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 2023  dicembre 17 Domenica calendario

C’è una sola strada per salvare l’Ucraina cedere ai ricatti dei putiniani di Usa e Ue


Venerdì scorso, mentre a notte fonda i leader dell’Unione europea cercavano di rimanere svegli e approvare aiuti all’Ucraina per 50 miliardi di euro, il pacchetto di emergenza è stato fermato di botto dal Bullo di Budapest. Alle 2 e 38 del mattino, Viktor Orbán ha twittato tutto fiero di aver concluso il suo “turno di notte” e di aver posto il veto agli aiuti all’Ucraina.Poche ore prima, aveva accettato di uscire dall’aula nella quale i leader dell’Unione europea stavano votando l’apertura dei negoziati di adesione con l’Ucraina: la storica decisione è stata presa soltanto perché Orbán si è assentato. Questa mossa – o così si dice, per lo meno – è stata un’idea proposta dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. Orbán non ha mai cercato di nascondere le sue tendenze filoputiniane. Ama Putin. Il leader estremista dell’Ungheria ha fatto slittare le sanzioni dell’Ue contro la Russia, si è ritagliato un accordo speciale con Putin per ricevere materie prime energetiche, ed è andato a Mosca per sedersi ai piedi di Putin, appena otto settimane fa. Adesso ricatta l’intera Unione europea.In gioco ci sono decine di miliardi di euro di finanziamenti per l’Ungheria dall’Ue, finora negati perché Orbán ha violato la maggior parte delle regole europee di base e i valori associati allo stato di diritto. Prima del summit della settimana scorsa, era già riuscito a spremere dall’Ue una sorta di “pizzo”, l’erogazione all’Ungheria di fondi sbloccati per dieci miliardi di euro. Insomma, se lui approverà gli aiuti all’Ucraina, l’Europa chiuderà gli occhi davanti alle sue violazioni dello stato di diritto. In ogni caso, il Bullo di Budapest non si è calmato. Fonti diplomatiche dicono che Orbán sta esercitando pressioni per ricevere altri soldi ancora da Bruxelles, probabilmente più di 20 miliardi di euro.Tutti hanno un prezzo, dicono.L’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, ex-commissario europeo e presidente dell’Istituto degli Affari Internazionali, definisce Orbán un mercante dei giorni nostri. «Credo che, da buon mercante, Orbán si sia tenuto questa carta per arrivare nelle prossime settimane a sbloccare altri finanziamenti». Ma il ricatto di Orbán, per Nelli Feroci, «bilancia in senso negativo il segnale positivo di apertura all’Ucraina sul fronte dell’adesione». Ha ragione.Ieri (NB: sabato 16 dicembre) ho chiesto al ministro degli Esteri Antonio Tajani se prova ottimismo o pessimismo riguardo alla possibilità di arrivare a un compromesso che consenta all’Ue di approvare aiuti all’Ucraina per 50 miliardi di euro con l’inizio del nuovo anno. «Sono ottimista», mi ha risposto Tajani, «ma dobbiamo lavorare a un pacchetto complessivo che prevede soldi per l’Ucraina, ma anche per affrontare la crisi migratoria e la lotta ai trafficanti di essere umani, e per favorire la crescita».Nel frattempo, a Washington la Casa Bianca sta ancora cercando di trovare un compromesso che soddisfi le richieste dello Speaker estremista della Camera, Mike Johnson, e dei suoi colleghi repubblicani nel Congresso. I repubblicani trumpiani alla Camera dicono che non ci saranno più soldi per l’Ucraina fino a quando il presidente Joe Biden non darà il via libera all’approvazione di una serie di drastiche leggi anti-immigrazione, all’aumento di spesa per la costruzione del famigerato muro di Trump lungo tutto il confine con il Messico, e alla creazione di nuovi centri di detenzione per immigrati e rifugiati.Il ricatto dei repubblicani a Washington ha fermato 60 miliardi di dollari in aiuti militari all’Ucraina, anche se sembra verosimile raggiungere un compromesso entro gennaio, quando il parlamento riprenderà le sedute (avendo già sospeso le attività per le feste natalizie). Questo significa che Biden dovrà accettare alcune delle più rigide restrizioni all’immigrazione che l’America abbia mai visto. Mi aspetto che lo faccia.Per Vladimir Putin, il blocco degli aiuti all’Ucraina dall’Ue per 50 miliardi di euro e dagli Stati Uniti per 60 miliardi di dollari è un regalo di Natale enorme e magnifico. Per il popolo ucraino, incoraggiato dalla possibilità di diventare un giorno membro dell’Unione europea, i soldi bloccati sono una questione di vita e di morte.Putin sa che se Donald Trump fosse rieletto alla Casa Bianca bloccherebbe tutti gli aiuti a Kiev. Ed è per questo che Putin non metterà fine alla guerra contro l’Ucraina fino almeno al novembre del 2024.Nella Storia della lotta dell’Occidente per resistere all’aggressione russa, il capitolo che stiamo vivendo è, senza dubbio, tra i peggiori. Il mondo si sta stancando della guerra in Ucraina, come ha sottolineato il primo ministro Giorgia Meloni. Putin conta sul fatto che l’opinione pubblica occidentale si stanchi della guerra. Per gli aiuti conta sui suoi amici e alleati di estrema destra in Europa e negli Stati Uniti.Tutto questo spiega perché né Europa né Stati Uniti possono vacillare nel loro sostegno all’Ucraina, spiega perché è probabile che i repubblicani abbiano successo con il loro ricatto a Biden a Washington, spiega perché è probabile che il Bullo di Budapest abbia successo con il suo ricatto al resto dell’Unione europea.La cruda realtà della politica degli aiuti all’Ucraina sfortunatamente è questa: per Europa e Stati Uniti l’unico modo di salvare l’Ucraina è cedere al ricatto.