Corriere della Sera, 17 dicembre 2023
La democrazia non funziona
Com’è lo stato di salute delle democrazie occidentali? Pessimo. O forse peggio. In Italia solo il 24% dei cittadini sono soddisfatti di come vanno le cose contro il 51% di insoddisfatti. Ma non è che all’estero la situazione vada meglio. In Francia i giudizi positivi sono il 29%, nel Regno Unito il 27%, negli Usa il 20%. Solo in Svezia – su 7 nazioni (sono comprese oltre a quelle già citate, anche Polonia e Croazia) coinvolte in un sondaggio Ipsos – la maggioranza dei cittadini, il 58%, è soddisfatta. E se già il quadro è a tinte fosche, la percezione che si ha degli ultimi cinque anni conduce a un’ulteriore deriva. In Italia solo l’8% pensa che il funzionamento della democrazia sia migliorato (per il 49% è rimasto uguale, per il 39% peggiorato). C’è da dire che, leggendo i dati, stavolta l’erba del vicino non è sempre più verde. Il peggioramento sembra più evidente – almeno stando al parere delle oltre 12mila persone intervistate nei 7 Stati – in Francia (73%), negli Stati Uniti (70%), nel Regno Unito (61%). A spulciare le motivazioni alla base dei giudizi colpisce come venga percepito il sistema economico: quasi tre italiani su quattro (il 72%, il dato più alto dei Paesi considerati) sono concordi nel sostenere che funzioni a beneficio dei ricchi e potenti, con il 54% dei nostri connazionali che ritiene che la politica sia anzitutto al loro servizio (il dato è al 68% nel Regno Unito, al 66 in Croazia e al 64 negli Usa). Ne emerge un forte clima di sfiducia con quasi due italiani su tre (62%) che sostengono di non avere influenza nel processo decisionale del nostro Paese (in Svezia è il 31%, negli Usa il 29%). I cittadini convinti di poter influenzare la situazione votando sono il 55% in Italia e negli Stati Uniti, mentre la cifra vola al 77% in Svezia, al 75% in Polonia e al 71% in Francia.
«Un quadro tetro? Certamente, ma si possono cogliere anche alcuni segnali di speranza. I principi democratici di fondo “resistono”: in tutti i Paesi (Italia inclusa) prevale l’idea che l’essenza della politica (e il compito dei leader politici) sia la ricerca del compromesso piuttosto che l’imposizione di una visione di parte. Viene quindi chiaramente bocciata l’opzione “leaderistica”», commenta Andrea Scavo, direttore di ricerca Ipsos.
E in effetti, anche in Italia l’arte del compromesso ha la meglio. Ma da noi, rispetto ad altre nazioni, la forbice è più stretta. Il 37% preferisce un leader che si attenga ai propri principi contro il 44% che apprezza di più la virtù di saper mediare. In Francia, il rapporto è 29%-61%, in Polonia addirittura 21%-68%.
A onor del vero, i giudizi migliorano se si guarda il rapporto con la politica locale (mentre è ai minimi con Onu, Nato e G7). Il livello di soddisfazione cresce quasi ovunque (in Italia è al 37%, in Croazia solo il livello è molto basso, al 19%). Ecco l’idea di ripartire da una «politica di prossimità»: «Partecipazione, ascolto, coinvolgimento e rappresentanza: sono questi i grandi assenti nel gioco democratico odierno secondo i cittadini. Sono questi gli elementi da recuperare», sostiene Scavo.