Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  dicembre 18 Lunedì calendario

La babele del campo largo

C’è qualcosa di nuovo, anzi di antico che sta riaffiorando a sinistra: la caccia grossa al federatore. Ha dato una mano a questo gioco di società Romano Prodi, lui che è stato il primo dei capi pro-tempore del centro-sinistra ma anche l’unico che sia stato premiato dagli elettori: sabato a Roma, uscendo dalla Convention del Pd, è stato inchiodato alla domanda di un cronista che chiedeva se Elly Schlein possa essere la federatrice del Campo largo e lui ha risposto che «sì, può benissimo esserlo». Anche se poi il Professore ha sfumato le condizioni che rendono comunque prematura un’investitura. Prodi – che alle Primarie del Pd, senza dichiararlo, ha votato per Stefano Bonaccini – è un emiliano che dai “cugini” comunisti ha introiettato un imperativo, una categoria ferrea: l’unità prima di ogni altra cosa e in questo momento Schlein è la segretaria che prova a unire e dunque…
Ma lui stesso sa quel che anche Elly Schlein sa benissimo: da gennaio a sinistra si aprirà una stagione assai diversa da quella attuale. La relativa quiete che sino ad oggi ha coperto le divisioni a sinistra, si trasformerà in una competizione accesa e per una ragione assai rilevante, non ancora entrata nella discussione pubblica: ben quattro soggetti si contenderanno lo stesso, ristretto spazio elettorale. Un fazzoletto. E sono il Pd di Schlein, che coerentemente con la sua segretaria, si è spostato a sinistra, ma proprio in un’area dove già insistono l’alleanza Sinistra Italiana-Verdi, la stessa nella quale fanno sempre più incursioni i Cinque stelle di Conte. E in questa stessa area di sinistra-sinistra da gennaio si prepara ad entrare un nuovo soggetto politico, quello al quale sta lavorando Michele Santoro.
Certo, per ora l’ex mattatore di RaiTre sta macinando sotto traccia, ma mosso da un ambizione competitiva, ben illustrata da un’indiscrezione: l’abboccamento con l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, voluto e poi stroncato dal Pd. Un personaggio con un’aura di “purezza” e che si porta dietro un cospicuo potenziale di voti nella Circoscrizione centrale delle Europee.
Dunque, Pd, Cinque stelle, Sinistra-Verdi e Santoro si preparano ad una guerra della mattonella sullo stesso fazzoletto elettorale: il Campo Largo diventerà un campo d’Agramante? La federatrice si ritroverà a raccogliere macerie? Dieci mesi fa Schlein, che (secondo due diverse ricerche ad hoc) è diventata segretaria del Pd con l’appoggio di almeno il 40% di elettori delle Primarie che non avevano votato dem alle elezioni di alcune settimane prima, fino ad oggi è stata coerente con i propri “elettori” e meno con gli iscritti dem (che gli avevano preferito Bonaccini) e il conseguente spostamento del baricentro a sinistra, fa entrare il suo Pd in competizione strettissima anzitutto con i Cinque stelle di Giuseppe Conte. Un Movimento dato in ascesa da tutti gli istituti di sondaggio: il M5s che alle Politiche del settembre 2022 era arrivato a quota 15,4%, oggi è quotato da Ipsos al 17,2%, da Swg al 16,4%, da Ixé al 17,6%, mentre il Pd (alle Politiche al 19,1%) è stazionario per Ipsos (19%), per Swg (19,6%) o in leggera flessione per Ixé (18,9%).
Giuseppe Conte che coltiva l’ ambizione di tornare a palazzo Chigi, non ha intenzione di lasciar spazio alla federatrice Schlein: «Il Mes? Se lo voterà Meloni. Assieme al Pd…». La segretaria del Pd federatrice di tutte le forze del Campo largo? «Mi dispiace ma deve fare i conti con noi, con me». Meloni tende a polarizzare lo scontro tutto tra lei e Schlein? Ancora Conte, sulfureo: «Ma c’è il Movimento Cinque stelle, mi spiace per loro…».
Sulla federatrice Schlein incombono anche le prossime elezioni locali: a Firenze e Bari il non-governo da Roma sta portando verso un frazionamento del Campo largo e comunque il primo test è imminente: il 25 febbraio si vota alle Regionali sarde. Da Roma non sono riusciti a disinnescare la «mina» Renato Soru e l’alleanza Pd-Cinque stelle, con una propria candidata, si prepara alla sconfitta. Ieri mattina, in un hotel di Oristano ha preso la parola Renato Soru, che ha esordito così: «Salude a tottusu…». E poi, per 35 minuti ha continuato a parlare in sardo strettissimo, una lingua del tutto incomprensibile per chi non sia isolano.
Una scena che potrebbe diventare simbolica di un destino: la Babele del Campo largo.