la Repubblica, 17 dicembre 2023
Intervista a Antonio “Stash” Fiordispino
Con i 134 milioni di streaming di Italodisco,triplo disco di platino in Italia, platino in Svizzera e in Polonia, chiunque si sarebbe montato la testa. Non Antonio “Stash” Fiordispino, frontman dei Kolors (gli altri sono il cugino Alex Fiordispino e Dario Iaculli). Il secondo nome viene da un verso diMoney dei Pink Floyd, gruppo amato dal padre. “Money, it’s a gas. Grab the cash with both hands and make a stash” (“Soldi, sono benzina. Afferrali con entrambe le mani e fai una scorta”).Parla con passione, tenendo i piedi per terra, di una carriera costruita passo dopo passo e del successo:Italodisco,il ritorno al Festival di Sanremo e il sogno che si realizza, il concerto al Forum di Assago il 3 aprile 2024. «Sa perché sono orgoglioso? Perché è tutta farina del nostro sacco, abbiamo lavorato tanto». Da Cardito, in provincia di Napoli, alla gavetta a Milano, quando suonava nel locale Le Scimmie, la vittoria diAmici nel 2015, il nono posto a Sanremo nel 2018 con Frida (mai, mai, mai).Nel 2022 torna adAmici,giudice del talent che è stato la sua fortuna. «Ringrazio Maria De Filippi: è la prima persona che ha creduto in me, come una mamma, continuiamo a sentirci. Ti insegna a volare e a essere realista».Trentaquattro anni, legato a Giulia Belmonte da cui ha avuto le figlie Grace, 2 anni, e Imagine, nata nel 2022, Antonio ricorda con tenerezza il nonno, da cui ha ereditato il nome.«È stato lui a insegnarmi cos’è la bellezza, a scoprirla in tutte le cose».Cosa facevate insieme?«Passeggiate infinite a Cardito. Ha innescato in me un meccanismo artistico, mi ha fatto vedere le cose con altri occhi: “Guarda i convolvoli, hai visto che bei fiori?”. Mi faceva interpretare quasi in modo filosofico la bellezza, le cose semplici della vita. Mamma tornava per preparare il pranzo, io ero felice con lui».Oggi è felice?«Sì. Ma mi manca. Ci sono momenti in cui vorrei telefonargli, è successo quando ci hanno preso al Festival.Non c’è più, ma penso che un pochino ci sia».Che emozione è tornare in gara a Sanremo?«Sanremo è come la Champions League. I festival di Amadeus sono diventati davvero la Champions, sapere di essere con quel mega cast è un orgoglio ed è già una vittoria».Da ragazzino seguiva il Festival?«È uno dei momenti dell’anno in cui – forse succede solo con i Mondiali dicalcio – tutta la famiglia, pure il cugino più scettico, si siede davanti alla tv. Lo vedevo anche all’estero, coi fusi orari sbagliati. Se penso che ci sarò, vorrei solo chiamare nonno per dirgli: “Hai visto? Che dici?”».Com’è il rapporto con i suoi genitori?«Papà è la figura più critica nei miei confronti, ma lo devo ringraziare. È un musicista, insegnava chitarra anche ai miei compagni di classe. A me non ha mai dato una lezione.Sono più per i Beatles, lui per i Rolling Stones. Non mi ha mai condizionato».Lei ha sempre voluto fare il musicista?«Sempre. A Napoli c’erano pochi locali dove si suonava, entravo e avevo la corsia preferenziale perché ero “il figlio di Umberto”. Quando sono andato a Milano, senza niente, con la Peugeot scassata, papà, che mi aveva mandato a Londra a 14 anni in famiglia, per imparare l’inglese, miha detto: “Ti metto la benzina e vai”.Mi ha regalato la libertà e sa tutto di tutto: se giri con lui per le città ti senti ignorante».Per cosa lo ringrazia, in modo particolare?«Sono felice che mi abbia fatto crescere a modo mio, con un’educazione basata sul rispetto delle persone, non facendomi immaginare ideali ricconi come obiettivo di vita. Papà mi ha spiegato il mondo dal punto di vista emotivo: conta quello che fai e quello che sei».Oggi è una popstar: davvero il successo non l’ha cambiata?«Nella casetta diAmici dove sono entrato da grande – avevo 26 anni – immaginavo quello che poteva succedere fuori. Poi quando ci siamo ritrovati nelle piazze piene, con la gente che cantava le canzoni, dicevo ai ragazzi: “Attenzione che questo non è solo nostro, è la televisione, la forza del talent”. Era importante chediventasse davvero “nostro”, frutto del lavoro, non della popolarità. Sono felice perché so che il successo è farina del mio sacco, della fatica».Quando ha capito di avercela fatta?«Quando è uscita Pensare male, che non aveva ambizioni, era “una canzone naturale” e guarda caso è finita in vetta alle classifiche. Il segreto è non pensare alle classifiche, ma che è una bella canzone, ci credi ed è tua. Bisogna puntare sulla sincerità, anche Italodisco nasce da questo approccio».Il pubblico non si inganna?«Non puoi fingere sul palco, la gente si accorge che stai mentendo.Abbiamo avuto la possibilità di farci amare. È un momento storico in cui, grazie a varie strategie, riempi i posti dove vai a suonare. Riuscire a farlo in maniera genuina è la cosa più bella.Proviamo la gioia nell’abbraccio delle persone: tutti cantavano Italodisco».Ad aprile suonerà al Forum di Assago. È il sogno che si realizza?«Il sogno della vita. Ho postato un video sui social. Passando dal Forum mi sono fermato per raccontare quando a 18 anni sono partito per Milano, per frequentare l’Accademia di Brera... Era un po’ una scusa.Giravo per le case discografiche, per gli uffici di management. Tante porte in faccia, ho ripercorso la fase in cui cercavo di andare avanti e sopravvivere. Ma avevo un sogno e mi dicevo: “Un giorno suonerò al Forum”. Mi ero appena trasferito, provo tenerezza ripensandoci: ad aprile suonerò lì».Le hanno detto tanti no?«Sono stati più numerosi dei sì ma non provo rancore. Ringrazio anche il no dal localino x: ci ha spinto ad andare avanti con convinzione, a provare ore e ore, ripetendo: “Si renderà conto che ha sbagliato”».Cosa è cambiato da quando è padre?«Non sto qui a fare quello navigato, so che il solo meccanismo di crescita positiva è l’amore, in tutte le sue forme. Anche nei confronti di un non parente: una persona ti dà sempre qualcosa di positivo amandoti. Con le bambine c’è un cordone ombelicale anche se il papà non ce l’ha. Grace ha ballatoItalodisco, subito, appena l’ha sentita. Era la prima volta che qualcuno che amo riceveva in dono qualcosa che avevo creato a livello artistico. Ho capito che sarebbe arrivata a tutti. Il legame con le figlie ha un che di divino e sfocia nella tenerezza, la sto vivendo al 2000 per cento. Mi rende felice».