Domenicale, 10 dicembre 2015
Les Belles Lettres, grande editore di classici
Nei Marginalia di Poe, usciti nel 1846, si legge: «L’enorme moltiplicarsi dei libri in ogni ramo dello scibile è uno dei peggiori flagelli dell’età nostra». Non sapremmo cosa potrebbe scrivere oggi, di certo noterebbe che i libri vivono sempre meno. Per trovare un autore capace di suggerire riflessioni a un rivoluzionario e a un conservatore, occorre rivolgersi ai classici. Tacito fu meditato da Robespierre e da Metternich; Dostoevskij fu apprezzato da Nietzsche e da Lenin: personaggi che non la pensavano allo stesso modo.
La casa editrice che ha il primato nel pubblicare classici e ricerche riguardanti le loro opere è la francese Les Belles Lettres, baluardo di resistenza contro i libri effimeri. Da oltre un secolo propone autori greci e latini, con testo critico, traduzione e ricco apparato di note. Li ristampa e continuamente li aggiorna; la serie è diventata la più grande al mondo, con oltre mille volumi. È nota come “Collection Budé”. In essa ci sono, per esempio, quel che è giunto delle opere di Platone o di Seneca, del poeta Alceo o del grande oratore Lisia, di Svetonio o di Plauto (in 7 tomi, con i frammenti). È iniziata la nuova edizione di Aristotele che terrà conto dei codici arabi: vi attende Marwan Rashed. Sta per essere ultimato, tra i molti, Senofonte e sono in corso le opere complete di Ippocrate e Galeno. L’eredità di Atene e di Roma è qui riproposta dettagliatamente e l’ultimo volume pubblicato è la prima parte del Commentario all’Eneide di Servio, autore della fine del IV secolo, prezioso per l’esegesi virgiliana di Dante.
Greci e latini sono però una parte del catalogo Belles Lettres. C’è poi la “Bibliothèque chinoise”, con testo a fronte e traduzione, anch’essa di classici, molti mai tradotti. Un esempio può essere di Li Shanlan le Catégories analogues d’accumulations discrètes: tratta di una serie di triangoli aritmetici, a cominciare da quello conosciuto in Occidente con il nome di Pascal (presente in Cina almeno dal XII secolo); con essa l’autore stabilisce numerose formule, tra cui la celebre identità combinatoria che porta il suo nome. Ecco poi Lu Yu (vissuto tra VIII e IX secolo) con Le classique du thé, che descrive l’arte di vivere attorno a questa bevanda d’insospettata raffinatezza.
Un’altra collana ospita i classici di storia medievale: ricordiamo, tra gli ultimi, Annales du Royaume des Francs (dal 741 all’829); vi è quella dedicata agli autori latini dell’età di mezzo (con l’edizione delle Etimologie di Isidoro di Siviglia). La “Bibliothèque scolastique”, invece, ha le opere di Nicola Oresme ( XIV secolo, dotto in psicologia, oltre che teologo ed economista); inoltre ecco la serie dei testi dell’Umanesimo, il cui ultimo titolo è il Commentario sull’elegia di Tarquinio Galluzzi. Nella stessa si trovano preziosità quali Roma Triumphans di Flavio Biondo, il Trattato dei sogni di Gerolamo Cardano o Il libro della solitudine di Agostino Nifo.
Si può continuare con i classici moderni. Tra i francesi è appena uscita la riedizione dei Pensieri di Pascal nell’edizione introvabile di Chevalier (con un saggio di Carlo Ossola, anticipato qui la settimana scorsa); dei tedeschi stanno apparendo tutti gli scritti giovanili di Nietzsche. Poi c’è “Fragments”. In tal caso, altri libri con testo a fronte: l’ultimo è l’Inscription sacrée di Evemero di Messina.
Ci si perde in questa editrice diretta da Caroline Noirot. Non riusciamo a presentare tutte le collane di classici e segnaliamo la “Bibliothèque de l’Orient chrétien”, dove si trova il volume dedicato ai Santi fondatori del cristianesimo etiopico, oltre testi armeni e siriaci.
Non va dimenticata la parte saggistica, con ricerche che diventano a loro volta classiche. È appena uscito di Sébastien Barbara l’imponente Diomède outre-mer, dove in oltre 900 pagine l’autore studia l’eroe omerico che si trasformò in diffusore della civiltà, specialmente nell’Adriatico, quindi in mito. Scrive Pindaro nella Nemea X : «La dea dai capelli d’oro e dagli occhi grigi fece di Diomede un dio immortale». Il volume Le don des lettres di Marion Uhlig, Thibaut Radomme e Brigitte Roux offre in poco meno di 700 pagine, con miniature e immagini commentate, un abbecedario della poesia medievale.
Di Louis-André Dorion ci sono poi gli Études socratiques. Saggi dove si propone, per la prima volta, di considerare la storia dell’oracolo di Delfi, nell’Apologia di Platone, come un vero e proprio mito strettamente correlato, dal punto di vista della forma e della funzione, agli altri del corpus platonico. Infine di Jean-Miguel Garrigues vi è L’impossible substitution. È uno studio con tesi da meditare: sostiene che né Gesù, né i suoi apostoli, nemmeno Paolo, hanno cercato di fondare un’altra religione accanto a quella di Israele, che volevano rinnovare in linea con il suo compimento messianico. Tuttavia, attraverso le due guerre giudaiche contro Roma (70 e 135 d.C.), la Chiesa si staccò dall’ebraismo e un cristianesimo autoreferenziale volle sostituirlo.