il Fatto Quotidiano, 16 dicembre 2023
I paradisi fiscali costano al mondo 480 mld, quanto i danni e le perdite causati dal clima
L’importo delle tasse perse ogni anno a causa delle multinazionali e dei ricchi del pianeta che utilizzano i paradisi fiscali è pari alla quantità di denaro necessaria ogni anno per coprire il costo stimato delle perdite e dei danni causati dal clima, vale a dire 480 miliardi di dollari. Sono le conclusioni a cui approda Tax Justice Network pubblicate dopo la chiusura della Cop28. La ong che si batte per l’equità fiscale parla di un vero e proprio “doppio danno”. “Al centro di questa duplice crisi del collasso climatico e della disuguaglianza galoppante – spiega Franziska Mager, responsabile della difesa del clima e della disuguaglianza di Tax Justice Network – c’è un catastrofico uso improprio della politica fiscale per dare priorità ai super ricchi rispetto a tutti e a tutto il resto. I governi possono e devono riprogrammare i sistemi fiscali per proteggere i bisogni di tutti i membri della società, compreso il bisogno esistenziale di rispettare i confini planetari”.
Secondo una ricerca pubblicata a luglio dal Tax Justice Network, i Paesi perdono complessivamente 480 miliardi di dollari, di cui 301 miliardi sono attribuiti alle multinazionali che dirottano i profitti verso i paradisi fiscali e 171 miliardi sono riconducibili alle persone abbienti che nascondono la ricchezza off-shore. Ma se non cambierà nulla, i Paesi arriveranno a perdere quasi 5 mila miliardi di dollari a favore dei paradisi fiscali nei prossimi dieci anni, avverte la ricerca. Numeri che si sovrappongono a quelli sul clima. Secondo una ricerca di Climate Analytics e dei rapporti commissionati da Oxfam, si prevede che i danni macroeconomici del cambiamento climatico per i Paesi in via di sviluppo oscilleranno tra i 400 e i 431 miliardi di dollari all’anno entro il 2030. In particolare, Oxfam ha evidenziato che l’1% più ricco della popolazione mondiale ha emesso nel 2019 una quantità di carbonio pari a quella dei 5 miliardi di persone che costituiscono i due terzi più poveri del mondo.
All’inizio della Cop28 i governi hanno concordato un fondo per perdite e danni con un finanziamento iniziale di circa 700 milioni di dollari, che copre dallo 0,2% allo 0,01% del costo annuale stimato di perdite e danni. Alla fine, il documento approvato deficia di impegni finanziari: il mondo ricco continua ad aspettarsi che i Paesi poveri e martoriati dagli impatti dei cambiamenti climatici, di cui sono responsabili solo in minima parte, si accollino i costi della transizione da soli.