla Lega un ulteriore slittamento di date a inizio febbraio, dal 4 all’8, ricevendo però in risposta il fermo no di Napoli e Inter che a metà febbraio devono rituffarsi in Champions League per le cruciali sfide degli ottavi di finale. Morale della favola: alla fine del braccio di ferro tra gli sceicchi che ci schifavano e i nostri alti papaveri che protestavano, il nero su bianco del contratto ha avuto la meglio: il 18 e il 19 gennaio saranno giocate le semifinali Napoli-Fiorentina e Inter-Lazio e il 22 la finale. “Giocare la Supercoppa in Arabia è da deficienti – aveva detto De Laurentiis –: non vedo perché non la si possa giocare all’Olimpico”.
Invece no. Per due spiccioli in più ci siamo buttati nelle mani degli sceicchi a cui oggi è già passata la voglia di vederci giocare: non gliene frega nulla e ce lo hanno detto a chiare lettere. Una figuraccia da Guinness dei Primati che non meritavamo. Se è vero che il calcio italiano avrebbe davvero uno “straordinario brand” da difendere (solo il Brasile ha vinto più Mondiali di noi), complimenti vivissimi a chi ci ha ridotto così. Ieri campioni, oggi accattoni.