Corriere della Sera, 18 dicembre 2023
Rossellini interpreta le bestie
«La prima volta che ho recitato in palcoscenico “Bestiario d’amore” – racconta Isabella Rossellini – ero talmente spaventata che la voce mi è scomparsa! Per l’emozione, le corde vocali si erano letteralmente bloccate e dissi a Jean-Claude Carrière, che firmava con me lo spettacolo: non ce la faccio... annulliamo la rappresentazione...».
Carrière era d’accordo?
«Ovviamente no. Prima mi tranquillizzò, poi uscì alla ribalta e disse al pubblico: Isabella ha perso la voce, potete vedere se la trovate da qualche parte, magari nelle vostre borse o sotto le sedie?».
Come andò a finire?
«Mi fece talmente tanto ridere, che mi sono rilassata e, pian piano, la voce è ritornata».
Ora torna in scena, in Italia, con «Darwin’s Smile»: al Teatro Remondini di Bassano del Grappa dal 15 gennaio, dal 23 gennaio al Teatro Della Pergola di Firenze.
«È un one woman show dove, sulla base dei testi del biologo e naturalista britannico, mi immergo nelle emozioni dell’uomo e degli animali. L’empatia è fondamentale nella recitazione, ma necessaria anche per studiare il comportamento animale. E proprio grazie alla recitazione si può comprendere la misteriosa natura degli animali e le relative differenze».
Per esempio?
«Darwin, 150 anni fa, aveva intuito che esiste una continuità tra noi e gli animali, aprendo molte porte alla ricerca scientifica. Per esempio si chiedeva: perché alcune espressioni come il sorriso, l’aggrottare le ciglia, o il tremore sono comuni in tutto il mondo, mentre altri gesti sono specifici solo in certi Paesi? Perché evidentemente sono stati costruiti dall’evoluzione culturale umana. Per spiegarlo, con la dovuta comicità, mi diverto a interpretare cani, gatti, galline e naturalmente lo stesso Darwin».
Lei da molto tempo si occupa di questo argomento. Ha realizzato l’acclamata serie di cortometraggi «Green Porno», dove descrive i diversi modi in cui si accoppiano e si riproducono per esempio gli insetti, i crostacei...
«A me gli animali fanno tanto ridere e nella serie ho voluto raccontare gli aspetti più buffi del loro modo di fare sesso e riprodursi. Loro non sono condizionati, come noi umani, dalle convenzioni: ci sono i maschi che diventano femmine e viceversa, poi gli ermafroditi e poi quelli che fanno le orge... Adesso li porto in palcoscenico per divertire gli spettatori».
«Mi fece talmente tanto ridere, che mi sono rilassata e, pian piano, la voce è ritornata».
Ora torna in scena, in Italia, con «Darwin’s Smile»: al Teatro Remondini di Bassano del Grappa dal 15 gennaio, dal 23 gennaio al Teatro Della Pergola di Firenze.
«È un one woman show dove, sulla base dei testi del biologo e naturalista britannico, mi immergo nelle emozioni dell’uomo e degli animali. L’empatia è fondamentale nella recitazione, ma necessaria anche per studiare il comportamento animale. E proprio grazie alla recitazione si può comprendere la misteriosa natura degli animali e le relative differenze».
Per esempio?
«Darwin, 150 anni fa, aveva intuito che esiste una continuità tra noi e gli animali, aprendo molte porte alla ricerca scientifica. Per esempio si chiedeva: perché alcune espressioni come il sorriso, l’aggrottare le ciglia, o il tremore sono comuni in tutto il mondo, mentre altri gesti sono specifici solo in certi Paesi? Perché evidentemente sono stati costruiti dall’evoluzione culturale umana. Per spiegarlo, con la dovuta comicità, mi diverto a interpretare cani, gatti, galline e naturalmente lo stesso Darwin».
Lei da molto tempo si occupa di questo argomento. Ha realizzato l’acclamata serie di cortometraggi «Green Porno», dove descrive i diversi modi in cui si accoppiano e si riproducono per esempio gli insetti, i crostacei...
«A me gli animali fanno tanto ridere e nella serie ho voluto raccontare gli aspetti più buffi del loro modo di fare sesso e riprodursi. Loro non sono condizionati, come noi umani, dalle convenzioni: ci sono i maschi che diventano femmine e viceversa, poi gli ermafroditi e poi quelli che fanno le orge... Adesso li porto in palcoscenico per divertire gli spettatori».
Una passione per questo mondo che risale all’infanzia...
«Sin da piccola raccoglievo per strada i cani randagi e una volta papà mi disse: se non la smetti ti mando in collegio, Una minaccia spaventosa, però non mi sono arresa».
Tanto che ha creato la sua fattoria organica. Come è nata e come la gestisce?
«Vivevo a New York e seppi che, non lontano da casa mia, cioè a Long Island, c’era un terreno acquistato da un’imprenditrice che intendeva costruirci dodici abitazioni. Con un gruppo di amici eravamo molto tristi, ma poi sapemmo che, a causa della crisi economica, l’imprenditrice aveva rinunciato al progetto di costruzioni. Allora abbiamo creato un fondo comune, ci hanno aiutato varie fondazioni, e riuscimmo a comprare il terreno. Non sapevo che fosse così impegnativo, problematico e costoso gestire una fattoria. Mi sono molto ispirata al modello degli agriturismi italiani, dove è possibile creare i bed&breakfast con cui si guadagna e si può mandare avanti l’intera struttura: è diventata una sorta di allegra fattoria in un parco nazionale».
Ma lei mangia gli animali che alleva?
«Mai quelli che allevo io, mi sentirei una cannibale... loro invecchiano con me. Però non sono vegetariana e delle galline mangio solo le uova. Per il resto mi nutro di quelli che compro altrove».
La sua paura ecologista per l’ambiente?
«Ho studiato scienze ambientali e le notizie che di giorno in giorno apprendiamo sono allarmanti, ma non ho risposte su come salvare il nostro pianeta».
Figlia di un grande regista, Roberto Rossellini, e di una grande attrice, Ingrid Bergman, lei è nata nel cinema...
«Da ragazza non volevo fare l’attrice, essendo intimorita dalla statura dei miei genitori. Li adoravo, ma temevo il confronto. Per questo ho iniziato facendo la modella: un mestiere che però non si può fare troppo a lungo, per ovvi motivi dell’età che avanza... Allora iniziai, dopo i trent’anni, la carriera cinematografica ma, per la mia interpretazione nel film “Il prato” dei Fratelli Taviani, ebbi critiche mostruose e mi sono detta: non lo faccio più. Papà era purtroppo già scomparso e mamma mi incitava a continuare. Le rispondevo: tu sei troppo famosa e sono destinata a un paragone impietoso! Alla fine mi ha convinto».
Teme le critiche teatrali?
«Certamente, ma finora sono state positive, mi è andata bene e mi sono incoraggiata».