Corriere della Sera, 18 dicembre 2023
Ecco perché non si trovano gli ostaggi
Non è facile trovare gli ostaggi ed è ancora più complicato a Gaza, devastata dal conflitto brutale, senza limiti.
La tragedia, ingiustificabile, dei tre ostaggi uccisi per errore dai soldati è avvenuta a Shajaiye, nella regione nord, da giorni campo di battaglia. Questo vuol dire che i miliziani avevano deciso di restare in zona nonostante l’avanzata nemica o che non erano in grado di spostarsi. Altri prigionieri hanno raccontato di essere stati trattenuti a sud. Alcuni erano «affidati» a nuclei familiari che li tenevano chiusi nei loro appartamenti. Una mamma, insieme ai tre figli, era detenuta in una stanza, quindi spostata molte volte: una casa, un tunnel, una moschea, un ex negozio. Trasferimenti notturni mentre erano in corso combattimenti e raid aerei: «I guerriglieri – ha aggiunto – sembravano confusi, non sapevano bene cosa fare». Gli ostaggi possono essere in qualsiasi angolo della Striscia, duro localizzarli.
Le macerie causate dai bombardamenti coprono le mosse dei guerriglieri e gli eventuali accessi ai tunnel. Solo le verifiche della fanteria possono scoprire le «aperture»: la bonifica, però, espone i soldati alle trappole ed allora gli interventi sono limitati. È un quadro teso, ogni ombra diventa minaccia. Di nuovo l’uccisione dei tre a Shajaiye nonostante sventolassero uno straccio bianco conferma la «confusione», il caos che aveva permesso agli ostaggi di tornare liberi, la mancanza di regole più strette. E sullo sfondo c’è la scelta del governo Netanyahu: fin dal primo giorno l’opzione bellica ha messo in secondo piano la questione ostaggi considerati alla stregua di prigionieri di guerra, anche se tra loro ci sono donne e bambini.
L’Unità 504 dell’esercito, lo Shin Bet, forse anche il Mossad hanno due obiettivi specifici: eliminare i vertici della resistenza palestinese, raccogliere informazioni sui rapiti (e se possibile riportali a casa). C’è un «centro» che assimila i dati trasmessi dagli uomini sul terreno, li studia ed elabora spunti. Gli interrogatori di mujaheddin catturati indicano eventuali piste da battere, la ricognizione elettronica (e i droni) aiuta ma ad oggi, al di fuori del canale negoziale con il Qatar, è stato possibile trarre in salvo una soldatessa e recuperare i corpi senza vita di sequestrati. Diversi gli spunti, provvisori. Hamas e le fazioni amiche, anche se in difficoltà, sono riuscite a proteggere il loro bottino. Per questo tipo di indagine (lo dicono i precedenti) servono tempo e pazienza, non ci sono successi rapidi. Se individuano la prigione devono poi essere in grado di tirare fuori l’ostaggio indenne, manovra che comporta pericoli in quanto i terroristi eliminano le prede (è già avvenuto). Esistono da sempre le «sorprese». Infine, è la storia dei conflitti a Gaza a dirlo: c’è sempre un aspetto sottovalutato.