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 2023  dicembre 17 Domenica calendario

Sergio Alfieri e le 190 operazioni l’anno (di cui solo 85 per il servizio sanitario pubblico)


RomaAl Policlinico Gemelli di Roma è caccia all’uomo. Prima di leggere le carte si muovono le sciabole. C’è chi rilegge verbali e chi sfoglia cartelle cliniche alla ricerca anche delle più piccole tracce biologiche per scovare la gola profonda – così la chiamano all’interno – che avrebbe inguaiato il chirurgo del Papa, Sergio Alfieri indagato in falso in atto pubblico perché, secondo le accuse, avrebbe firmato in decine di casi il registro operatorio anche quando non era presente in sala. Insomma, «un clima di veleni, di sospetti, di caccia alle streghe», raccontano in ospedale, «alla ricerca di persone che avrebbero potuto raccontare il metodo del chirurgo del Papa», senza tenere a mente però gli antichi insegnamenti cattolici secondo i quali il Diavolo si annida nei dettagli con buona pace dei segugi sguinzagliati in questi giorni alla ricerca dei raffinati amanuensi che forse disgustati dai troppi atteggiamenti “poco” professionali hanno cominciato ad annotare e a distribuire pezzi di carte e appunti ancor prima del 2021, giorno nel quale il professor Sergio Alfieri, solo per citare un caso, è fotografato insieme ad altri esponenti del Gemelli con Papa Francesco nel sessantesimo anniversario della fondazione della facoltà di Medicina mentre in realtà sarebbe dovuto essere in sala operatoria (il giudizio sulla correttezza spetterà alla magistratura) dove erano in corso due interventi, (firmati da lui nel registro) o semmai nelle aule universitarie, dove, chiarisce una madre di uno studente, «mio figlio non lo ha mai visto entrare». Ma nonostante ciò, la caccia contro i “traditori” (o i benefattori, dipende dai punti di vista) dentro e fuori dal complesso sanitario non si arresta. E per la verità – secondo le informazioni – è addirittura partita da settimane, almeno da quando nel silenzio dell’inchiesta i carabinieri del Nas acquisivano decine di cartelle cliniche. «O noi o loro» raccontano dal quartier generale del management dove «per loro», i fedelissimi di Sergio Alfieri identificano e tracciano gli identikit dei potenziali nemici. A maggior ragione dopo la solidarietà mostrata dal cda della Fondazione, (dove siede peraltro lo stesso Alfieri che se la esprime e si giudica da solo), che dall’esterno «appare incomprensibilmente arroccato su se stesso – spiega un autorevole esponente del sistema che governa il Gemelli – senza comprendere che all’esterno si favorisce così l’idea di una connivenza totale». Una sorta di bolla, che intercetterebbe interessi personali, potere, favori e molti privilegi ottenuti e concessi. «Ma di là dell’inchiesta e delle responsabilità individuali – riprende l’autorevole fonte – uno dei temi di fondo che andrà posto da qui in avanti è la sostenibilità di un metodo di fare che impone a chirurghi e non solo di premere sempre di più l’acceleratore verso il settore intramoenia». Come dire: quanto incassa ogni anno il Gemelli nel privato? Dati e cifre a parte, è certo che tutti non potevano non sapere «quanto accadesse e accade nei reparti di quell’ospedale», così come è noto il tema che se il controllore Sergio Alfieri presente nel cda della Fondazione controlla l’operato di se stesso in qualità di capo del dipartimento chirurgico qualcosa rischia di non funzionare al meglio. Ed, infatti, tira oggi e tira domani il meccanismo si è inceppando: e chissà se basterà spiegare – come è stato fatto – proprio dal professor Sergio Alfieri – che lui, «lavorando in équipe fa solo la parte centrale degli interventi», perché diversamente, «non riuscirebbe a operare le tante persone che si rivolgono a lui».Già, tante, tantissime fino a otto pazienti simultaneamente finiti sotto in ferri in alcuni casi, in una solo giornata, tra interventi nel servizio pubblico e altri a pagamento. Una macchina talmente performante al punto che i casi attenzionati dagli investigatori del Nas sulle cartelle cliniche sarebbero decine e decine, certamente qualche centinaio. Non sarà per tutti così ma in molti casi si. Pazienti, portati in sala operatoria con lo stesso meccanismo e quasi sempre operati con la stessa équipe, fatta di fedelissimi, che con lui condividono e condivideranno onori e oneri, emolumenti dell’attività privata: anestesisti, assistenti che certamente conoscono a menadito il sistema di organizzazione di quei reparti e di quel blocco operatorio. Un blocco nella quale ci sono 12 sale di intervento per il servizio sanitario nazionale più quattro per il settore solventi. E queste ultime, da qualche tempo (ma non solo in questo blocco chirurgico) sono sempre meno sufficienti a soddisfare le richieste per i malati assicurati e quindi delle dodici in uso al servizio sanitario nazionale almeno altre due vengono sistematicamente messe a disposizione per i pazienti che pagano. Ed, infatti, se si tiene conto di un arco temporale di quasi un anno che va dal febbraio dello scorso anno a dicembre del 2022 e che riguarda quel blocco chirurgico diretto da Sergio Alfieri si scopre che su circa 190 interventi più della metà (105) sono stati fatti a pagamento e 85 sono finiti nel comparto del servizio sanitario nazionale. Insomma, forse, non sarà un caso neanche questo. —