Domenicale, 15 dicembre 2023
Cento oggetti delle donne
Alcuni degli oggetti elencati in Annabelle Hirsch Una storia delle donne in cento oggetti Corbaccio: «Alcuni neutri, diciamo così, ma altri oggetti di oppressione, come i corsetti, gabbie toraciche esterne, di ferro, che comprimevano la respirazione per esaltare la bellezza (sic), veri strumenti di tortura. Come pure le «chopines», calzature/trampoli alti fino a 50 centimetri sulle quali si muovevano a passettini traballanti, come giraffe ubriache, scrive l’autrice, le dame veneziane nel secolo XVI. Strumenti che ostacolavano la mobilità delle donne alla pari dei piedi fasciati delle giapponesi e che precorrevano le attuali scarpe «plateau», con zeppone e tacchi vertiginosi, che io neanche sapevo che esistessero. Altri oggetti delle donne sono invece di liberazione, come la pillola anticoncezionale (la più grande invenzione della storia), la bicicletta per signore, e persino la macchina da scrivere che a sua volta inventò le dattilografe, categoria professionale femminile che deve il suo fiorire al fatto che gli uomini – spiega Hirsch – non ci volevano mettere le mani sopra. A parte Mark Twain il quale, originale anche in questo, acquistò negli anni 70 dell’Ottocento una Remington, allora accessorio futuristico, e ci scrisse Life on Mississippi, che fu (e non Tom Sawyer) il primo romanzo della storia battuto a macchina (se poi lo batté lo scrittore, la segretaria, o forse la moglie, non sappiamo). Le storie degli oggetti, tra i quali si possono trovare, cito a caso, una statuetta della regina egiziana Hatschepsut, la penna a sfera di Greta Garbo, la spilla a forma di stella alpina di Hannah Arendt, il bikini e il burkini, l’aspirapolvere della Miele Modello A, vari tipi di dildo e un LP di Aretha Franklin, non richiedono di essere letti in fila ma, volendo, di essere compulsati e sfogliati; il libro non è un romanzo ma un dizionario, da aprire e leggere a caso o per scelta e forse è proprio così che manifesta al meglio l’effetto sorpresa. L’edizione originale tedesca termina con l’oggetto 100, il berrettino di lana dal nome ambiguo (Pussy Hut), che può anche essere visto come una minigonna alla rovescia, indossato nel 2017 dalle donne della marcia di protesta contro l’elezione di Donald Trump. L’edizione inglese ha aggiunto l’oggetto 101, una ciocca di capelli, dedicato alle donne dell’Iran che lottano per le libertà, compresa quella di scoprire il capo» [Francesca Rigotti, Domenica 10/12/2023].
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