La Stampa, 15 dicembre 2023
Le nuove fiction nostalgiche della Rai in crisi
Il rinnovamento globale della Rai aspetta l’anno che verrà. Si va dai nuovi arrivi come quello di Massimo Giletti a ritorni eccellenti incaricati di risollevare le sorti dell’audience fino al palinsesto che, tra Mazzini, Mussolini e le foibe, riflette sul piccolo schermo il background culturale e ideologico della destra al governo. Il compito più importante spetta alle serie tv. Le fiction, fiore all’occhiello della Rai. Per come stanno andando le cose, le serie televisive, lunghe o corte che siano, restano l’unico avamposto d’ascolto degno di questo nome. Oltre la Caporetto del talk e dell’intrattenimento, le storie romanzate, come si diceva un tempo, reggono l’onda d’urto della concorrenza in piattaforma. Ma, per sostenere anche il gradimento dei tempi correnti, qualche aggiusto si è reso indispensabile persino lì. Il preveggente ad Roberto Sergio lo aveva teorizzato all’indomani della sua nomina, in sintonia con la presidente del Consiglio: bisogna cambiare la narrazione del Paese in modo armonico e compatto. Dunque dai talk all’ambiente, dai documentari alle fiction fino allo sceneggiato. L’anno che verrà è già sincronizzato con l’orologio della Storia: la fine di Mussolini il 25 luglio, le imprese dannunziane, la vita del padre della radio, l’epopea degli esuli di Fiume. I titoli dell’operazione “Storytelling 2.0” già approvati dal consiglio di amministrazione, che pure ha notato un “uso sproporzionato” di produzioni esterne, vanno da “La caduta del Duce” a “La rosa dell’Istria”, a fuoco sul dramma degli esuli istriano-dalmati e tratto dal romanzo di Gabriella Fiorentin, al biopic su Goffredo Mameli, poeta e patriota risorgimentale a cui si deve l’inno nazionale italiano. Ricacciano al mittente ogni accusa di filmica sterzata a destra, l’ad Roberto Sergio e la responsabile di Rai fiction Maria Pia Ammirati.
Il primo parla di polemiche cicliche senza interesse e aggiunge che non dovrebbe apparire scandaloso avere un paio di serie, su 50 in onda, che raccontano un altro punto di vista. Il discorso, dice, non ha senso: «Noi non entriamo in merito a scelte fatte molto prima che arrivassimo. Casomai, le “fiction sovraniste” commissionate da questo corso, potremmo vederle dal 2025».
Stessa linea dell’Ammirati: «Tutti e tre i titoli citati, la caduta di Mussolini, il biopic su Goffredo Mameli e l’esodo istriano, sono nati prima del governo Meloni: sono contratti attivati due o tre anni fa per essere pronti per la messa in onda dell’anno prossimo. “La rosa dell’Istria”, diretta da Tiziana Aristarco, non ha nulla di politico perché ripercorre il dramma di una famiglia che si trova senza casa né Paese. In primo piano c’è il mondo degli esuli, tragicamente attuale in questo periodo».
Benché pensate in epoca pre-meloniana, queste fiction non dispiaceranno alla premier che tempo addietro entrò nel dettaglio della materia, illustrando i propri gusti in termini di fiction. Era mesi fa, durante la giornata contro il traffico delle droghe, e Giorgia Meloni, obiettando contro le piattaforme televisive ree a suo dire di trasmettere serie «che raccontano come un eroe lo spacciatore» tipo “Breaking bad” e “Narcos”, spiegò di non apprezzare le produzioni che «fanno documentari contro Vincenzo Muccioli che ha salvato tanti giovani» (parlava di “Sanpa”, trasmessa da Netflix). In altre occasioni aveva criticato anche il fatto che «l’Italia non si può ridurre al racconto di “Gomorra” e di “Suburra"» e aveva invece elogiato “La Piovra”.
Ma non di sole serie tv si tratta. L’anno che verrà scende a patti con il passato e per arginare il calo di ascolti verranno riproposti conduttori e temi cari alle passate stagioni. Il ritorno di Domenico Iannacone, storico inviato di Ballarò che sarà sulla martoriata Rai3, con un programma in prima serata forte di sei puntate dedicate alle storie ai margini. Ancora appuntamenti speciali che raccontano la mafia e ai tanti caduti per combatterla oltre al punto sullo stato dell’arte. Giletti, è stato confermato con le sue serate speciali ma l’arrivo, tanto atteso, sembra debba slittare a settembre. C’è poi la conferma di Salvo Sottile e l’entrata di Edoardo Sylos Labini, al quale sono state affidate quattro puntate dedicate a Mazzini e Guareschi, i patrioti risorgimentali, Mussolini, le foibe.
Al centro del rinnovo o del recupero che dir si voglia c’è Rai3 che oggi arranca colpita dalle assenze eccellenti e da un cambiamento repentino che l’ha in qualche modo un po’ snaturata. Riccardo Iacona torna con “Presa diretta”, per mettere al centro temi caldi ma trascurati dalla politica.