Barbara Costa per Dagospia, 16 dicembre 2023
GLI 80 ANNI DA STRAFATTO DI KEITH RICHARDS - GLI INCIDENTI D’AUTO, IL SESSO CON LE GROUPIE E LA DIPENDENZA DALL’EROINA - “IO NON HO MAI AVUTO LA FINEZZA DI SPARARMELA IN VENA. SE TE LA FAI IN VENA, SENTI SUBITO UNA INCREDIBILE FIAMMATA. IO ME LA SONO SEMPRE INIETTATA INTRAMUSCOLO. LA "BOTTA", LÌ, HA UN IMPATTO MAGGIORE” - BARBARA COSTA: “13 ANNI DA TOSSICO KEITH NE È USCITO DA SOLO AL TERZO VERO TENTATIVO, URLA E STREMO CHIUSO IN UNA STANZA, A CAVARSI L’ANIMA. HUGH HEFNER, KEITH GLI MANDO’ IL CONTO DEI DANNI ALLA SUA PLAYBOY MANSION, COMPRESO IL BAGNO CHE GLI INCENDIO’ FATTO DI EROINA INVECE DI FARSI LE CONIGLIETTE” -
“La chitarra, prima devi conoscerla, la str*nza. Devi portartela a letto. Devi dormire con lei, se non ci sono pulzelle in giro. Ha giusto la forma adatta”. Difficile dirla meglio e difficile è scrivere di chi ti ha cambiato la vita, ma io voglio farlo lo stesso. Perché è pazzesco sia arrivato agli 80, lui, che doveva morire… a quanti? Se non 27, massimo 30, e comunque nei 70s per certi corvacci era il primo della lista a dover schiattare.
Saranno crepati prima loro! E della loro vita prezzolata, spazzolata, profumata e serva al dovere, che fa tanto "brava persona". E di essere una "brava persona" se ne è sempre straf*ttuto se ne straf*tte e straf*tterà Keith Richards, LA PERSONIFICAZIONE DEL ROCK, l’unico che non è cambiato, mai!!!, né gli è mai passato per la testa, di cambiare. Tu, Keith, leale fino in fondo. Caz*o, non hai mai abbassato il tiro. Oddio, dipende da che tiro. Mica ti fai ancora una canna appena sveglio!? E dormi con la pistola accanto!? I coltelli… ce li hai, sicuro, “servono a ribadire il concetto”.
Keith, tu hai dimostrato che, se vuoi, puoi vivere tutta una vita da fuorilegge, seguendo le regole che sono le tue regole, e vada a fare in c*lo il resto. Vivere facendo quello che sei nato per fare: “Io sono un chitarrista. È una professione nobile e riconosciuta. Scrivo canzoni. Alcune le canto. La mia voce è quello che è. Non sono Pavarotti. Ma tanto a me Pavarotti non piace”. Una vita senza chinare la testa: “Non dico "Sì, signore" da che ho lasciato la scuola”.
Pagando ciò che devi solo a te. Non dovendo scendere a un sì o un no che non siano i tuoi sì e no, e conquistandoti una posizione tale da non doverlo fare. Keith ha rifiutato di suonare per la principessa Diana: “Mai frequentato la tipa”. Ha rifiutato onorificenze reali: “Roba da Beatles. O da Mick Jagger!”. Ha dato dei “bambolotti” ai Guns N′ Roses. I Måneskin “non li ascolto”, e vi è andata di lusso, ragazzi. C’è chi ha molti meno soldi e fama di Keith, e è compromesso fino al midollo, e oltre.
Parlare degli 80 anni di Keith Richards, sicché di 62 con gli Stones, e da quale aneddoto attaccare? Da questo: tu, Keith, con la Morte ci hai flirtato ufficialmente due volte, quando ti sei rotto la testa cadendo nella tua casa in Connecticut, poi da una palma in vacanza non mi ricordo dove. Ma tu Keith, con la Morte hai flirtato in un’altra occasione: “Sul palco, a Sacramento, la mia chitarra tocca l’asta del microfono, che mi colpisce in bocca. Vedo bagliore e fumo. Un’ora dopo mi sveglio in ospedale, e un medico mi fa: “Alcuni riprendono conoscenza, altri no”.
Flirtare con la Morte? Keith ha la patente, ma non ha mai preso la patente. E ha sempre guidato bolidi. Fracassandone più d’uno. Keith dice che non è mai stato con una donna “che non mi piacesse, fosse solo per una notte”. E le groupie sono state “i miei porti nella tempesta. Ne ho amate tantissime”. Addirittura in Australia, in tour, ha vissuto con una groupie ragazza madre, “e mi prendevo cura del figlio quando lei andava a lavorare. Sono stato il marito per una settimana. Cambiavo i pannolini al piccolo. A Melbourne oggi c’è qualcuno che nemmeno sa che gli ho pulito il c*lo”.
E adesso: quando hai preso l’ero, la prima volta, Keith? “Nel '67, l’ho sniffata, aggiunta a una pista di cocaina”. Com’è? “È una seduttrice. Non si chiama eroina a caso. Ti cattura lentamente”. Quando te ne accorgi, ci sei dentro fino al collo. “Io non ho mai avuto la finezza di spararmela in vena. Se te la fai in vena, senti subito una incredibile fiammata. Io me la sono sempre iniettata intramuscolo. La "botta", lì, ha un impatto maggiore. L’effetto è particolarmente interessante sul sedere”.
13 anni ininterrotti da tossico. Keith ne è uscito da solo al terzo vero tentativo, urla e stremo chiuso in una stanza, a cavarsi l’anima che fuoriesce in m*rda. Strisce del suo sangue alle pareti. Nessuno ha niente da spiegare o da insegnare a nessuno. Da risarcire sì. Hugh Hefner, Keith, t’ha mandato il conto dei danni alla sua Playboy Mansion, compreso il bagno che gli hai incendiato fatto di eroina invece di farti le conigliette. Il passato è “come una piccola palla di specchi che gira. Di tanto in tanto riesci a intravedere qualcosa di quello che è successo”.
Il passato alla Mansion è una bellissima donna appesa a un lampadario, che “atterra sul sofà accanto a me. In quello stesso istante il lampadario piomba sul pavimento. Una celeste esplosione di cristalli e noi sotto, a ridere di vita”.
Ha detto Anita Pallenberg: “Dove puoi andare dopo che sei stata innamorata di Keith Richards? Cosa altro c’è?”. No, non c’è. Può esserci, Anita, in quel tuo toy-boy morto sparato, roulette russa finita male, nel letto di Keith, con la pistola di Keith? 13 anni insieme, Anita e Keith, 13 anni di ero, insieme, e tutto cominciò da lei, “sul sedile posteriore della Bentley, e la tensione era così alta, che un attimo dopo lei mi stava facendo un p*mpino”.
Non si sono mai sposati, Anita e Keith, ma una volta, ci sono andati vicino, officiante il satanista Kenneth Anger che, ospite a casa loro, una notte senza permesso ne scardina le porte, e le dipinge d’oro. Il mattino Keith, ammirando "l’opera", lo caccia a pedate. Tre figli, Anita e Keith, e potevano essere quattro, Anita rimane incinta di Keith subito, e stanno insieme da niente, e non se la sentono di tenerlo. Il terzo, morto in culla. E Keith non c’era. Era in tournée.
Con gli Stones. Glielo dicono, che sta per salire sul palco, e suona uguale. Con Anita non ne ha mai voluto parlare. Sa che non c’è colpa, ma, se mai c’è, “è la mia, che non ero lì. Non puoi perdere un figlio senza che questo torni a perseguitarti. Non ti lascia mai tregua. È un costante spazio freddo dentro di me. Torna a colpirmi più o meno una volta a settimana. Mi manca un figlio. Non so neppure dove sia sepolto, e mai ho voluto saperlo”.
Per Keith, c’è stato un post Anita Pallenberg? Tutta "Life", epica autobiografia di Richards, è su Anita. Per Patti Hansen… poche righe. Patti è la donna venuta dopo. Ce ne sarebbe, da dire. Su quelle che ti rattoppano. Che ti mettono con pazienza a posto i pezzi che ti sei fatto maciullare altrove. Funziona così. Va così. Lo so. Ne so. Auguri, Keith. “Io non vado in pensione finché non tiro le cuoia”. Sì ma non morire. Voglio farlo prima io.